La seconda serata del Festival di Sanremo

Grandi ospiti d’onore e premio alla carriera a Pino Daniele

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E dopo i 10 milioni di telespettatori della prima serata, con picchi di 16 milioni durante l’esibizione di Andrea e Matteo Bocelli, si è aperto il sipario anche sulla seconda serata di Sanremo 2019 con il direttore artistico Claudio Baglioni seguito da Virginia Raffaele e Claudio Bisio sulle note di “Noi no”.

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Il primo concorrente ad esibirsi è stato Achille Lauro, giovane trapper italiano, che ha deliziato per la seconda volta il pubblico con il brano rock “Rolls Royce”. Dalla “vita spericolata” di Vasco Rossi si passa a “una vita in Rolls Royce”, per un cocktail rock/trap senza alcun tormento esistenziale. Subito dopo Einar, vincitore fresco fresco di “Sanremo Giovani” che ha cantato di un amore che sta per terminare con tanta nostalgia e rimpianti. Molto divertente il duetto Bisio-Baglioni sulla sonorizzazione della punteggiatura nei testi musicali, quasi a sfiorare i guizzi teatrali di un Dario Fo.

Ed ecco quindi i tre tenori de Il Volo con “Musica che resta”, ma ancora sulle note di vecchie melodie e senza che ci sia una nuova rivoluzione musicale. E poi ancora un’Arisa quasi “oriettabertizzata”, che sale sul palco con ritornelli tanto orecchiabili quanto superficiali. Claudio Bisio molto pacato e ironico a risponde in diretta ai tweet degli haters del web.

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È stata quasi una standing ovation per Fiorella Mannoia: le sue esibizioni sono un tumulto di emozioni, profondità di scelte civili e responsabilità karmiche per cui la vita è sempre un meraviglioso crescendo di coraggio. È toccato poi a Nek che ha cantato di un’amore sempre in difesa, ma alquanto scialbo nella ricerca di un testo “all’altezza dell’amore”.

Primo duetto con protagonisti Claudio Baglioni e Virginia Raffaele. Al pianoforte il direttore artistico omaggia Lelio Luttazzi celebre musicista e compositore scomparso nove anni fa. Per fortuna che c’è sempre una spumeggiante Virginia Raffaele a ravvivare una conduzione un po’ troppo ingessata del festival. Il suo estro creativo e poliedrico incanta ed esorcizza i più “pericolosi” reperti archeologici come il “Pippo nazionale” che a volte ritorna (e tutti se lo aspettano).

Molto interessante “Argento vivo”, di Daniele Silvestri e Rancore che nel loro rap esagitato hanno raccontato delle sbarre mentali, del disagio sociale di giovani ingabbiati sul nascere in rabbiose solitudini non cercate. E finalmente, dopo una gag con Bisio in cui si fingeva assente per colpa dell’influenza, l’entrata in scena di Michelle Hunziker che ha cantato insieme con il suo ex compagno di Zelig la “lega dell’amore”, salvando così grazie alla sua bravura e simpatia, un mix canoro e danzante che altrimenti sarebbe stato piatto e incolore. Con una “ballad” indie-pop è arrivato il turno degli Ex-otago che non parlano di un amore agli inizi o di uno alla fine, ma di un amore “adulto” che deve fare i conti con il tempo che passa e delle difficoltà di rimanere complici con il proprio partner.

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Standing ovation per “Hola” di Marco Mengoni, che si è salvato però soprattutto grazie all’intervento di Tom Walker, una voce potente e dai larghi respiri interpretativi che ricordano ben più lontani echi musicali country. Grande Loredana Bertè che nella sua “che cosa ti aspetti da me” con un’interpretazione senza tempo ed una musicalità epica e trascinante, si riconferma un’artista completa che non conosce tramonti. Sul palco dell’Ariston non si smentisce nemmeno Paola Turci, che grazie alla sua eleganza e raffinatezza canora gioca e si destreggia abilmente tra le note.

Eccezionale la Carmen nella dissacrante interpretazione di Virginia Raffaele, una grande artista a tutto tondo.

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A chiudere la gara in bellezza ci hanno pensato Shade e Federica Carta con "Senza farlo apposta", il racconto di una struggente storia d’amore attraverso la lente di un rapporto maturo e adulto.

E dopo le peripezie irriverenti di Pio e Amedeo, speciale menzione d’onore a Riccardo Cocciante: uno straordinario interprete del dolore e dell’amore che ha incantato il pubblico lungo sinfonie sospese tra sogno e realtà.

Infine, per la canzone d’autore, nel solco della tradizione della napoletanità, dai “mille culure”, il premio Città di Sanremo alla carriera è stato consegnato alla memoria dell’indimenticabile Pino Daniele.

In conclusione, a parte qualche interessante scoperta, a voler tirare le somme sui concorrenti in gara in questa seconda serata, l’originalità che ci si aspettava è stata alquanto altalenante. Se da una parte abbiamo avuto una ventata d’aria fresca grazie ai pezzi rock/rap proposti, dall’altra abbiamo riscontrato testi ed argomenti scontati e ripetitivi che suscitano emozioni appena accennate che non segnano nel profondo.

(Foto dal sito del festival – si ringrazia)

Francesco Maria Tiberio

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