LEI E’ AMORE 2.0 !

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Sensuale e suadente, comprensiva ed empatica, Samantha è la classica donna ideale. Peccato solo che sia solo una voce, o meglio un sistema operativo evoluto, un’entità intuitiva dotata di coscienza, capace di crescere attraverso l’esperienza. Di lei s’innamora Theodore che, come professione, svolge la mansione di ghost writer, cioè scrive lettere personali, d’amore o semplici corrispondenze, per conto di altri. La loro relazione (cognitivamente impossibile!) si dipana come una “normale” relazione, iniziando con una regolare conoscenza e frequentazione, e diventando sempre più sentimentalmente coinvolgente per entrambi. I due spasimanti, interpretati dal bravissimo Joaquin Phoenix e da Scarlett Johansson (che presta la voce a Samantha, da noi doppiata da una convincente Micaela Ramazzotti), si lasciano andare ai sospiri, ad attacchi di gelosia e anche ad erotici e virtuali amplessi, resi furbamente dal regista Spike Jonze attraverso lo schermo buio. Tra loro si avverte quel reciproco scoprirsi tipico di due innamorati, infatti, seppur virtuali, gli struggimenti sono gli stessi della vita reale di coppia. Il tema dell’intelligenza artificiale è, quindi, trattato dal punto di vista emotivo: Samantha prende man mano coscienza delle proprie emozioni, chiedendosi se sono sensazioni reali o programmate, e scoprendo la propria (autentica o programmata?) capacità di volere e desiderare. Pur non essendo limitata da un corpo fisico, Samantha si emoziona per come è il mondo, domandandosi come ci si sente a esser vivi. Lei è un’opera originale (giustamente premiata con l’Oscar alla Miglior Sceneggiatura) che ben s’inserisce nella stravagante e, a suo modo, geniale filmografia di Jonze. Il regista colloca la storia in un futuro impreciso e anomalo: oltre a non esserci componenti tecnologiche fantascientifiche, infatti, le persone indossano vestiti variopinti dal gusto molto retrò. Spike Jonke, infine, non risolve l’eterna disputa uomo-macchina in maniera universale o definitiva ma esprime il suo imparziale giudizio attraverso la seguente frase: «nessuno di noi è uguale a un attimo fa».

Giovanni Boccuzzi

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