L’AMETISTA

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L’ametista è un bellissimo cristallo di quarzo violaceo, il cui utilizzo in gioielleria risale almeno al 3.000 a.C.

Questa gemma è da sempre apprezzata per la sua bellezza ma anche per i poteri che, nel corso della storia, gli sono stati attribuiti.

Il termine deriva dal greco antico améthystos che significa "non ebbro". Per capire il motivo di questo nome, bisogna raccontarne la storia.

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Drusa di ametista

L’associazione tra ametista e sobrietà deriva infatti da una leggenda che vede come protagonista Bacco, il dio romano del vino, e del delirio mistico. Dionisio, per i greci.

Bacco-Dionisio, che aveva l’abitudine di sfogare la propria ebbrezza sugli esseri umani, un giorno se la prese con una discepola di Artemide, di nome Ametista. Decise di darla in pasto alle tigri ma, mentre sorseggiava una coppa di vino godendosi lo spettacolo, Artemide intervenne a protezione della ragazza, trasformandola in una statua di quarzo viola. Questa è l’origine mitologica del nome dell’Ametista, nonché l’usanza, tra gli antichi romani, di bere in calici di ametista per rimanere sobri. Com’è possibile? Nessuna magia, soltanto un gioco di riflessi. Durante i festini, infatti, non bevevano vino ma acqua che il calice di ametista, con i suoi riflessi violacei, “colorava” dando l’apparenza del vino.

Vediamo ora più da vicino questo cristallo.

La più famosa tra le pietre dure appartiene alla famiglia dei quarzi cristallini e la sua formula chimica è SiO2. La sua colorazione, che può variare dal lilla chiaro al viola intenso, è dovuta alla presenza di ferro e può apparire disomogenea, con zone più chiare o più scure a seconda della prospettiva con cui la si guarda. Ad ogni modo, più il colore è intenso, più la pietra è pregiata. Attenzione, però: se esposta alla luce del sole per lungo tempo, perde progressivamente il suo bel viola.

I cristalli di Ametista si sviluppano all’interno di geodi, ovvero di cavità di forma sferica che si formano da masse di magma raffreddate. La drusa, invece, è un raggruppamento di cristalli impiantati su una porzione di roccia.

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Cristalli di Ametista

Facciamo un passo indietro e torniamo alla mitologia greco-romana. La sua presunta capacità di mantenere l’essere umano sobrio - non solo da un punto di vista fisico ma anche morale e spirituale - ha fatto dell’Ametista un antidoto contro il male e un simbolo di POTERE. Nel Medio Evo, in particolare, questa pietra - oggi abbastanza abbordabile ma all’epoca più cara del diamante - veniva sfoggiata dalla più alta nobiltà quale dimostrazione di ricchezza e simbolo di dominio sullo spirito e sulla materia. Per queste stesse “proprietà”, divenne la PIETRA PAPALE, usata negli anelli di cardinali e vescovi.

Ma le proprietà di questa bellissima gemma non si fermano qui.

Fin dall’antichità si è creduto che l’Ametista potesse guarire qualsiasi tipo di malattia del corpo e dello spirito; per questo motivo i primi cristiani la associarono alla figura di Cristo. Ancora oggi il colore viola viene attribuito, in liturgia, alla passione di Nostro Signore e, in conseguenza di ciò, le gemme di Ametista vengono utilizzate per aiutare la guarigione delle ferite.

Il viola è comunque il colore del Divino. Non per nulla caratterizza il 7° Chakra, Sahasrara (o Chakra della Corona), che governa la ghiandola pineale e ci connette con il Padre Celeste.

L’Ametista è un valido aiuto per la meditazione. La sua energia stimola il Terzo Occhio e contribuisce ad aprire un canale che, attraverso il Chakra della Corona, ci mette in comunicazione con la nostra scintilla divina. Inoltre, collocato negli ambienti domestici e di lavoro, assorbe le energie negative trasmutandole in positive. È la pietra della calma e della PACE.

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Il 7° Chakra - Sahasrara (o Chakra della Corona)

Essendo legata anche al “Terzo Occhio” (6° Chakra - Ajna), l’Ametista ci invita a vedere oltre. Per questo motivo viene utilizzata, in cristalloterapia, per favorire l’introspezione e la consapevolezza. Simbolo della spiritualità, viene impiegata anche per la meditazione e l’interpretazione dei sogni. Proprio per queste sue proprietà, si consiglia di portarla nella sfera alta del corpo, dove si trovano i chakra dall’energia più eterica. Una collana o un ciondolo sarebbero perfetti, ancora meglio se a contatto con la pelle. La pelle nuda, infatti, stimola la pietra a rilasciare le sue vibrazioni direttamente nel corpo, amplificandone il potere.

Non per ultimo va detto che l’Ametista è legata all’elemento ACQUA. Tocchiamo quindi la sfera delle emozioni e del femminile e dunque, a cascata, dell’amore, della guarigione, della sensitività. È la pietra che apre il cammino per ritrovare il nostro vero Sé.

EQUILIBRIO è un’altra parola che le si addice, in quanto riporta armonia in tutte le situazioni in cui si manifesta il disordine. È la pietra ideale per superare i momenti di tristezza e di depressione. Porta calma dove c’è agitazione e rende più chiari i sogni, allontanando gli incubi. Favorisce le capacità medianiche.

A livello fisico agisce attenuando i dolori e le tensioni ed è un toccasana per la pelle. Per la cura dei brufoli, ad esempio, venivano anticamente inumidite e strofinate sulla parte da curare.

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Gemma di Ametista

Insomma, l’Ametista è una pietra con tantissime qualità, oltre ad essere bellissima.

Bisogna ricordare, però, che questo cristallo va pulito “dopo l’uso”. Essendo molto dura, può tranquillamente essere purificata con l’acqua, tenendola per circa 10 minuti sotto il rubinetto.

La drusa di Ametista funge anche da “caricatore” per le altre pietre: è sufficiente metterle sopra, come quando posizioniamo il telefonino sul caricabatterie.

“Il viola è il colore tra l’umano e il divino, l’unione di due nature” (Carl Gustav Jung).

Simona HeArt

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