LA REMUNTADA NON BASTA E NOVARA IN SEMIFINALE!

CAMPLONE: “PROVO TANTA AMAREZZA. I TIFOSI? E’ GIUSTO CONTESTARE.”

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Una gara incredibile ed emozionante, dove ci son voluti 120 minuti per conoscere il nome della seconda semifinalista, ma purtroppo per i tifosi biancorossi, dopo lo Spezia, è il Novara cheraggiunge la semifinale dei play-off, battendo, al San Nicola, il Bari per 4-3. Una di quelle gare belle da raccontare, con una girandola di emozioni, se non fosse per l’epilogo finale. Già… un finale rovinato da quel colpo di testa di Galabinov che, a cinque minuti dalla fine dei tempi supplementari, interrompe di colpo un anno di lavoro e getta via, con colpo di spugna, l’incredibile rimonta e, contemporaneamente, i sogni dei tifosi biancorossi. Eppure, dopo 60 minuti indecenti e sotto di tre reti, dove Gonzalez (autore di una tripletta) e compagni avevano controllato la gara, si compiva il miracolo sportivo. Il Bari ha la forza di riprendere la gara. Prima accorcia con la doppietta di Rosina (sempre lui) e poi, a 6 minuti dalla fine, Puscas, dalla distanza, firma il gol dell’incredibile pareggio che, per effetto del regolamento, costringe le due squadre a disputare i tempi supplementari.

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Avevamo fatto un miracolo rimontando la gara - dichiara il tecnico del Bari, Camplone ma, come sempre, paghiamo dazio. Questa squadra ha sempre avuto dei blackout, dei cali di tensione, ma i ragazzi non si sono risparmiati, hanno dato tutto e c’è poco da rimproverare. I playoff, si sa, sono una lotteria. Il Novara? E’ una squadra di qualità e ha fatto la partita che doveva fare. Un gol al primo tiro e la gara, per noi, si è messa in salita.”

Certo, la squadra piemontese gioca un buon calcio, è veloce e concreta, i play-off sono un terno al lotto e si può anche perdere, ma uscire in questo modo fa male. Si è regalato un tempo che ha indispettito i circa 23.000 tifosi presenti al San Nicola, tanto che, al terzo gol del Novara, la Curva Nord decide di ritirare gli striscioni e di iniziare una contestazione che, neppure il primo gol di Rosina, riesce a placare. Poi, arriva il pareggio e, quindi l’extra time, che sembra riconciliare giocatori e tifosi e lo stadio riprende a cantare “Forza la Bari Alè”. Si vive in un clima surreale, increduli e con il fiato sospeso, fino a quando, a cinque minuti dalla fine e con l’uomo in più, l’ennesimo errore, nella fase difensiva barese, consente al Novara di ribaltare nuovamente il risultato. A quel punto la Curva Nord riprende la contestazione: “Vergognatevi”.

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Al termine della gara, prima i giocatori e, poi, Paparesta vanno sotto la curva, ma per loro ci sono soltanto fischi di disapprovazione. Sentimenti di rabbia e di amarezza prevalgono sul resto, così come incredulità e delusione si leggono sul volto dei tifosi che, a testa bassa, lasciano il San Nicola.

“Abbiamo un tifo spettacolare - continua Camplone - che ci dà e che ci toglie. Non ci hanno mai lasciati ed anche stasera erano in tanti. E’ giusto contestare. Certo dispiace perdere così perché volevamo finire in bellezza, ma non si può prendere un gol, con l’uomo in più. La gestione non è stata perfetta. Oggi provo tanta delusione, sconforto e amarezza. Anche per i calciatori non è facile. Questa è una squadra che si abbatte velocemente, ma sa riprendersi. Per il futuro vedremo.”

L’avventura dei play-off, così, si conclude per il Bari che, ancora una volta, ha confermato quanto aveva già espresso in questo campionato. Una squadra con evidenti limiti strutturali e con una certa fragilità mentale. Un Bari incapace di gestire il risultato, di leggere nel modo giusto la gara (spesso in difficoltà nella fase difensiva), con alcuni giocatori che hanno reso meno di quanto ci si aspettasse, con una squadra sopravvalutata che, spesso, si è rifugiata nelle individualità più che nel collettivo e che è mancata di esperienza pur avendo tanti calciatori over 30. Ma è anche la stessa squadra generosa e capace di meravigliare, abile nel risollevarsi dalle situazioni più complicate e, soprattutto, con un cuore grande. Questo va riconosciuto ai calciatori. Ora spetta alla società, dopo un’attenta analisi, ripartire per centrare quell’obiettivo che una piazza, come Bari, merita sicuramente.

Rino Lorusso

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