La scomparsa di Cristina Golinucci

Le nostre domande alla mamma e al Presidente dell’Associazione Penelope

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Cristina Golinucci aveva 22 anni quando scomparve da Cesena, era il 1 settembre del 1992. Dopo 24 anni di attesa e sofferenze senza fine, la mamma di Cristina, Marisa Degli Angeli, racconta a noi di STOP di una lettera che riaccende la speranza di dare un senso a questa tragedia.

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Sig. ra Marisa, ci racconta cosa successe il pomeriggio del 1 settembre del 1992?

" Cristina, a ritorno dal campeggio con i ragazzi della parrocchia del suo quartiere, sente il bisogno di andare a trovare chi l’ha sempre seguita a livello spirituale, Padre Lino, il frate che dirige il convento dei cappuccini, storica costruzione su una collinetta che sovrasta la città. Lo chiama al telefono e prende appuntamento per martedì 1 settembre alle 14.30"

E ci va All’ appuntamento ?

" Quel martedì pranza con me e il papà ,mi saluta e con la sua Fiat 500 azzurra sale sulla collina del colle Garampo e prosegue in salita per altri 600 metri fino al convento. La sua auto entra nel parcheggio e si spegne, così come Cristina che sparisce inghiottita dal nulla"

Quando vi accorgete che a Cristina è’ successo qualcosa ?

"Quando, non vedendola rientrare , ci allarmiamo e iniziamo a cercarla. Qualcuno , che ci aiutava nelle ricerche , va sulla collinetta, trova l’auto ma non Cristina. La paura ,che sia successo qualcosa di brutto a mia figlia,cresce "

Le ricerche continuarono anche da parte delle forze di polizia ?

" In città ci si aspettava una veloce risposta dalle indagini, nessuno ha mai creduto che Cristina avesse fatto i bagagli e se ne fosse andata ,anche perché gli abiti acquistati il sabato precedente, come tutti gli altri, erano al loro posto.

Da subito i carabinieri decisero che si trattava di allontanamento volontario e non cercarono mai mia figlia . C’era un altro motivo alla base della loro decisione, l’ostruzionismo di Padre Lino che non solo non aiutava ma impediva anche l’accesso al Convento"

Lei ha mai parlato con Padre Lino ?

" Ci provai anche il giorno successivo alla scomparsa di Cristina . Mi presentai alla porta del convegno per sapere qualcosa di mia figlia ma dal frate ebbi solo risposte vaghe ed indifferenza . Per Cristina, Padre Lino era il suo sostegno spirituale , il suo faro nei momenti bui"

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Cosa Le disse Padre Lino

" Disse di non averla aspettata all’esterno, come da abitudine, ma di essersi accorto solo alle quindici del suo non arrivo. Disse di non essersi preoccupato e di aver pensato ad un imprevisto , anche se quando capitavano ,Cristina avvisava sempre. Padre Lino di non aver notato l’auto nel parcheggio e, in poche parole, di non sapere assolutamente nulla di quanto accaduto"

Ci ritorno’ al convento ?

" Si, il giorno dopo, avevo con me , un cane molecolare e il suo conduttore, ma il frate rifiutò di farli entrare e chiuse la porta a doppia mandata"

Cosa accadde dopo?

" Per tre anni tutto fermo .Padre Lino rese difficile ogni passaggio, per ostruire ogni via d’accesso, i carabinieri non cercarono mai mia figlia e io fui lasciata sola , chiusa nel mio dolore ma non mi arresi all’ idea di perdere per sempre mia figlia nel limbo degli scomparsi "

Arrivo’ poi la nota trasmissione che si occupa di persona scomparse, Chi L’ ha visto ?

" Esato, i giornalisti di "Chi l’ha Visto" vennero a sapere da una ragazza che nel ’94 un uomo di colore, dopo averla violentata, aveva tentato di ucciderla ma fortunatamente riuscì a scappare. La violenza si consumò proprio nella zona del convento da dove scomparsa Cristina "

Fu identificato il violentatore ?

" Si, era Emanuel Boke fu condannato a 7 anni per stupro e tentato omicidio "

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Chi è Emanuel Boke ?

" È un uomo di colore che viveva già da tre anni e quattro mesi nel convento, assieme ai frati cappuccini, presente anche nel periodo della scomparsa di Cristina"

Boke confesso’ a padre Lino una verità agghiacciante ?

" Esatto, Padre Lino andò in questura e dichiarò che Emanuel Boke , un anno prima, mentre era in carcere, gli aveva confidato di aver violentato e ucciso Cristina . Ma il il ghanese nego tutto."

Quindi uno dei due mentiva ?

" Esatto, ma quest’ elemento non diede seguito alle indagini anzi la procura chiuse il fascicolo sulla scomparsa di Cristina"

Padre Lino, finalmente dopo 5 anni, autorizzò una perquisizione al Convento?

" Si, ma gli inquirenti non trovarono nulla, essendo passati troppi anni dalla scomparsa "

Boke sconta la pena ed esce dal carcere

" Si, nel 1998 Boke esce dal carcere per buona condotta . Io lo chiami sperando in una sua confessione , venne a casa mia , lo invitai a pranzo ma non disse nulla, nessuna parola su mia figlia. Boke mi disse di non essere il responsabile della scomparsa di Cristina di non sapere niente e di non aver confidato niente al frate. Boke spari’ in una notte che lo portò lontano; ancora oggi nessuno, neppure l’interpool, sa dove Emanuel Boke sia andato a vivere"

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Cosa accade dopo ?

" Dal 1998 al 2010 , dodici anni di continue archiviazione seguite da continue riaperture. Nel 2012 il convento fu affidato a Padre Giancarlo Galli ed è ancora grazie a "Chi l’ha Visto" che in quell’anno il nuovo priore apre le porte alla scientifica e la Polizia ritornò ad indagare"

Fu trovato qualcosa d’ interessante ?

" Cercarono nei tanti cunicoli sotterranei del convento che partono dal suo interno ed arrivano un po’ ovunque in città, ma dopo 18 anni era impossibile trovare qualcosa che parlasse di quel tragico giorno che portò via la mia Cristina ".

Ma oggi una telefonata ha riacceso la speranza di far luce sulla scomparsa di Cristina

" Il parroco di Ronta don Ettore Ceccarelli, pastore nella chiesa del quartiere Ravennate anche il 1° settembre del 1992 , mi ha rilasciato una testimonianza firmata nella quale si accosta il caso di mia figlia a quella di un’altra giovane cesenate, Chiara Bolognesi anche scomparsa ma poi ritrovata cadavere "

Cosa svela Don Ettore nella lettera?

" A cinque settimane dalla scomparsa di Cristina, Chiara Bolognesi uscì da casa di un’amica con cui aveva studiato tutto il pomeriggio. Don Ettore era investito da tantissime chiamate anonime che riguardavano la mia Cristina. Con le più disparate segnalazioni di dove si trovasse . Non vennero mai tenute in particolare considerazione perché, è bene ricordarlo, Cristina fu trattata all’inizio come un caso di allontanamento volontario.

In una di queste telefonate, ad inizio ottobre mi testimonia oggi il parroco in forma scritta e firmata in calce, una voce maschile diceva che Chiara era morta ed era nelle acque del Savio, mentre Cristina era altrettanto morta ma le sue spoglie si trovavano nelle acque del Tevere, a Roma, a non molta distanza da un convento di frati Cappuccini dove erano alloggiati anche due frati cesenati"

Il corpo di Chiara fu trovato nelle acque del Savio ?

" Si, l’anonimo aveva ragione, il 30 ottobre 1992 la studentessa di Ragioneria venne trovata morta in acqua. Per quanto riguarda Cristina, mai ritrovata, l’anonimo aveva visto giusto in almeno due punti: la presenza di un convento di Cappuccini nei pressi del Tevere a Roma e la presenza al suo interno di due frati che poi sarebbero stati nel convento dei frati Cappuccini a Cesena per anni: Davide e Giorgio Busni, uno dei quali fu anche a lungo priore del convento cesenate"

Si è’ cercato il corpo di Cristina nel Tevere?

" Il procuratore forlivese Alessandro Mancini. Fare ricerche sul lungo Tevere a Roma è escluso"

Chiara e Cristina potrebbero essere state vittime della stessa mano assassina ?

" Può darsi, ecco perché è importante indagare e trovare il corpo di mia figlia "

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Lei è anche Presidente dell’ Associazione Penelope famigliari e amici persone scomparse, dell’ Emila Romagna

cms_4140/Avv_La_Scala.jpg«Si, come associazione Penelope, che si occupa di persone scomparse - abbiamo lottato tanto per le leggi su chi sparisce nel nulla. Virtualmente, 4 anni fa, è stata creata una banca dati del Dna che doveva aiutare a dare un nome ai cadaveri che non lo hanno. Soltanto a Roma ci sono, tra obitori e cimiteri, un migliaio di cadaveri “ignoti”. Molti dei quali trovati negli anni nel Tevere. La realtà è che in 4 anni la banca dati del Dna non è mai diventata operativa. Per questo motivo lancio un nuovo appello. Nella speranza che possa, attivandosi la banca dati, aiutare me e chi si trova nelle mie stesse condizioni».

Avvocato La Scala lei è Presidente Nazionale dell’ Associazione Penelope, già ufficiale in congedo della Guardia di Finanza , a che punto siamo con la legge sulla banca dati del DNA per il riconoscimento dei cadaveri senza identità ?

" A seguito dell’interrogazione pa­rlamentare degli onorevoli Lattuca e Val­dinosi da Penelope sollecitati, è arriva­ta risposta scritta da parte del Ministe­ro dell’Interno con cui si afferma che l­e sepolture di persone senza identità che giacevano e che giacciono negli obitori italiani, avvengono ­ed avverranno ­previo espletamento di tutte le attività­ medico legali, compreso il prelievo del­ campione biologico ossia del DNA"

Ma c’ e’ un ’ altra novità

" Si, sempre dal Ministero dell’Intern­o, giunge notizia scritta che è in fase­ di costituzione la c.d. Anagrafe dei corpi senza identità­ il cui scopo sarà quello di evitare che­ questi ultimi, siano seppelliti senza i­l prelievo del campione biologico utile ­per le comparazioni successive.

Quest’ultimo aspetto è fondamentale per ­mantenere d’ora innanzi, la sepoltura de­i cadaveri non identificati nei cimiteri­"

Pensa sia di immediata attuazione quanto disposto ?

"Spero di sì chiaro, tuttavia, ­noi dell’ Associazione Penelope d­ovremo vigilare e verificare che quanto ­annunciato corrisponda al vero.

Rimane fermo invece la raccolta delle firme per quanto riguarda il riconoscimento del diritto del familiare a confrontare il proprio profilo genetico con quelli dei cadaveri non identificati raccolti depositati nella banca del DNA"

Qualche Procura della Repubblica in Italia si è mossa già nella direzione giusta con riferimento alla comparazione tra DNA di cadavere non identificato e familiare di persona scomparsa?

"Si, grazie all’eccellente lavoro degli avvocati della rete legale di Penelope Nicodemo Gentile e Daica Rometta, la Procura di Prato ha disposto, attraverso la nomina di un consulente tecnico, la comparazione tra due cadaveri identificati e una familiare di una persona scomparsa. Speriamo sia l’inizio di un cambiamento. Per Penelope è un grande risultato e voglio ringraziare tutti coloro che lo hanno reso possibile"

Imma Giuliani

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