L’ITALIA DEL “DO UT DES”

Concorsi truccati all’università di Firenze: 59 docenti indagati, 7 arrestati

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L’inchiesta concernente i concorsi truccati tocca parecchie persone. La lista è piuttosto lunga: 150 perquisizioni, 59 indagati, 22 professori universitari interdetti dall’attività per dodici mesi e altri 7 arrestati. L’intricata questione comincia nelle aule universitarie di tutta Italia, dove i docenti di diritto tributario si scambiano vicendevolmente favori per l’occupazione delle cariche di insegnamento. L’indagine nasce da un caso particolare preso in esame dalla Procura di Firenze e coinvolge dei professori che cercano di aggirare il sistema dei concorsi per l’abilitazione all’insegnamento del diritto tributario. L’obiettivo era quello di assegnare la cattedra a un altro ricercatore, quello favorito da patti prestabiliti.

Che dire al riguardo? L’ennesima vicenda fondata su un modo di fare tipicamente italiano. Il nostro è un Paese dove pare ovvio consigliare di lasciar perdere i curriculum, meglio stringere amicizia con più persone al fine di gonfiare la cerchia di conoscenze utili. Attenzione a frequentare gli ambienti giusti, osannando con modi sopraffini chiunque si presenti con ceto economico di una certa levatura, ricordando di rivolgersi al prossimo con gentile aria di sottomissione ai doveri; in fondo, non si può mai sapere chi si ha davanti! Bisogna dare per ricevere qualcosa in cambio, senza preoccuparsi del un titolo di studio. Alcuni ministri non ne sono in possesso e quindi, secondo i parametri esperienziali vigenti, non è essenziale. Agendo in questa maniera, si viaggia sulla strada delle raccomandazioni. Un viaggio apprezzato da tanti, ma poi rifiutato nelle sue conseguenze. Accettare la normalità delle “spintarelle” comporta questo. La meritocrazia affonda sotto i ponti degli interessi egoistici personali, così l’Italia rimane immobile e centrata sempre sui soliti problemi comuni. Il cambiamento non arriva mai e al potere si passano la palla i soliti noti. Il lamento usurante delle persone si perde sul viale delle strette di mano e il circolo vizioso accumula l’insoddisfazione dei meritevoli, coloro che sudano per raggiungere la meta rimangono indietro rispetto ai “privilegiati”. Stavolta, però, la denuncia dello spodestato non passa inosservata.

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La Procura di Firenze interviene immediatamente, la macchina della giustizia prende piede. Finalmente qualcosa cambia, forse anche l’ottica di affrontare i fatti. C’è una nuova sensibilità in tempi di crisi, parte dai ragazzi costretti a fuggire con lo scopo di costruirsi un futuro. Sono stanchi, affranti e delusi dopo anni di studio non ripagati come si deve. Il fallimento delle raccomandazioni è evidente, quello del Paese pure. Conviene rimboccarsi le maniche e dar vita a una nuova forma di pensiero: la meritocrazia conclamata. Probabilmente potrebbe giovare a tutti, raccomandati inclusi.

Alessia Gerletti

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