L’EMERGENZA MIGRANTI E L’ASSENZA DI ACCORDI INTERNAZIONALI ADEGUATI

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Carola Rackete, capitano della Ong Sea Watch, ha speso dure parole nei confronti dell’Europa. Un monito di rabbia, il suo, che suona come un avvertimento comprensibile verso un’Unione Europea spesso assente nei fatti e che abbandona l’Italia a se stessa in molte occasioni, ultima (ma non per importanza) quella riguardante la questione migranti.

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Le notizie sono ancora vaghe, ma pare sia certa la presenza di alcuni gommoni in un mare gremito di migranti che richiedono soccorsi. Secondo le fonti non ufficiali della Ong Sea Watch, si tratterebbe di quattro imbarcazioni con a bordo 250 persone. La Guardia Costiera ha smentito la presenza di un gommone danneggiato e capovolto, spazzando via le false informazioni diffuse.

Il sito del ministero dell’Interno italiano, intanto, riferisce lo sbarco di 3228 migranti a partire dal 1° Gennaio 2020, di cui 434 dal 6 al 13 Aprile. L’Italia, nonostante le critiche delle Ong, è sempre pronta ad accogliere, anche durante l’emergenza Covid-19, predisponendo il trasferimento graduale sulla terraferma dei 156 migranti momentaneamente ospitati dalla nave tedesca Alan Kurdi. Approdo rifiutato invece dalla Germania, non disponibile a una solidale accoglienza pur essendo proprietaria legittima dell’imbarcazione.

Sebbene il decreto interministeriale italiano dichiari e definisca attualmente l’Italia non più come porto sicuro (place of safety) a causa delle difficoltà e dei problemi legati alla pandemia, continua l’emergenza dei migranti in mare e la relativa accoglienza con le dovute misure sanitarie di sicurezza.

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Il problema a monte, ossia quello degli schiavisti che spadroneggiano sulle coste libiche senza alcun limite, è un tunnel senza uscita poiché i criminali guadagnano sulla pelle di chi cerca altrove una vita migliore. La realtà dei fatti è molto complessa: da un lato vi sono i trafficanti di migranti che gettano dissennatamente in mare gommoni colmi di persone, dall’altro v’è la polizia libica - pagata con contributi italiani - che rincorre i clandestini riportandoli a riva e sottoponendoli a una tortura interrotta solo dietro riscatto. Gli accordi tra Libia e Italia per limitare i traffici di migranti prevedono un aiuto economico da parte del nostro paese, eppure l’utilizzo di queste risorse non è adeguatamente motivato e verificato. Una situazione che richiede un intervento consistente da parte dell’Europa intera - al di là degli interessi economici che guidano da secoli la conquista dell’Africa - e una revisione delle intese vigenti per giungere, finalmente, a una soluzione efficace.

Alessia Gerletti

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