Là dove tutto ebbe inizio, a più di un secolo dalla scoperta delle armi chimiche

Focus sulle origini di una delle più aberranti invenzioni dell’umanità

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Le immagini che ogni giorno ci arrivano attraverso i media dai campi di guerra non possono lasciare indifferenti. Quelle foto di donne e bambini martoriati nel corpo e nell’anima, forti e toccanti oltre misura, non possono non risvegliare quel torpore che è danno collaterale da sovraesposizione mediatica. La globalizzazione dell’indifferenza, contraltare moderno di immagini di morte, di dolore, di distruzione, deve arrendersi di fronte alle lacrime di un bambino che chiede solo di avere una possibilità di vedere il futuro.

Eppure, nonostante la guerra chimica sia vietata da tutte le convenzioni internazionali e l’ONU l’abbia definitivamente riconosciuta come crimine di guerra nel 2017, continuiamo ad assistere inermi alla distruzione dell’umanità.

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L’8 giugno 1972 i bambini vietnamiti scappavano dai loro villaggi con ustioni su tutto il corpo causate dal bombardamento al napalm. 46 anni dopo, le immagini e le notizie dalla Siria ci dicono che la storia non ha insegnato nulla, e che a pagarne le conseguenze saranno, come sempre, soprattutto i bambini.

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L’inizio dell’epoca delle armi di distruzione di massa è legata al nome dello scienziato tedesco Fritz Haber. Sua fu la sensazionale scoperta dell’ammoniaca, che non solo segnò un momento magico per la chimica ma procurò, nel 1918, il Nobel allo scienziato.

Quando scoppia la guerra, Haber è motivato da un ardente spirito patriottico. Pertanto metterà a disposizione del Reich tutte le sue competenze ed il suo laboratorio di Berlino. Il problema che intende risolvere subito è quello delle munizioni. Egli è ben consapevole che l’Impero tedesco potrà combattere solo per qualche mese: la polvere da sparo è prodotta con il salnitro, che viene dall’America Latina, ma le vie marittime sono bloccate dalle navi britanniche. Di qui la fortunata intuizione: dall’ammoniaca, infatti, è possibile ottenere non solo fertilizzanti ma anche acido nitrico, la base degli esplosivi. Haber mette a punto un metodo per rilasciare il gas dalle trincee germaniche e soffiarlo verso quelle avversarie.

Sotto lo sguardo attonito delle autorità militari, Haber riesce, sotto il suo controllo, a far trasportare 6 mila bombole d’acciaio, riempite con 150 tonnellate di cloro, nelle trincee di una zona larga sei km sul fronte delle Fiandre.

E’ il 22 aprile 1915 e, con il vento a favore, le truppe tedesche aprono le valvole di 5730 bombole nei pressi di Ypres, in Belgio. Un gas giallo-verde si propaga velocemente, invadendo le truppe nemiche. Cinque minuti dopo è tutto finito. A nubi diradate, il campo di battaglia conta più di 1200 uomini riversi, avvelenati dal gas che ha bruciato loro occhi e polmoni.

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L’idea di vincere la guerra con i gas non è più considerata folle e Haber, convocato dal Kaiser, viene nominato capitano. E mentre il chimico versa lacrime di gioia, la dottoressa Clara Haber, anch’essa stimato chimico e moglie di Haber nonché pacifista contraria all’impiego di gas tossici in combattimento, piange per disperazione e si suicida con la pistola del marito.

Ben presto inglesi e francesi si adeguano e rilanciano la minaccia dei gas durante gli attacchi, innescando un’escalation di morte. Nel 1916 i francesi utilizzano il fosgene, ben sei volte più letale dei gas tedeschi. Cloropicrina, arsenico e iprite, il famigerato gas mostarda, diventano le armi d’attacco preferite dai soldati, il cui grido di battaglia diventa: “gas!”. Lacrimogeni, starnutenti, irritanti dell’apparato respiratorio, ulceranti diventano i terribili protagonisti del conflitto, tutti mortali.

La fine della guerra segna anche la sconfitta personale di Haber: le sue scoperte non hanno avuto alcun senso. L’uso dei gas tossici è una violazione della Convenzione dell’Aia, ratificata anche dalla Germania, ma Haber cercherà di giustificarsi davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare ripetendo in più occasioni: “Non mi sono mai curato dell’ammissibilità delle armi chimiche sul piano del diritto internazionale”. Sulla base delle udienze, il nuovo Stato democratico tedesco, sorto sulle macerie del Reich, giustifica la condotta dello scienziato. Haber torna così ad occuparsi di gas chimici, convinto com’è che possano essere l’arma del futuro: economica ed efficiente. In patria il suo lavoro è ostacolato dalle limitazioni sugli armamenti imposte alla Germania dal Trattato di Versailles, perciò Haber presta la sua opera in altri Paesi, per esempio in Spagna, dove impiega l’iprite per reprimere le insurrezioni in Nordafrica nel 1924. Non è più un eroe in patria, bensì una canaglia che si lascia addirittura crescere la barba per non farsi riconoscere. Suona pertanto come un pugno allo stomaco la sua riabilitazione con l’assegnazione del Nobel per la chimica e la sintesi dell’ammoniaca. Ritirerà il premio solo nel 1920, e in seguito l’Accademia di Stoccolma definirà il riconoscimento una “gravissima offesa per tutta l’umanità”.

cms_8908/5.jpgLa guerra chimica moderna non è cambiata molto dagli esordi. Nell’ultimo attacco in Siria, alle porte di Damasco, il gas è stato lanciato da aerei e attraverso missili ha investito i civili inermi. A seconda del tipo di agente chimico utilizzato cambiano gli effetti sul nostro organismo. Gli aggressivi chimici vengono distinti prima di tutto sulla base dello stato fisico: gassoso, liquido o solido. E’ questo che condiziona, in genere, anche il metodo con cui vengono veicolati. Attraverso le vie respiratorie i gas, dalla pelle i liquidi, e per ingestione i solidi. Ogni agente chimico ha tossicità e persistenze diverse e questo può fare la differenza nella gestione dell’emergenza. Oltre al fattore tempo tra l’attacco e le cure, variano le modalità di intervento sulle vittime.

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Per i gas nervini, ad esempio, che agiscono sul sistema nervoso, anche i soccorritori devono essere protetti per evitare il contagio diretto con l’aggressivo chimico. Non è così per i gas soffocanti, come il cloro o il fosgene, che colpiscono le vie respiratorie, corrodono le mucose e impediscono di respirare. Nei bambini, con un apparato respiratorio ridotto, gli effetti sono amplificati.

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"Prenderemo decisioni importanti nelle prossime 24-48 ore" ha dichiarato Donald Trump durante una riunione di gabinetto, dopo l’attacco chimico condotto su Douma, condannando severamente l’attacco. "Siamo molto preoccupati - aggiunge Trump - non possono accadere cose del genere. Analizzeremo questi atti barbarici. Se è la Russia, se è la Siria, se è l’Iran... se sono tutti insieme, lo capiremo e sapremo le risposte molto presto".

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Anche la condanna dell’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani non si è fatta attendere: Zeid Ra’ ad Al Hussein ha puntato il dito in particolare contro i Paesi che hanno potere di veto. "Alcuni Stati molto potenti sono direttamente coinvolti nel conflitto in Siria e hanno completamente fallito nel fermare questa nefasta regressione verso una situazione senza regole per quel riguarda le armi chimiche. - ha detto a Ginevra il commissario, riferendosi indirettamente a Paesi come la Russia - Il mondo, e in particolare gli Stati che hanno il potere di veto nel Consiglio di Sicurezza, deve svegliarsi, e svegliarsi velocemente. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non può rimanere inerte davanti all’ultimo presunto attacco con armi chimiche”.

Chissà come sarebbe oggi il mondo se geni come Fritz Haber avessero scelto di significare in maniera positiva il loro passaggio su questa Terra: se è vero che la stupidità è la causa di tutti i mali, la genialità fuori controllo è ben più grave in quanto nascere geni è un dono che non va mai sprecato.

Maria Cristina Negro

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