La Pace e i suoi valori versanti

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Il concetto di pace non è parte del dna dell’umanità ! E’ la competizione che da sempre caratterizza la vita dei popoli e le unioni di essi nei secoli , sono sempre state concepite in perenni termini di difesa da reali o potenziali nemici, sempre dunque in un rapporto di antagonismo. Ed infatti la pace, per essere tale, deve presupporre il suo contrario e ne ha assoluto bisogno : non avrebbe significato altrimenti, restando confinata in un mondo soltanto ideale, bucolicamente distante dal reale , in una visione strettamente utopistica Esiste pace dove non c’è guerra.

Dunque la guerra contiene in sé il proprio opposto ossia : la pace. Anche il regno vegetale e non solo quello animale conoscono la pace e la guerra . L’albero della foresta cresce per raggiungere la luce e superare l’albero vicino che lo offusca e lo sovrasta. Anche qui ,mors tua vita mea ! Si tratta dunque di un binomio inscindibile e ben può dirsi che la pace non è altro che un intervallo tra una guerra e l’altra , nello spazio ideale che la vita concede . Una pausa ! Del problema della pace e della guerra si sono occupati tutti i pensatori, dai più grandi ai minori e le teorie sulla pace sono come le notti della leggenda : mille e tutte meravigliose. Sono tutte vere.

Ma nessuna è “ vera” perché la pace che si deve raggiungere non è uno stato di non belligeranza, ma una condizione dello spirito da cui soltanto può poi scaturire il rifiuto della guerra. Della pace si occupano tutte le religioni perché esse, ed esse soltanto , possono cogliere appieno il significato di questo “ valore “ nel corso delle vicende umane e portarlo alle coscienze. La “ non pace “ è la competizione per la vita e questo confronto, individuale o collettivo che sia, tra persone e persone o tra popoli e popoli, diventa prepotente stimolo alla ricerca di come possa essere vinta.

Il cosiddetto progresso si basa quindi su questa competizione che si combatte non solo con lo scontro, ma con il “confronto”. Il confronto sulla tecnologia, sulla ricerca di fonti di sostentamento, di energia, di spazi vitali, di condizioni di vita ,in un gioco in cui qualcuno vince ed altri perde. Gioco dialettico, gioco di supremazia, ed è così tra adulti come tra bambini. Tutti i giochi sono emulativi : Vince il migliore, vince il più forte, il più abile, il più bravo, e malauguratamente il più astuto, il più crudele finanche .

E’ così nel mondo dei mercati e della finanza , in quello spazio sottile e talvolta perverso dei meno nobili giochi di potere. E tutto questo è “ non pace “ . E’ anzi ,una diversa forma di guerra ed in questa competizione si contano fin troppi caduti, vittime di guerre non guerreggiate, ma ugualmente spietate. Possiamo opporci a questo stato di cose ? Forse una “ altalena “ concordata , nella quale si concede a ciascuno un proprio alternativo spazio di vita e di opera , potrà valere a contemperare gli ineludibili stati conflittuali che la vita propone .

Ma occorre un governo , prima dello spirito e poi delle genti. Non sono valsi gli sforzi dialettici dei grandi pensatori a scongiurare il riprovevole ricorso alla guerra. La nostra Costituzione, e così molte altre , ci impongono di perseguire il rifiuto della guerra come risoluzione dei conflitti tra i popoli. Ma le parole ed i precetti non bastano. Vediamo, giorno dopo giorno come, anzi , la pace debba essere mantenuta con la forza. In tutto il mondo il mantenimento della pace si realizza sotto la vigilanza di forme di guerra : le forze della pace, forze armate fino ai denti.

Si vis pacem para bellum… insomma ! E’ il secolare monito. Ma non deve esserci posto per la deplorevole rassegnazione che la caratteristica dei deboli. Come concludere allora , e superare lo sconfortante scenario di una umanità condannata allo scontro ? Come superare la amara constatazione che il progresso in ogni campo si alimenta su un sostrato competitivo e che quasi tutte le invenzioni dell’uomo dipendono da un progresso figlio della ricerca di guerra ? La sola salvezza è quindi guardare ai significativi esempi che vengono dai casi in cui il male si converte in bene Uno fra tanti : il “laser “. Creato per distruggere, come arma, è diventato poi, ragione di rimedio e salvezza per molti “ mali “. Dobbiamo impegnarci dunque in questo genere di confronto, in questo sforzo per l’armonia nella competizione, nell’equilibrio degli assetti sociali., costruendo e non distruggendo. La guerra che vogliamo è quella che vale come fonte di progresso. E’ la guerra alla miseria , alla malattia, al bisogno, all’emarginazione, alla fame, all’ odio. E dovrà essere una guerra vinta. Vinta giorno per giorno perché è questa la guerra che potrà darci la pace.

Bruno Amoroso

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