La scomparsa di Luciano De Crescenzo

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Nato a Napoli, nel borgo di Santa Lucia, il 18 agosto avrebbe compiuto novantuno anni.

Luciano De Crescenzo, autore, scrittore e regista, da qualche giorno era ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma dove ieri si è spento per le complicanze della grave malattia che lo aveva colpito.

Compagno di scuola di Carlo Pedersoli (noto al grande pubblico con lo pseudonimo di Bud Spencer), De Crescenzo compì gli studi di ingegneria informatica esercitando la professione fino al 1976, anno della sua svolta artistica che si perfezionò nel ‘77, quando pubblicò il suo primo ed importante lavoro “Così parlò Bellavista”, libro che si trasformò ben presto in un best seller con 600mila copie vendute.

Così il “professore”, vice-portinaio che dà il nome all’opera, divenne famoso per le perle di saggezza che elargiva all’ingegnere e ai suoi numerosi lettori.

A questa opera prima seguirono circa una quarantina di libri in cui l’autore ebbe l’occasione di esprimere la sua predilezione verso una filosofia elevata e al contempo popolare, talvolta umoristica ma di grande pregio artistico e culturale.

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Nel 1980 fu la volta del cinema: Luciano De Crescenzo debuttò ne “Il pap’occhio” al fianco di Roberto Benigni, diretto dal suo grande amico Renzo Arbore.

Sempre diretto da Arbore interpretò “FF.SS, ovvero che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene” e poi ancora con Sophia Loren in “Sabato, domenica e lunedì” di Lina Wermuller.

Fu regista nella trasposizione cinematografica di “Così parlò Bellavista” e in alcuni altri lungometraggi.

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De Crescenzo conosceva i classici della filosofia greca a memoria, ma il suo merito fu quello di aver colto numerose analogie con la saggezza della cultura napoletana o più in generale della “gente del sud” a cui apparteneva e a cui era profondamente legato.

“Ognuno è meridionale di qualcuno”, soleva affermare; con questo aforisma sottolineava quanto stupida fosse qualsiasi forma di razzismo, proprio perché nessuno poteva ritenersi al di sopra dell’altro, neanche geograficamente.

Dopo Eco, Fo e Camilleri ci lascia un altro fra i grandi pensatori, autori e scrittori del Novecento, rendendoci sempre più orfani e, soprattutto, sempre più soli e disorientati.

Lucia D’Amore

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