LA SCIENZA DICE CHE UNICO SORDO SARA’ SOLO CHI NON VORRA’ SENTIRE

I progressi della ricerca per sconfiggere l’ipoacusia

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Si sa che il passare del tempo lascia, a chi più e a chi meno, inevitabili segni di indebolimento delle originarie funzioni della nostra meravigliosa “macchina umana”.

Però, a fare da contraltare, fortunatamente, soccorre l’ampio supporto offerto dai progressi della Scienza Medica che, oggigiorno, in un sempre provvido connubio con la tecnologia più “sofisticata”, si prodiga per ripristinarci l’essenziale rapporto sensoriale con il mondo intorno, soprattutto con riguardo alle maggiori cause di isolamento e inabilità.

Non poteva mancare l’attenzione della Ricerca in un ambito molto critico, come nel caso di perdita della funzione uditiva, in seguito al deterioramento della connessione delle sinapsi “a nastro” con le cellule sensoriali che, simili a peli e fasci di neuroni preposti a trasmettere le loro vibrazioni, si rompono provocando quella “ipoacusia” che, andando anche oltre la difficoltà di recepire toni bassi, si stima affligga milioni di individui adulti che abbiano superato i 70 anni.

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Un promettente bio-tecnicismo, ideato dai ricercatori di Harvard e dell’USC Dornsife College of Letters-Arts-Sciences, è stato posto alla base del progetto di una rivoluzionaria "molecola" che, superando la dispersione nel fluido che scorre all’interno dell’orecchio, fornisse una efficace veicolazione farmacologica in profondità, per riparare o eliminare le cellule e i nervi dell’orecchio danneggiati nella coclea, le cui cellule sensibili trasmettono i suoni al cervello.

In buona sostanza, essendosi ricercato un nuovo metodo di somministrazione del farmaco, se ne è prospettato anche un importante sviluppo nell’applicazione ad altre patologie, proprio grazie alla versatile adattabilità della molecola ideata combinando il “7,8-di idrossiflavone” con il “bifosfonato”, in modo che risultasse composta da una proteina fondamentale per lo sviluppo e la funzione del sistema nervoso rafforzata da un farmaco che aderisse alle ossa.

Ottimi risultati si sono già avuti in laboratorio su tessuti animali in una capsula di Petri, essendosi ottenuta proprio la rigenerazione delle sinapsi nel tessuto dell’orecchio di un ratto, con conseguente riparazione delle cellule ciliate e dei neuroni deputati alla funzione uditiva.

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Pertanto, la tecnica presenta altrettante rosee prospettive di prossima applicazione su esseri viventi, con una fase di sperimentazione sugli animali che apre la strada ai test sugli umani. Ne deriva una grande speranza di potere combattere l’ipoacusia che, pur prevedendosi in esponenziale aumento in rapporto all’invecchiamento della popolazione, sembra potrà finire con essere solo una scusa per chi non vorrà sentire.

Rosa Cavallo

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