LO SPREAD VOLA A QUOTA 300
E i tassi di interesse sui titoli di stato continuano a salire
E anche questa stagione nuova con un braccio di ferro duro con l’Europa per la manovra che va al 2,4 per cento del rapporto deficit-Pil, di fatto è accompagnata dall’altalena dello spread che determina i rischi che corre la nostra economia.
Ieri mattina Piazza Affari si è vista maglia nera in Europa, con l’indice Ftse Mib in calo dell’1,4%, dopo aver toccato, in avvio, i minimi dalla primavera 2017. L’altalena dello spread ha sfondato quota 300 punti, ai massimi da fine maggio (quando è schizzato in alto da quota 140, di fronte al balletto del governo gialloverde), e sotto pressione anche l’euro arrivato fino a un minimo di 1,1514 dollari.
La reazione del governo, che ogni giorno di più appare in campagna elettorale per le europee (contro l’Europa) è nelle parole di Matteo Salvini, che ha detto: “Le parole e le minacce di Juncker e di altri burocrati europei continuano a far salire lo spread, con l’obiettivo di attaccare il governo e l’economia italiane? Siamo pronti a chiedere i danni a chi vuole il male dell’Italia”.
Come se, insomma, a mettere nel mirino l’economia italiana fosse la commissione europea e non le scelte scellerate dell’esecutivo, ossia in quel balletto sulla manovra che va avanti ormai da mesi, con l’annuncio di un aumento dl debito deciso in maniera unilaterale dal governo italiano. Oltre, ovviamente, alla confusione che ancora regna sovrana su cifre e documenti (che ancora non ci sono) che hanno messo l’Italia nel mirino dei mercati, mentre contestualmente cresce la tensione sull’asse Roma-Bruxelles.
Ancora non è chiaro, infatti, quali siano le intenzioni ultime del Governo sulla legge di bilancio, su tutte le cifre e misure relative che dovranno essere presentate entro il 15 ottobre a Bruxelles. Alcune cose, però, sono chiarissime. In Europa l’allarme è forte. E Jean-Claude Junker lo dice senza freni: “Dopo aver affrontato la crisi greca non vorrei si ripetesse con l’Italia. Concederle un ulteriore trattamento di favore, significherebbe la fine dell’euro perché tutti farebbero lo stesso. Per questo ci vuole rigore sulle regole”. Se il presidente della Commissione Ue voleva lo scontro con l’Italia e i mercati, non poteva far di meglio. Detto questo, o verrà posto fine al più presto al ballo dell’incertezza e dei messaggi politici contraddittori sulla manovra, o l’Italia finirà davvero risucchiata in una spirale di instabilità finanziaria che non si sa quanto costerà al paese e quale ne sarà la possibile via di uscita finale.
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