LE VERITÀ DEGLI UBER FILES

Rivelata lobby sui governi. L’inchiesta del Guardian

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cms_26753/0.jpgUber ha intrapreso per anni una massiccia campagna di lobbying, spingendo persino i leader politici a diventare leader nel settore dei trasporti, sconvolgendo l’industria dei taxi. Anche senza scrupoli, infrangendo la legge. Lo ha rivelato The Guardian, che ha accesso a 124.000 documenti riservati risalenti ai tempi di Travis Kalanick ai vertici della compagnia. Tra i suoi sponsor c’era Emmanuel Macron, allora ministro dell’Economia ed ex commissario Ue Neelie Kroes. Kalanick, che è stato costretto a dimettersi nel 2017, ha anche incontrato Joe Biden mentre prestava servizio come vicepresidente degli Stati Uniti. Si apre letteralmente un mondo: sfruttato, sottopagato, spiato, licenziato senza preavviso o giusta causa; un programma segreto che blocca il computer di un’azienda durante una perquisizione della polizia; i fondi vengono dirottati verso i paradisi fiscali per evitare di pagare le tasse, mentre le perdite miliardarie sono esposte nei bilanci ufficiali; centinaia di milioni di dollari di accordi con oligarchi e banchieri russi più vicini a Putin. E impegnarsi in massicce lobby per reclutare politici, acquisire consenso e regolare e guidare leggi e regolamenti in tutto il mondo.

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Questi i segreti di Uber, la multinazionale che ha utilizzato le nuove tecnologie Internet per rivoluzionare il trasporto privato. I sindacati dei taxi italiani sono stati al centro di proteste e scioperi nei giorni scorsi, accusando l’amministrazione Draghi di aver lanciato una riforma su misura ora in via di definizione al Congresso per sostenere il colosso californiano. Uber Files è il nome dell’indagine giornalistica, che ha riunito più di 180 giornalisti di 44 testate internazionali, tra cui L’Espresso, che punta esclusivamente sull’Italia. Il materiale di base trapelato, che è durato dal 2013 al 2017, includeva circa 83.000 e-mail dai gestori di Uber: quattro anni di informazioni e comunicazioni riservate, che hanno rivelato in particolare la pressione che devono affrontare politici e amministratori pubblici in dozzine di paesi, per evitare procedimenti legali e subordinati nazionali regole nell’interesse delle multinazionali.

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I casi mai visti prima hanno messo in discussione quelli ai massimi livelli, tra cui l’attuale presidente francese Emmanuel Macron e l’ex vicepresidente della Commissione europea Nelly Kroos. Autorevoli ingerenze politiche a sostegno di Uber sono state documentate in Francia, dove nel 2015 si è verificata un’ondata di proteste di taxi contro le multinazionali americane per motivi molto simili ai disordini in Italia oggi. Dopo giorni di scontri in diverse città, il 20 ottobre le autorità marsigliesi hanno deciso di sospendere Uber, dichiarando illegale la sua attività perché la legge francese richiedeva che tutti i tassisti non avessero la patente pubblica e l’autista privato. Il giorno successivo, il capo della politica aziendale europea di Uber, Mark MacGann, ha inviato un’e-mail a Macron, allora ministro dell’Economia, chiedendogli pubblicamente di intervenire nella regione. E di lì, per la maxi-inchiesta, è storia.

Francesco Bulzis

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