Lavoro: l’esodo dei giovani italiani

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Si dovrebbe entrare stabilmente nel mondo del lavoro e cominciare a costruirsi una famiglia in un’età compresa fra i 25 ed i 30 anni. Purtroppo l’attesa per stabilizzarsi e gestire una propria autonomia familiare e lavorativa si protrae oltre il dovuto, da qui la necessità di lasciare affetti e sicurezze per intraprendere un’esperienza difficile ma obbligata: l’emigrazione. L’Italia, in questa fase, non fornisce sufficiente supporto nella realizzazione dei progetti di vita dei giovani: la mancanza di un lavoro stabile e qualificato, in particolare, spinge molta gente alla fuga. Tanti giovani italiani, in special modo di origine meridionale, decidono di emigrare in altri paesi europei.

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Sono oltre 100mila i giovani spinti da questa necessità, in un esodo di massa continuo ed impetuoso. Molti di loro, in realtà, sono respinti dal mercato italiano del lavoro e dunque trovano riconoscimento all’estero. Il problema principale nel rapporto tra giovani e mercato del lavoro in Italia è l’inserimento, che è reso più difficile dalla presenza di un sistema produttivo poco innovativo, che punta più sull’esperienza che sulle competenze generali e la nuova energia che un giovane può portare. Chi fugge dall’Italia lo fa per cercare nuove opportunità di lavoro, di guadagno e di riconoscimento del proprio talento e, a volte, delle proprie passioni. Ciò ovviamente costituisce il fenomeno più grave di impoverimento, di spreco dell’Italia. Un giovane emigrante, da più di tre anni residente a Londra, ha così motivato la sua fuga dal Belpaese: “In Italia non c’è spazio non solo per una carriera, per un’ambizione di reddito e di professione, ma neanche per il più semplice dei progetti di vita. E quindi o si emigra, o si sta a casa con mamma e papà, o si vivacchia, cercando sponde quotidiane e aspettando l’eredità”.

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E’ opportuno, a questo punto, avanzare una considerazione. Pensiamo che aver investito sul capitale umano sia stato fondamentale, ma poi perché mandare via tanti e tanti giovani? Secondo il sondaggio “Il rapporto migrantes”, oltre il 39% delle persone che hanno scelto di partire ha tra i 18 ed i 34 anni, ed è costituito da disoccupati senza speranza, rimasti senza lavoro. Per quanto riguarda il sesso degli italiani all’estero, la percentuale è quasi equa: il 55% del totale è rappresentato da maschi. Più numerosi invece sono i celibi/nubili rispetto ai coniugati. Le mete prescelte sono il Regno Unito (24.771 iscritti), la Germania (19.178 iscritti), la Svizzera (18.759), la Francia (11.108).

Ester Lucchese

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