LA “RESISTENZA”CONTRO IL COVID-19, IMPRONTATA SOLO SU RIFLESSIONE E CAUTELA

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Con l’approssimarsi del compiersi della quarantena in data 4 maggio p.v. , ormai, non può essere meno che spasmodica l’attesa dell’auspicato allentamento delle drastiche misure resesi necessarie per arginare la diffusione del contagio da COVID-19 .

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D’altra parte, lo stesso clima di un prorompente risvegliarsi della natura, piuttosto che stemperare la paradossale situazione di allerta e necessaria serrata globale, contribuisce ad esasperare il bisogno di rinascita alla vita com’era.

Anzi, meglio di come sin qui vissuta snobbando, come infauste novelle Cassandre, le mai mancate voci precognitive del potersi ritrovare in una emergenza globale sia su fronte geopolitico sia abusando del nostro habitat naturale con azzardi tecno-scientifici.

cms_17270/0.jpgSe tanto “tuonò” in base alle prospettazioni più disparate; certamente, non avrebbe potuto avverarsi nel modo peggiore per il mondo che, senza arma adeguata, ai nostri giorni si è ritrovato a doversi difendere dagli attacchi improvvisi da parte di un nemico che, per la sua altissima potenzialità letale, ci ha portati a vivere questa primavera 2020 come mai ci saremmo immaginati, stretti in una trincea che coinvolge l’intero pianeta.

Sebbene lo scenario sia ben diverso da quello cui ci rimanda altra tragica memoria del secolo passato; persino i punti salienti del secondo conflitto mondiale, fra uomini armati, possono essere messi a confronto con altrettante corrispondenze nell’attuale lotta per invalidare l’attacco sferrato dal COVID-19 contro l’umanità disarmata .

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Quindi, in rapporto all’alto tributo di sangue Italiano di 320000 caduti per la liberazione del nostro Paese nella primavera 1945; nell’attuale vera e propria “guerra”, è stato inevitabile esserci trovati sommersi dal susseguirsi di bollettini indicativi di uno sconvolgente numero di oltre 211000 vittime nel mondo, fra cui quasi 27000 decessi in Italia nel solo periodo di quarantena.

cms_17270/000.jpgAnalogamente alla Resistenza delle forze militari e partigiane solidali contro la compagine nazifascista; una simile lotta senza quartiere è stata ingaggiata sulla prima linea dell’attuale emergenza dove si è schierato, in divisa di camici e tute bianche, lo speciale “esercito” dei Sanitari che, oltre ad essersi spesi con generosa abnegazione in situazioni particolarmente drammatiche, addirittura al collasso nei focolai di contagio; in numero di 105 medici e 28 infermieri, in poco più di un mese hanno sacrificato la loro vita soccorrendo i contagiati, nonostante fossero stati sprovvisti dei più elementari ausili di protezione personale.

Imprescindibile, altresì, la messa in atto di misure di contenimento proprie di un periodo bellico che, nel 1945, aveva visto l’imposizione del coprifuoco; mentre, nell’attuale guerra al COVID-19, si è avuta la restrizione della quarantena per arginare la veloce diffusione del contagio opponendo il più possibile distanziamento sociale.

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Addirittura, a confronto con il ricorso a fosse comuni nel conflitto del 1945; nell’attuale guerra al COVID-19 rilevano le emergenti sepolture smistate fuori provincia in processioni di camion militari.

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Premesse tali analogie; per tutt’altro verso, resta alquanto azzardata la ricerca di una corrispondenza attuale con l’incontenibile anelito alla libertà che, nei confronti del giogo straniero, portò alla Liberazione dell’Italia in data 25 Aprile 1945; inappropriata l’ipotesi di un ideale aggancio commemorativo perché, d’ora in poi, la data simbolica del 25 Aprile sia riferita non solo alla Liberazione di 75 anni fà ma, anche, all’auspicata liberazione dal feroce virus.In realtà, la data del 25 Aprile resta simbolo della effettiva sconfitta di un agguerrito nemico ben visibile , sostanziatosi nella occupazione degli invasori nazisti e nel collaborazionismo dei fascisti della costituita Repubblica di Salò che aveva reso ancora più asfissiante la già tragica morsa in cui, sino dal 1940, il nostro Paese si era ritrovato al centro di una seconda guerra mondiale.

Di contro, ancora non abbiamo da ricercare alcuna commemorazione per una liberazione, di là da venire, in relazione all’attuale nemico COVID-19 che imperversa in ragione della sua diversa natura latente, di subdola forma pandemica quale perniciosa mutazione del ceppo virale CORONAVIRUS .

Pertanto, pure volendo considerare una analogia ricorrente, oggi come lo fu in passato, nella spasmodica tensione alla riconquista di una libertà perduta; risulterebbe paradossale un confronto in relazione al seguito dato, nella primavera 1945, in base all’estremo moto eroico della Resistenza che annoverò nuovi militanti , patrioti Partigiani e comuni Cittadini di ogni genere e censo, scesi in campo aperto per quella lotta senza quartiere che, per l’Italia, significò la fine della guerra con la Liberazione dal nemico intestino oltre che dallo straniero.

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Tanto più se, potendo appigliarsi solo al plausibile moto di un ben sperare nell’incoraggiante rallentamento del contagio rilevato proprio in questo periodo di fine Aprile, la positiva controtendenza si riconducesse alla originaria rincorsa del virus a causa di una smania di avventate “uscite allo scoperto” eludendo persino il divieto di assembramento.

In definitiva, per conseguire la nostra liberazione dal COVID-19 occorre che, attualmente, ci si adegui ad una diversa “resistenza” impostata in un clima di paziente cautela, nel rispetto delle prescrizioni di distanziamento sociale .

Rosa Cavallo

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