LUNGA VITA AI “ROLLING STONES”

Living in A Ghost Town, il loro ultimo singolo ai tempi del covid-19

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Con oltre sessant’anni di onorata carriera la parabola dei Rolling Stones non ne vuol sapere di diventare discendente. Come dei veri e propri “dannati” del rock, sopravvissuti a ogni tipo di droghe e alcool, crisi di mezza età e acciacchi fisici evidenti, la loro vena artistica continua a farsi spazio nelle menti e nell’anima di una band che sin dagli esordi venne, non solo metaforicamente, accostata al diavolo. E figuriamoci se la pandemia da Covid-19 poteva tenere relegato l’estro tra le mura delle loro lussuose ville. Dopo la performance dell’ultimo momento nello show digitale "Together At Home" organizzato da Lady Gaga per sostenere la raccolta fondi a favore dell’Orgnizzazione Mondiale della Sanità, gli Stones sono tornati a sorpresa con il nuovo singolo, Living in A Ghost Town.

La canzone, ideata e registrata tra Londra e Los Angeles nel rispetto delle norme di isolamento e distanziamento, arriva dopo otto anni da One More Shot e Doom and Gloom. Non è stato scritto ora ma si adatta alla situazione che stiamo vivendo. È la storia di un posto pieno di vita che diventa un luogo dove non c’è più niente ... una ’Ghost Town’…”, ha spiegato Mick Jagger. “Allora, per farla breve. Più di un anno fa a Los Angeles avevamo pensato di tenere questo brano per un nuovo album, poi è scoppiato il casino e insieme a Mick abbiamo deciso che questa canzone doveva essere lavorata adesso e così eccola qui”, ha aggiunto Keith Richards.

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I Rolling Stones sono in circolazione dal 1960. Il vero esordio alla ribalta, arriva nel 1964 con l’uscita del primo album omonimo che ripropone solo delle rivisitazioni di standards del rock & roll, blues e rhythm’n’blues americano. Ma la svolta arriva nel 1965 con la pubblicazione del singolo The Last Timee (I Can’t Get No) Satisfaction, mentre il brano Get Off of My Cloud li porta al primo posto della Billboard Hot 100 statunitense. Da quel momento il loro sound (un genere veramente nuovo a quei tempi) li ha così contraddistinti e resi famosi da metterli su di un piatto della bilancia in contrapposizione ai Beatles. Un antagonismo artistico che oggi trova ancora molto spazio nei dibattiti di critici e appassionati della musica. Keith Richards, Mick Jagger, Charlie Watts e Ron Woods (l’ultima apparizione di Bill Wymanrisale al 2012), continuano a stupire ancora e a non arrendersi mai, nonostante i tantissimi primi posti nella chart mondiali, le vendite milionarie, Grammy, dischi di platino, d’oro e riconoscimenti ricevuti durante la lunghissima carriera.

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Tornando al singolo uscito in queste ore, il testo non è per niente un tiramisù per le nostre attuali vite da reclusi (forzati) da pandemia. La prima strofa, per esempio, si conclude con "La vita era così meravigliosa prima che ci chiudessero tutti, ci sentiamo come un fantasma che vive in una città fantasma”. E nel finale arriva la botta che ti stronca: “se voglio un party è un party per uno solo”. È un brano piuttosto cupo, con una melodia, che Ronnie Wood ha definito "struggente", dalle tinte reggae blues molto "laid back" e da chitarre in primo piano (“tessute” e sovra incise) che si intrecciano con l’armonica. “Questa canzone rispecchia l’umore del momento” ha commentato Charlie Watts.

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Che dire: pur essendo alquanto attempati, non finiranno mai di stupirci e di sorprenderci questi “vecchi” mattacchioni del rock. Potrebbero essere più che appagati e stanchi di calcare le scene, ma invece imperterriti continuano a tener fede a quel “patto con il diavolo” che qualcuno vide sugellato in Sympathy for the Devil: “So if you meet me, have some courtesy. Have some sympathy, and some taste. Use all your well-learned politnesse or I’ll lay your soul to waste, mm yeah”. E la signora Morte, evidentemente, continua a graziarli soprattutto dal punto di vista artistico.

Umberto De Giosa

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