L’EUROPA E QUEL VENTO DI CAMBIAMENTO

Riflettori puntati su Italia e Francia. Quanto è importante cambiare? Lo si farà?

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Impazza il toto referendum. Siamo agli sgoccioli. Renzi ha esplicitamente ammesso l’errore di aver affiancato il sì alla durata del suo mandato, certo della vittoria.

Ha ragionato in maniera convenzionale: “se piace, sarà accolta, in caso contrario, rigettata”. Si è messo in gioco per attribuire al referendum una forza imponente. Evidentemente ripone una grande fede in quello che fa. Sta di certo che nel successo del “sì” ha creduto profondamente.

Il referendum propone una riforma costituzionale che intraprende delle scelte giurisdizionali fortemente impattanti sull’intero sistema nazionale. Dal momento in cui Renzi ha collegato la sua presenza in quanto presidente del consiglio all’entrata in vigore della nuova legge, è successo il caos. La maggior parte delle persone ha cominciato a compiere la propria scelta in base alla simpatia politica. Il punto non riguarda più una riforma che innovi il Paese,
bensì il fatto di abbattere (oppure mantenere) il presidente del Consiglio.

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Il premier può anche non piacere a molti ma qui si sta giocando a dadi con il futuro dell’Italia. Il ragionare in maniera semplicistica, induce in grave errore. Inoltre, coloro che credono che l’eliminazione di Renzi dagli spalti sia in grado di risolvere i problemi dello Stato, si sbagliano di grosso. Per cambiare l’Italia, si dovrebbero cambiare le abitudini insane, indipendentemente dalla politica. A partire dal “metodo delle conoscenze”. Ma quanto poi vogliamo cambiare? Con i fatti e non solo a parole.

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Vicino a noi c’è una Francia che vuole ricomporre i propri pezzi. E’ stanca dei soprusi compiuti da una libertà negata. Non se la sente di reggere ancora la paura che porta con sé ogni attentato e dunque si butta nel cambiamento. Vi si immerge completamente affidandosi a Fillon. Il candidato in corsa per le elezioni ha presentato un programma molto seducente. Ha capito che il punto debole del suo Paese in questo momento è l’incapacità di tutelarsi dal “nemico”. La paura di un salto nel vuoto o di arrivare al punto del non ritorno attanagliano entrambi in una morsa di terrore i francesi. Picchia duro Fillon. È per l’espulsione immediata di tutti gli stranieri che rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale. Non s’arrende a quel che è successo. Vuol buttar giù i muri della paura e regalare ai francesi lo splendore di una volta. In conclusione, sia in Italia che in Francia, ben venga il cambiamento delle parole purché sia seguito dai fatti.

Alessia Gerletti

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