LIBANO-ISRAELE: NUOVO SCAMBIO DI MISSILI AL CONFINE
L’Unifil condanna l’escalation militare, USA e Siria si schierano

Resta ancora altissima la tensione tra Libano e Israele. Dopo il raid israeliano su Beirut e in Siria, lo scorso 25 agosto, che aveva provocato la morte di due militanti vicini a Hezbollah, è giunta la risposta dei miliziani sciiti libanesi. Il lancio di missili anticarro ha visto come obiettivi una base militare israeliana nei pressi della caserma di Avivim (nel nord del Paese), distruggendo un veicolo militare. I bombardamenti israeliani – granate incendiarie su alcuni obiettivi nei dintorni del villaggio di Maroun al Ras, Aitaroun e Yaroun, all’interno del distretto di Bint Jbeil – sono iniziati un’ora dopo l’attacco rivendicato dall’unità Hassan Zabeeb e Yasser Daher, facente capo a Hezbollah, e che avrebbe ferito quattro soldati israeliani. Hezbollah attraverso la sua emittente Al Manar sostiene che tra i militari israeliani ci sarebbero anche dei morti, che la leadership del movimento sciita fa sapere essere “una rappresaglia per i nostri due martiri uccisi in Siria”, aggiungendo poi che “il conto delle azioni coi droni sarà pagato da Israele separatamente”.
Lo ha affermato anche la tv panaraba al Mayadin, vicina all’Iran e agli stessi Hezbollah, citando fonti militari del Partito di Dio coinvolte nell’attacco. Intanto, però, il premier libanese Saad Hariri ha lanciato un appello al presidente francese Emmanuel Macron – impegnato negli ultimi giorni a mediare le trattative tra Iran e Usa riguardo gli accordi sul nucleare – e al segretario di Stato americano Mike Pompeo chiedendo un intervento per calmare la situazione.
Il contingente dell’Onu nel sud del Libano (Unifil) “segue lo scambio di fuoco sulla Linea Blu” che divide Israele dal Libano. Il comandante in capo della missione di caschi blu, il generale italiano Stefano Del Col è “in contatto con le parti invitandole a mantenere il controllo”. Il generale Del Col ha chiesto alle parti di “cessare tutte le attività che possono mettere a rischio la cessazione delle ostilità”. Lo ha riferito all’Ansa il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, contattato telefonicamente.
“Siamo stati attaccati con alcuni razzi anticarro, abbiamo reagito sparando 100 proiettili di artiglieria, con attacchi aerei e con altri mezzi. Sulla base degli sviluppi decideremo il da farsi”. Queste le prime dichiarazioni del premier Benjamin Netanyahu. Il primo ministro, che ha avuto consultazioni con il capo di stato maggiore e con i generali, ha poi affermato che Israele “non ha avuto alcuna vittima. Nessuno è stato colpito, nemmeno graffiato”. I residenti dei villaggi israeliani nel nord sono stati, però, invitati dall’esercito a rifugiarsi nei bunker sotterranei. Lo scambio di colpi arriva alla vigilia di un voto decisivo per Israele, che il 17 settembre è chiamato alle urne per la seconda volta in un anno: il premier uscente, alle prese con accuse di corruzione e guai giudiziari, aveva vinto le elezioni di aprile ma non era riuscito ad assicurarsi la maggioranza necessaria a formare il governo.
A fianco di Gerusalemme si schiera Washington. L’inviato della Casa Bianca in Medio Oriente, Jason Greenblatt, ha condannato gli attacchi a Israele, aggiungendo che gli Stati Uniti “stanno con Israele e sostengono pienamente il suo diritto di difendersi”. A fianco di Hezbollah si schiera, invece, il regime di Damasco. La Siria “esprime il proprio orgoglio dopo l’operazione condotta dalla resistenza libanese” contro Israele, secondo quanto riferito da una fonte al ministero degli Esteri siriano, citata dall’agenzia di stampa ufficiale Sana. “La Siria ribadisce il suo pieno sostegno alla resistenza nazionale libanese e il suo legittimo diritto di agire, insieme all’esercito libanese, per preservare la sovranità del Libano, per liberare i suoi territori ancora occupati e per affrontare le ripetute aggressioni di Israele, che sta alimentando le tensioni nella regione e sta cercando di trascinarlo nel caos”.
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