LE SFIDE URBANISTICHE DEL FUTURO
Quali assetti urbani, edilizi e immobiliari dobbiamo aspettarci

Le disastrose ricadute della crisi pandemica, per le rigorose misure di restrizione su alcuni settori del ciclo produttivo-economico, richiedono ad oggi la massima attenzione poiché stanno determinando l’accumularsi di numerosi danni, i quali richiederanno, poi, una fase tanto più lunga di ricostruzione e riallineamento. Nello specifico, per quanto riguarda il comparto urbanistico-edilizia, la contestualità di diverse evenienze e problematiche, potrebbe rivelarsi devastante se non si adottano misure di contrasto e sostegno.
La situazione pandemica e le relative misure adottate hanno generato una indubbia ripercussione sulla stabilità economica generale del Paese, perché le limitazioni e le restrizioni hanno determinato una contrazione di alcune attività commerciali, professionali, produttive nonché la naturale e conseguenziale ricaduta in termini di lavoro, sviluppo, crescita e consumi.
A tutto ciò, per quanto riguarda il comparto urbanistico-edilizio-immobiliare, si aggiunge la necessaria e non più procrastinabile esigenza di una svolta in funzione della sostenibilità ambientale. Si è parlato tanto, negli ultimi tempi, sia in ambito locale sia in grandi eventi istituzionali nazionali ed internazionali, laddove è emersa l’importanza di tale svolta, al fine di assicurare un mondo e una vita più sana e più vivibile per le nuove generazioni. In quest’ottica sono stati individuati e adottati provvedimenti che possano fare da volano e dare una spinta sostanziale verso l’adeguamento alla tanto agognata "sostenibilità ambientale", come il "Super Bonus 110%" e la recente direttiva della UE di introdurre il divieto di vendita e di affitto per gli immobili a bassa prestazione energetica e che consumano e sprecano troppa energia; per cui, sia pur con gradualità nel tempo, a partire dal 2027 avranno l’obbligo di adeguarsi agli standard minimi indicati, nonché al principio delle "emissioni zero"! Ma entrambi i provvedimenti presentano dei limiti attuativi e, come si riscontra dal già operativo "Super Bonus 110%", a causa della complessità normativa e con la probabile rivisitazione e riduzione della misura dal 110% al 65%, in quanto da parte del Ministero dell’Economia è stato rilevato, già nel contesto attuale (con una piccola percentuale di fabbricati che hanno disposto i lavori di adeguamento), un allarmismo per la copertura degli oneri derivanti allo Stato. Tutto, quindi, è sempre subordinato alla stabilità economica e politica in termini di sviluppo, crescita, lavoro, benessere e allargamento dei consumi.
Altre problematiche urbanistiche da affrontare per il futuro, nell’ottica della sostenibilità ambientale, riguardano una più sana ed equilibrata programmazione in termini di vivibilità dei grandi centri urbani, con interventi mirati e, possibilmente, di immediata attuazione. Nei grandi centri urbani del nostro Paese va migliorata e potenziata la mobilità, sia per ridurre la congestione del traffico cittadino sia per attenersi e adeguarsi alle nuove normative per i rischi della salute pubblica, come è emerso dalla situazione pandemica; per tale problematica si può assumere come modello quanto è stato fatto in alcune grandi metropoli europee ed internazionali. È necessario adottare strumenti urbanistici che possano assicurare il giusto ed equilibrato bilanciamento tra "il verde e la cementificazione", promuovere interventi di contrasto alla " deforestazione e desertificazione", con programmi di riequilibrio. A tal proposito, si può segnalare nel nostro Paese, a Milano, quanto è già avvenuto alcuni anni fa, ovvero un intervento davvero innovativo, che sarebbe opportuno tenere presente al fine di modularlo e realizzarlo in altri grandi centri urbani. Nel capoluogo lombardo è stato realizzato e inaugurato nel 2014 "bosco verticale", un complesso di due palazzi residenziali a torre progettato dallo Studio Boeri (Arch.tti Boeri, Barreca, La Varrà), situato nel Centro Direzionale di Milano, ai margini del quartiere Isola.
La peculiarità di queste due torri, alte rispettivamente 110 metri (26 piani) e 76 metri (18 piani), è la presenza di più di 2000 specie arboree, tra arbusti e alberi ad alto fusto, dislocate sui prospetti. È sicuramente un importante e ambizioso progetto di riforestazione metropolitana, attraverso la densificazione verticale del "verde, che si propone di incrementare la "biodiversità" vegetale e animale del capoluogo lombardo, riducendo, altresì, l’espansione urbana e generando la "mitigazione del microclima". Questa realizzazione, facente parte di una serie di interventi di rigenerazione urbana e architettonica, nell’ambito del Progetto Porta Nuova, ha avuto il meritato riscontro con l’assegnazione dell’International Highrise Award nel 2014. È stato anche riconosciuto dal Council on Tall Building and Urban Habitat come "grattacielo più bello e innovativo nel mondo", nel 2015, e tra i 50 grattacieli più iconici del mondo nel 2019. Insomma, due torri rivestite non di vetro, ceramica e acciaio bensì di foglie, piante, arbusti, alberi e... di vita, generando anche una riduzione dei consumi energetici, grazie allo schermo vegetale. L’auspicio è che, cogliendo e gestendo nel modo giusto il tanto atteso PNRR (Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa), si dia corso, al più presto, a una programmazione degli assetti urbani all’insegna della "sostenibilità e vivibilità ambientale".
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