L’UOMO DEL CASTELLO DI CORALLO

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Florida, lo stato del sole come lo chiamano gli americani. In quella porzione di territorio statunitense, a poca distanza da Key Biscayne e dalla palude delle Everglades, scorci celebrati in molti film, si trova Coral Castle, il Castello di Corallo. Si tratta di una struttura unica, realizzata interamente in pietra calcarea dalle mani e dai sogni di Edward Leedskalnin. I visitatori si trovano davanti mura, tavoli, sedie, tutti ricavati da unici blocchi dello stesso materiale. Ma la particolarità, il motivo per cui questo sito è divenuto famoso, dipende dal peso totale dell’opera, 1.100 tonnellate, composta da blocchi pesanti anche 30 tonnellate, tutti movimentati solo da quell’uomo, senza utilizzare gru meccaniche.

Narra la leggenda, da prendere con le pinze, che Edward, lasciato dalla fidanzata 16enne il giorno prima delle nozze, avrebbe provato a riconquistarla iniziando la costruzione del loro castello. Ma le versioni differiscono notevolmente a seconda dei biografi, in quanto secondo altri resoconti, Edward aveva scoperto che la sua Agnes non era più vergine, e perciò, deluso e disgustato dall’universo femminile, si dedicò al perseguimento del suo unico sogno. Scrisse anche un opuscolo, intitolato “A book in every home”, in cui dissertava su argomenti quali la dolcezza delle sedicenni, invitando le madri a non lasciare uscire le figlie con maschietti in preda al testosterone, offrendosi loro al posto delle figlie, per farle arrivare caste e pure al matrimonio.

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Ma Edward, che lavorò alla costruzione del suo castello per 28 anni, dal 1923 al 1951, anno in cui morì, solleticò anche la fantasia e gli interessi sia di uomini di scienza che di cercatori di misteri, poiché in altri opuscoli, distribuiti anche essi gratuitamente presso le famiglie della sua cittadina, dai titoli “Mineral, vegetables and animal life” e “Magnetic current”, descriveva altre sue teorie. In particolare la sua attenzione era incentrata sul magnetismo, e su come esso influenzasse il ciclo vitale degli esseri viventi, ed inoltre suggeriva che esso fosse stato utilizzato dagli egizi, dagli asiatici, dagli antichi abitanti del Messico e dello Yucatan, per erigere le loro piramidi. Troppo ghiotto il piatto per lasciarselo sfuggire, anche perché tutto ciò venne fuori dopo la morte dell’uomo, che portò con i suoi segreti. Inoltre, sempre nei suoi scritti, Edward descriveva uno dei grandi teoremi impossibili, la macchina del moto perpetuo, con tanto di diagrammi, dando adito ad ulteriori speculazioni, con esperimenti tesi a realizzare copie dei macchinari che si intravedevano nelle foto da lui scattate durante la costruzione. Altre fotografie però hanno in qualche modo smentito e ridotto l’aura che si era venuta a creare intorno a lui, mostrandolo con carriole e carrucole, ovviamente sempre troppo poco per giustificare la movimentazione di enormi massi calcarei senza ausilio di altre persone, posizionandoli come e dove desiderava, anche perché Edward pesava solamente 45 kili, ed era alto 1 metro e mezzo, rendendo difficile immaginarlo nelle vesti di muratore tutto muscoli. Inoltre lavorava solo di notte, utilizzando lanterne, ed i pochi testimoni che passavano per quella strada, all’epoca isolata, vedevano quei massi muoversi per la Dixie Highway, come capitò a due bambini, che parlarono di massi che galleggiavano in aria come fossero palloncini. Per dare una idea del peso dei massi, quando nel 1986 si ruppe il cancello di ingresso del castello, furono necessari 6 uomini ed una gru da 50 tonnellate. Inoltre, durante le riparazioni, si scoprì che il masso centrale era stato perforato, ed attraverso il foro era stata fatta passare un’asta di ferro. Il problema è che, attualmente, un lavoro del genere eseguito con tanta precisione, richiederebbe un perforatore ad alta velocità laser controllato. E poi, ultima curiosità, i blocchi sono assemblati senza uso di malta o cemento, esattamente come è stato riscontrato per le mura scoperte in Perù ed altre regioni del Sud America.

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Alla morte di Edward il castello, ereditato da un nipote, passò nelle mani di una famiglia dell’Illinois e poi venne acquistato da una società che ribattezzò la villa Coral Castle, e ne fece un museo. Attualmente è un monumento incluso nel National Register of Historic Places degli Stati Uniti. Il pianeta terra ha tante storie da raccontare, questa è quella dell’uomo del Castello di Corallo.

Paolo Varese

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