La donna-eroina della Settima Arte

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Dark lady, femme fatale, oggetto del desiderio, preda o predatrice, sono queste le sfumature con cui, spesso in maniera stereotipata, è stata dipinta la donna sul grande schermo. Il cinema, come arte espressiva a tutto tondo, ha sempre conferito alla figura femminile sensualità e grazia, esaltandola positivamente nei ruoli di accoglienti amanti, o rendendola subdola e usata come mezzo per raggiungere fini di vario tipo nei ruoli di antagonista dell’uomo.

Ci sono stati, però, dei film in cui la donna si è emancipata dalla sua condizione di sesso debole, diventando sinonimo di coraggio e di forza, caratteristiche che, nella versione femminile, non hanno nulla da invidiare alle corrispettive qualità dell’universo maschile. In C’era una volta il West, per esempio, film del 1968, Claudia Cardinale è stata chiamata dal grande Sergio Leone a tratteggiare un personaggio alquanto inedito in un western, solitamente dominato da texani dagli occhi di ghiaccio o, comunque, da cowboy duri e impavidi. La splendida attrice, nel ruolo dell’ex prostituta Jill, tiene testa a pistoleri del calibro di Henry Fonda, Jason Robards e Charles Bronson. Consapevole del proprio seducente fascino, rivolgendosi a Cheyenne, Jill pronuncia con rabbia e disincanto una frase entrata nella leggenda: «Se ti piace puoi sbattermi sul tavolo e divertirti come vuoi, e poi chiamare anche i tuoi uomini. Be’, nessuna donna è mai morta per questo. Quando avrete finito mi basterà una tinozza d’acqua bollente e sarò esattamente quella di prima, solo con un piccolo schifoso ricordo in più».

A poco più di dieci anni di distanza (nel 1979 precisamente), viene proposto sullo schermo un altro modello di donna combattiva e determinata, che affronta mostruose creature extraterrestri nel fanta-horror Alien di Ridley Scott. Lei è Ripley, interpretata da una spigolosa ma sensuale Sigourney Weaver che, armata e audace, è l’eroina della fortunata quadrilogia aliena. In grado di abbattere gli xenomorfi, Ripley sconfigge anche i preconcetti maschilisti che imponevano, secondo la rigida tradizione del genere fantascientifico, figure eroiche a prerogativa di personaggi maschili.

Un ultimo film in cui la donna diventa guerriera a tutti gli effetti e portatrice, in questo caso, di una implacabile sete di vendetta è Kill Bill di Quentin Tarantino. La Sposa/Black Mamba, interpretata da Uma Thruman, padroneggia le arti marziali ed è letale nel brandire la katana. Questo personaggio femminile è, al tempo stesso, spietato e materno, coerente e deciso a riscattarsi, riprendendosi ciò che era suo: la propria vita e la propria dignità, assaporando il piacevole gusto della vendetta, tema importato dalla cultura nipponica.

In tutti e tre i film citati, assistiamo all’affermazione della donna nella Settima Arte e oggi, 8 marzo, è quanto mai doveroso celebrarla come merita, magari guardando insieme una di queste pellicole! Auguri a tutte le donne!

Giovanni Boccuzzi

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