LA REGIONE PUGLIA AMA LA PACE E LA FRATELLANZA

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La fiaba è un genere narrativo universale, presente nella tradizione orale di ogni popolo, capace di mostrare allo stesso tempo le specificità e le differenze che connotano i diversi gruppi e le molteplici analogie che accomunano le infanzie e le tappe della vita dei grandi e dei piccoli; viaggia attraverso le frontiere dello spazio e del tempo; si colora di immagini, sfumature, colori, sapori diversi. Che sia Cappuccetto Rosso, Cenerentola o Barbablù, ascoltare e raccontare storie è da sempre e per tutti un evento cruciale, un dialogo empatico che si colloca nei gesti dell’amore e della cura e che affratella tutti i popoli.

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“Fiabe per integrarsi” è un progetto, promosso nell’ambito delle attività interculturali della regione Puglia, che è diventato un libro. Curato da Rosalba Magistro, Responsabile della Sezione Multiculturale della Biblioteca Regionale Puglia e giunto quest’anno alla sua seconda edizione, “Fiabe per integrarsi” nasce dall’incontro sinergico tra la Biblioteca del Consiglio Regionale, il Laboratorio di Pedagogia Interculturale dell’Università di Bari e l’Ufficio Scolastico Regionale Puglia e raccoglie storie che vengono dai quattro angoli del mondo e che sono arrivate fin qui dentro la valigia di narratori per caso: mamme e papà immigrati, stranieri, che oggi fanno un lavoro di mediazione linguistica e culturale, raccontano e si raccontano in un libro a più voci. Storie di magia e di incantesimo, favole di animali e di personaggi buffi, fiabe popolate da mostri, da re e da regine attraverso un coro di narratori che promuovono i valori fondamentali che nessuna società deve mai tradire: la tolleranza, la civile convivenza, il rispetto e la valorizzazione delle diversità. Un coro, ovviamente, plurilingue, poiché molte delle fiabe sono state raccolte nelle versioni bilingue, in italiano e in lingua originale.

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Nella Puglia terra d’incontro di popoli e di culture, il tema dell’integrazione di bambini e ragazzi stranieri si pone oggi con forza alle scuole e agli operatori dei servizi, dal momento che il loro numero è in continuo aumento e la loro presenza appare sempre più disseminata sul territorio. In questo contesto si colloca l’iniziativa sulla narrazione interculturale di “Fiabe per integrarsi” che ha l’obiettivo di implementare l’integrazione scolastica e sociale dei minori immigrati e si fonda sull’apporto e sulla collaborazione di servizi e operatori diversi: istituzioni, scuola, territorio, famiglia. In situazione di migrazione, infatti, la narrazione e la fiaba assumono un valore di ricomposizione, dal momento che contribuiscono ad arginare il rischio di “vuoto narrativo” e di frattura con la propria storia. In tal modo, la riserva di fiabe che ognuno di noi ha ascoltato e narrato e che conserva nel profondo, ci fa compagnia e racconta il nostro mondo.

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L’aver raccolto le fiabe di diversi paesi in “Fiabe per integrarsi” assume così un doppio significato: quello di costruire un ponte tra infanzie e culture attraverso le parole del racconto, e quello altresì di aver prestato attenzione particolare al mondo dell’infanzia immigrata, quell’infanzia a cui vengono a mancare i nonni, le nonne, gli anziani, insomma i “narratori privilegiati” per eccellenza, la cui assenza e mancanza spesso accompagna il viaggio di gran parte dei bambini e dei ragazzi stranieri. Un volume, anzi un progetto, che attende di essere aperto, di essere letto, di essere narrato. Un progetto che sollecita i bambini a stare insieme, a stringersi immobili nell’attesa dell’ascolto, a illustrare le storie, a metterle in scena, a narrarle ancora e ancora. Un progetto che tiene insieme tutti con il linguaggio universale della fiaba e che azzera le differenze. Buon “c’era una volta” a tutti.

Nell’intervista che segue, Rosalba Magistro ci parla in maniera dettagliata di “Fiabe per integrarsi”.

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Cominciamo con il conoscere meglio Rosalba Magistro. Laureata a pieni voti in Lettere Moderne, oggi è Responsabile Multiculturale del Servizio Biblioteca Regionale Puglia. Che cos’è una biblioteca multiculturale e di cosa si occupa esattamente il Responsabile Multiculturale di una Biblioteca?

Già nell’anno 2003 La Commissione Nazionale Biblioteche Pubbliche dell’AIB individuò tra gli obiettivi del suo programma triennale , nel rispetto del Manifesto Unesco approvato nel 1994 e delle raccomandazione IFLA (International Federation Library Association), l’approfondimento delle tematiche legate alla biblioteca come fattore di integrazione sociale. E’ una componente che negli anni si è fortemente imposta tanto da dare origine, nel 2006, al “MANIFESTO IFLA PER LA BIBLIOTECA MULTICULTURALE”. Questo, a sottolineare, che in una società eterogenea, la rapidità delle informazioni ha favorito la diversità culturale e a questa stessa diversità si è tenuti a offrire gli stessi strumenti e servizi informativi di base di una biblioteca pubblica. Ora stiamo parlando di multiculturalità e di diversità in un’ottica di coabitazione e quindi di offerta degli stessi strumenti operativi per essere informati. Ma, progettare in prospettiva interculturale, richiede un’ulteriore riflessione e approfondimento. In prospettiva interculturale non significa, o non significa soltanto, rispondere alle necessità e alle richieste della persona straniera (riviste, periodici, libri, banche dati in lingua, front office in lingua, ecc. ), ma significa porsi un obiettivo educativo che coinvolga tutti, stranieri e non. L’interculturalità è una forma mentis che racchiude in sé il rispetto dell’altro, l’inviolabilità della persona, il riconoscimento e l’attuazione delle pari opportunità. Si arriva a definire “multiculturale” una biblioteca quando oltre ai servizi offerti (quelli di base e quelli informativi libri, audiovisivi, riviste e quant’altro) il personale si avvale anche di un operatore linguistico-culturale e di un lavoro in rete e di rete con le altre agenzie educative, in primis, riconosciute sul territorio (università, direzione scolastica, associazioni di settore). La Biblioteca Multiculturale non può lavorare isolatamente ma non giusto e superficialmente per “lavorare insieme” ma per raggiungere, ognuno attraverso i propri campi d’azione e competenze, i risultati in costante comunicazione e cooperazione con gli altri protagonisti che si occupano sul territorio di formazione. Perché è chiaro ed è oramai indiscusso nel XXI secolo parlare di biblioteca come TEACHING LIBRARY, biblioteca che insegna, non solo come “deposito”. In tale prospettiva e attraverso metodologie e strumenti suggeriti, le biblioteche diventano spazi laboratoriali in cui elaborare e sperimentare nuove strategie e nuovi percorsi, centrali operative e osservatori per monitorare la produzione culturale. Il responsabile della biblioteca multiculturale si occupa di questo della produzione culturale che nasce a seguito di questa sinergia di attori/formatori della rete territoriale.

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“Fiabe per integrarsi” è alla sua seconda edizione e nasce dall’incontro sinergico tra la Biblioteca del Consiglio Regionale, il Laboratorio di Pedagogia Interculturale dell’Università di Bari e l’Ufficio Scolastico Regionale Puglia. Come nasce e perché nasce questa iniziativa editoriale di cui ne curi i volumi?

La Biblioteca del Consiglio Regionale Puglia, Sezione Multiculturale, il Laboratorio di Pedagogia Interculturale dell’Università degli Studi di Bari e l’Ufficio Scolastico Regionale hanno negli anni dimostrato di essere luogo di raccolta e di confronto di idee, soluzioni, laboratorio fecondo per l’elaborazione di nuovi strumenti didattici o di animazione interculturale, centrali operative da cui prendono avvio ricerche e centri di monitoraggio dei fenomeni di ibridazione culturale del nostro tempo. Indagini svolte attraverso strumenti quali customer satisfistaction, rivolte ad utenti stranieri e non, attraverso mini-progetti rivolti alle scuole anche sul dialogo interreligioso tramite la lettura di quotidiani e riviste di settore, attraverso pubblicazioni in lingua originale e traduzione a fronte (“I racconti del Nord” di Skender Drini, edizioni dal Sud 2006), attraverso progetti di cooperazione internazionale su temi legati all’ archiviazione di audiovisivi in ambito teatrale e sui valori letterari e le tradizioni delle popolazioni del Mediterraneo (Programma d’Iniziativa Comunitaria Interreg IIIA Italia-Albania 2004-2008 e Interreg Grecia-Italia 2008), hanno fatto sì che si realizzasse il sogno di una biblioteca strumento di lettura e analisi di una società che cambia. Da una nostra indagine già avviata nel 2008, anno europeo del dialogo interculturale, viene fuori la presenza costante di utenti di origine albanese, cinese, eritrea, rumena. Sono analisi di comunità che molto spesso sono utili anche per gli amministratori locali. Non si può delegare soltanto alla istituzione scolastica la produzione e riproduzione delle conoscenze. Una società che cambia esige il cambiamento di quei luoghi tradizionalmente riconosciuti come luoghi di informazione/formazione. La presenza di un Protocollo tra Teca del Mediterraneo e il Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione- Laboratorio di Pedagogia Interculturale e l’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia, nata a seguito dei predetti Progetti di Cooperazione ha fatto sì che il cosiddetto “principio di sostenibilità” fosse garantito sia durante sia al termine del Progetto (Circoli di discussione per veicolare il messaggio interculturale nelle scuole) e che si potesse continuare in un’ottica sinergica di azioni e attività anche con il supporto di associazioni di settore e docenti di scuola primaria. Le convenzioni non nascono dal nulla sono il frutto di percorsi di analisi che si sono effettuati durante e dopo workshop nazionali e internazionali sui temi della conoscenza attraverso il ruolo delle Biblioteche, cioè sia chiaro le Convenzioni hanno un corpo dettato dallo studio, dall’approfondimento e dall’analisi delle esperienze professionali avvenute in un ventennio di lavoro in Biblioteca.

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Nel tempo della globalizzazione, del pluralismo etnico, la scuola assume sempre più un valore interculturale. Perché per te è la fiaba l’elemento privilegiato in una didattica interculturale?

Perché la fiaba è un topos letterario presente in ogni cultura e questo facilita un lavoro didattico e conoscitivo trasversale in tutte le culture, oltre che fornire elementi di approfondimento interdisciplinare tra storia, geografia e religioni.

Quanto e perché questa iniziativa editoriale è un valido strumento didattico nella scuola attuale che molto spazio deve riservare alle strategie inclusive?

Perché la fiaba e il racconto rappresentano una modalità interculturale attraverso cui il bambino immigrato non si sentirà mai solo in classe e anzi proprio lui diventerà un utile “pretesto” per riflessioni cross-culturali sui diversi patrimoni artistici, linguistico- letterari , perché supererà quello che per molti studiosi di psicologia è definito “shock di transizione culturale”, “fatica culturale” che il bambino avverte nel momento in cui perde i punti di riferimento familiari. Questo appena detto serve anche per sottolineare la valenza formativa delle due pubblicazioni. Non è un caso che anche l’Ufficio Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, particolarmente sensibile alla condizione dei minori di origine straniera che vivono nella nostra regione, abbia sostenuto e approvato ritenendolo uno strumento operativo che può significativamente sostenere il lavoro degli insegnanti verso esperienze di integrazione autentica in quanto rispettose del diritto dei bambini a crescere in una società inclusiva ed attenta alle differenze.

Le due edizioni di “Fiabe per integrarsi” raccolgono fiabe narrate da mediatori interculturali di diverse nazionalità, prime fra tutte quella albanese, rumena e marocchina. Attraverso quali criteri sono state scelte le fiabe e le loro nazionalità e quali, fra tutte le fiabe, riscuotono maggiori consensi?

I criteri sono legati alle nostre indagini comparate tra Biblioteca, Ufficio scolastico Regionale con l’indicazione delle quarantanove istituzioni scolastiche sedi C.R.I.T. (Centri Risorse Interculturali per il Territorio) sul territorio pugliese e la loro presenza di studenti immigrati e stranieri e il Dossier Caritas Migrantes con i suoi dati sulla presenza straniera in Puglia. Quest’anno abbiamo aggiunto all’analisi il rapporto Save the Children Onlus. Da queste emerge che l’Albania resta il paese storico di immigrazione seguito da Romania, Marocco, Cina e Ucraina e che gli alunni sono 16.329 suddivisi per istituzione scolastiche di ogni ordine e grado. Oltretutto, alla luce dell’analisi dei rapporti curati dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Iniziative e Studi sulla Multietnicità (Ismu), si evince che gli alunni stranieri sono in forte aumento, complessivamente negli ultimi cinque anni gli studenti stranieri nelle scuole sono cresciuti del 60%. Le fiabe che più piacciono sono tante, ma tra tutte segnalo “Il mestiere del principe” perché la fanciulla protagonista è ben lontana dalla “cenerentola che aspetta” il principe azzurro per sentirsi “completa”. E’ una “piccola donna” che cresce e che ha pensieri autonomi e di libertà che non accetta la corte di un principe che non ha un mestiere perché fare il principe non è un mestiere e una donna che esalta i valori “del saper e del saper fare” che rendono liberi. Le nostre schede di gradimento alla lettura inviate con i libri alle scuole ci riportano poi la fiaba “L’acqua salvatrice” per la solidarietà e per la bontà del protagonista. Ma ce ne sono altre anche “La figlia del Sole e della Luna”, “Il leone e i tre tori”. Ringrazio le scuole che da sempre, sin dal Progetto di Cooperazione Italia-Albania, ci seguono nelle nostre attività sempre con grande volontà e impegno, in modo particolare la dirigente Maria Blonda, XXIII C.D. di MARTINA FRANCA e la dirigente Maria Dentamaro, C.D. Mazzini di Bari.

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Molte delle fiabe sono riportate in italiano e in lingua originale. Puoi spiegarci il perché?

Perché l’utilizzo degli idiomi originali porta a mantenere viva una lingua che diversamente andrebbe persa con la morte degli ultimi interlocutori con cui i bambini ancora sentono i nonni.

Interessanti sono le schede didattiche inserite dopo ogni fiaba. Vuoi parlarci della loro funzione?

Le schede suggeriscono un possibile percorso didattico al docente che dovrà inserire nella sua programmazione di attività questo libro (Fiabe 1 o Fiabe 2). Nelle schede didattiche vengono suggerite analisi comparative tra storia, tradizioni, geografia. Inoltre vengono suggerite ipotesi laboratoriali di progetto e attraverso il role-playng i bambini possono esprimere i propri sentimenti, le proprie emozioni, cambiare l’esito finale della fiaba con un altro colpo di scena.

Un’ultima domanda: pensi che le fiabe debbano essere lette solo dai piccoli? Rosalba Magistro ha smesso di leggerle o ama leggerle ancora?

Amo ancora leggerle perché metafore del vero. Attraverso la loro lettura si evade un po’ e si entra nella dimensione del “Tutto - Possibile”. E anche quando le situazioni contingenti sembrano davvero avverse, c’è nelle fiabe un elemento magico, un atto creativo, un’intuizione che, spesso, a tua insaputa, risolve e scioglie. Fra tutte, adoro da sempre la fiaba “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino e il protagonista Aginulfo con la sua ferrea volontà.

Mary Divella

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