L’INDUSTRIA 4.0: SIAMO PRONTI ALLA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Il Piano nazionale Industria 4.0 intende promuovere la digitalizzazione delle imprese italiane

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Il piano “industria 4.0” entra finalmente nella seconda fase, quella della formazione. Dopo il poderoso piano di incentivi (tra tutti iperammortamento e superammortamento) per l’acquisto di macchinari e beni digitali che hanno rilanciato gli investimenti, nel 2018 parte la seconda fase del piano voluto dal Governo per accompagnare le imprese italiane nella “quarta rivoluzione industriale”:  manager, quadri e operai potranno formarsi e aggiornarsi sulla manifattura 4.0 grazie agli incentivi fiscali sulla formazione.

Ma che cos’è il piano “industria 4.0”? L’industria 4.0 scaturisce dalla quarta rivoluzione industriale, il processo che porterà alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa. Le fabbriche stanno cambiando. Sono sempre più digitali e interconnesse. La quarta rivoluzione industriale è cominciata, anche in Italia, che è il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Con qualche rischio e molte opportunità. Con “industria 4.0” si intende un modello di produzione e gestione aziendale. Secondo una definizione che ne dà il Mise, gli elementi che caratterizzano il fenomeno sono “connessione tra sistemi fisici e digitali, analisi complesse attraverso Big Data e adattamenti real-time”. In altre parole: utilizzo di macchinari connessi al Web, analisi delle informazioni ricavate della Rete e possibilità di una gestione più flessibile del ciclo produttivo. Le tecnologie abilitanti, citate sempre dal Mise, spaziano dalle stampanti 3D ai robot programmati per determinate funzioni, passando per la gestione di dati in cloude l’analisi dei dati per rilevare debolezze e punti di forza della produzione.

cms_8354/2.jpgEsperti e osservatori stanno cercando di capire come cambierà il lavoro, quali nuove professionalità saranno necessarie e quali invece presto potrebbero scomparire.Nel 2016 il Governo italiano ha varato un piano dedicato: circa 10 miliardi di euro, a partire dal 2018, per il piano “industria 4.0” tra decreto fiscale e legge di bilancio, senza contare le risorse per il credito d’imposta in Ricerca e Sviluppo previste nella scorsa legge di bilancio.

C’è comunque un ritardo da colmare che non è tanto sulle infrastrutture quanto sul capitale umano: mancano manager e professionisti con le qualifiche adatte. Il piano nazionale “Industria 4.0” si pone quindi, come traguardo, 200mila laureati “nel settore” e 3mila manager “specializzati nei temi della industria 4.0”. E’ per questo che, dal 2018, il Governo ha previsto un piano per la formazione delle nuove figure professionali capaci di sostenere la “quarta rivoluzione industriale” che investe i mercati internazionali. Già, proprio così. Perché se finora le rivoluzioni industriali del mondo occidentale sono state tre - nel 1784 con la nascita della macchina a vapore; nel 1870 con il via alla produzione di massa attraverso l’uso sempre più diffuso dell’elettricità, l’avvento del motore a scoppio e l’aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica; nel 1970 con la nascita dell’informatica, dalla quale è scaturita l’era digitale destinata ad incrementare i livelli di automazione avvalendosi di sistemi elettronici e dell’IT (Information Technology) – ora ci accingiamo a vivere quella che è considerata la quarta rivoluzione industriale.

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L’Italia è pronta a cavalcare l’onda dei cambiamenti. Dopo una serie di reiterati annunci, il 21 settembre 2016, il Governo ha presentato l’atteso piano per l’Industria 4.0 contenuto all’interno della legge di Bilancio 2017, approvata definitivamente dal Senato il 7 dicembre 2016. Il piano punta a mobilitare nel 2017 investimenti privati aggiuntivi per 10 miliardi, 11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione con focus sulle tecnologie dell’Industria 4.0, più 2,6 miliardi di euro per gli investimenti privati early stage.

Il provvedimento propone un mix di incentivi fiscali, sostegno al venture capital, diffusione della banda ultralarga, formazione dalle scuole all’università con lo scopo ultimo di favorire e incentivare le imprese ad adeguarsi e aderire pienamente alla “quarta rivoluzione industriale”.

Un grosso quesito che pende sull’industria 4.0 riguarda l’occupazione e i posti che verrebbero cancellati dalla digitalizzazione. Secondo indagini di settore, a professioni e lavori che verrebbero cancellati, corrispondono altrettante carriere che verrebbero generate. Lavorare nell’industria 4.0 non equivale a essere sostituiti. Si tratta piuttosto di aggiornare le competenze con la formazione. Di certo, il piano “industria 4.0” diventa lo strumento essenziale attraverso cui le piccole e medie imprese del nostro Paese possono guadagnare competitività sui mercati internazionali.

Mary Divella

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