La Finlandia dice addio alle svastiche sugli stemmi ufficiali.

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Come in molti sapranno prima di divenire tristemente nota per essere stato uno dei simboli dell’efferatezza e della crudeltà del regime nazista la svastica non era percepita dal mondo come uno stemma politico né tantomeno come uno strumento d’incitamento all’odio ma più semplicemente come un simbolo religioso carico di fascino e di storia. Nata all’incirca nel II millennio A.C. (cosa che la renderebbe uno dei primi simboli in assoluto nella storia dell’umanità) la svastica fu per secoli l’emblema dei principi supremi dell’universo e della vita stessa affermandosi dapprima tra le culture indoeuropee ed in seguito in Asia dove divenne progressivamente parte integrante delle credenze sciamane e delle principali religioni del continente; tutt’ora potremmo forse sorprenderci nel notare che in diverse regioni estremorientali v’è un uso a dir poco disinibito della svastica al punto che la maggior parte delle popolazioni locali preferisce associare tale stemma al suo significato più puro e originario anziché alle oscure pagine del nazismo. Ad ogni modo nulla di tutto ciò potrebbe mai accadere in Europa dove l’ormai controversa croce a quattro braccia non è che un’immagine bistrattata, disprezzata e bandita dalla maggioranza della popolazione al punto da essere utilizzata solamente, spesso in modo clandestino, da piccoli gruppi estremisti nostalgici della Germania hitleriana. Eppure rimarremmo forse stupiti nello scoprire che perfino all’interno del nostro caro vecchio continente esiste un Paese dove fino a pochi giorni fa la svastica veniva non solo autorizzata ma perfino usata da alcune figure istituzionali e militari della massima importanza … la Finlandia.

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La bislacca storia pone le sue radici nel 1918 quando un nobile svedese di nome Eric von Rosen dipinse una svastica su uno dei propri aerei militare: sebbene per una curiosa coincidenza alcuni anni dopo von Rosen sarebbe divenuto dapprima il cognato di Hermann Göring e in seguito un fedele amico di Hitler, occorre riconoscere che all’epoca dei fatti il Terzo reich non aveva ancora avuto inizio pertanto è assai inverosimile che nel dipingere l’antico stemma il nobile scandinavo avesse voluto palesare le proprie simpatie politiche. Ad ogni modo l’evento di per sé apparentemente irrilevante assunse un significato decisamente diverso quando, come forma di rispetto e di amicizia, von Rosen donò il famoso aereo alla neonata aeronautica finlandese la quale, gradendo particolarmente l’omaggio, decise che in seguito ogni aereo bellico prodotto nella propria nazione avrebbe avuto il medesimo stemma.

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Negli anni avvenire il governo di Helsinki venne impegnato in una breve ma sanguinosa guerra contro l’Unione Sovietica di Stalin a causa di una controversia legata al controllo della Carelia: sebbene dopo pochi mesi l’esercito finlandese dovette capitolare innanzi alla netta superiorità militare del nemico occorre riconoscere che la propria aviazione decorata dell’ormai immancabile coccarda si distinse eroicamente in una serie di azioni difensive ben coordinate, il che contribuì inevitabilmente a diffondere il mito della svastica come simbolo della resistenza antirussa e della fierezza di una nazione che provata a sopravvivere perfino tra mille insidie. Non c’è dunque da stupirsi se perfino la bandiera ufficiale della presidenza della Repubblica finlandese ammise al proprio interno il segno di una croce che, sia pur con delle piccole differenze grafiche, ricordava in maniera inconfondibile la svastica; in effetti l’autore di quest’ultimo disegno fu Akseli Gallen-Kallela, uno dei più noti pittori finlandesi del XX secolo il quale a causa delle proprie simpatie socialiste difficilmente potrebbe essere sospettabile di aver mai voluto alimentare la propaganda nazista, eppure, ancora una volta l’ascendente della svastica fece effetto al punto che lo stemma venne confermato anche quando, negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, a capo della nazione venne posto Gustaf Mannerheim, il generale che alcuni anni prima aveva guidato le truppe nazionali contro Stalin e che ormai molto tempo prima aveva avuto come aiutante di campo proprio Gallen-Kallela.

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Naturalmente le verità storiche emerse sul nazismo e sulle atrocità compiuta dalle SS resero impossibile conservare lo stemma della svastica sugli aerei dell’Aeronautica: la coccarda venne dunque immediatamente fatta rimuovere ed è anzi curioso un aneddoto rivelato dall’ex pilota e attuale direttore del museo aeronautico nazionale Kai Mecklin secondo il quale ogni dipendente del suo museo, fin dal primo giorno di lavoro, viene istruito a non mostrare nessun vecchio aereo con sopra impressa la svastica senza prima specificare ad eventuali turisti stranieri che il governo si dissocia da qualunque deriva nazista. Ad ogni modo, perfino in questo clima di profondo rinnovamento l’antica raffigurazione venne ugualmente conservata su alcuni stemmi, uniformi e medaglie dell’aeronautica nonché sulla già citata bandiera della Presidenza della Repubblica; il tutto almeno fino alla giornata di giovedì quando, dando seguito a una decisione presa dal governo nel 2017, la svastica è stata rimossa da ogni oggetto o simbolo ufficiale di qualunque organo politico e militare. A portare alla forse tardiva decisione non è stato un cambiamento delle opinioni della classe dirigente quanto piuttosto un cambiamento delle circostanze nazionali e globali: da un lato infatti Helsinki ha dovuto prendere atto della crescita in patria di alcune formazioni di estrema destra come “Movimento di resistenza nordica” la quale avrebbe potuto facilmente strumentalizzare un simile emblema, dall’altra la presenza della svastica ha iniziato da anni a infastidire sempre più la vicina Russia (ormai non più nemica ma potenziale alleata) a causa del fatto che sotto quello stemma sono morte negli anni 40 diverse migliaia di soldati sovietici combattendo dapprima la Finlandia e in seguito la Germanie di Hitler. La diplomazia e la convenienza hanno dunque prevalso sulla memoria nazionale e la svastica ormai non verrà più ricordata nel paese scandinavo se non come un vecchio retaggio del passato; eppure nulla di tutto ciò cancella la storia di un simbolo tutt’ora avvolto in una coltre di spiritualità e di esoterismo, un simbolo che nel secolo scorso in Germania è stato innegabilmente sfruttato da forze oscure e controverse ma che al tempo stesso è stato fonte d’ispirazione, in altre zone del mondo, per patrioti artisti e perfino per eroi nazionali … in altre parole, un simbolo che oggi viene facilmente associato al nazismo ma la cui storia, in realtà, è assai più complessa e seducente.

Gianmatteo Ercolino

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