L’Italia poco creativa
Preoccupa la fotografia scattata dall’Ocse che nel suo ultimo rapporto sull’istruzione stigmatizza come “solo il 20% degli italiani tra i 25 e i 34 anni [sia] laureato rispetto alla media Ocse del 30%”. L’affermazione è insita in uno studio dal titolo “Strategia per le competenze” presentato al ministero del Tesoro. Sarebbero tredici milioni gli adulti con competenze “di basso livello”, un dato rilevante in considerazione del fatto che è “molto più alto di quello che si osserva in altri Paesi”, ha specificato il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria.
I laureati sarebbero inoltre impiegati in mansioni non sempre adeguate e considerate routinarie.
Ciò si riverbera inevitabilmente sul risultato della produttività considerato non soddisfacente.
“Circa il 35% dei lavoratori [inoltre] è occupato in un settore non correlato ai propri studi”.
In ciò si situa la difficoltà che il Paese trova nell’inserirsi in uno scenario globale in cui la competitività rappresenta un fattore essenziale. Occorre digitalizzare ed innovare, cercando di parificare l’istruzione tra Nord e Sud. Dai risultati del test PISA (Program for International Student Assessment) si registra infatti un divario significativo, come nel caso della provincia autonoma di Bolzano e della Campania.
Altra nota dolente riguarda la condizione femminile, con donne che spesso scelgono specializzazioni universitarie poco richieste dal mondo del lavoro.
“Il dato preoccupante è che molte donne non sono neanche alla ricerca di un posto di lavoro”, spesso per Il carico di lavoro familiare che le grava.
L’Italia è in stallo dunque e occorre proseguire nel cammino delle riforme e soprattutto della loro implementazione. Nonostante le critiche, il Jobs Act è stato un passo che ha sancito l’imbocco della giusta strada. Bene, secondo Gurria, anche “Industria 4.0” che consentirà “alle imprese di essere più attive”. Tra i suggerimenti dell’Ocse c’è anche l’invito a “spingere sull’alternanza scuola-lavoro, aumentare gli incentivi all’apprendistato, migliorare i livelli degli istituti tecnici superiori e i percorsi di istruzione professionale”.
Occorre indirizzare i giovani verso il mercato, stando attenti a coltivare quel bagaglio di creatività ereditato spesso dall’infanzia.
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