LA PSICOLOGIA DELLA SCRITTURA

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Già Binet, nel 1904, scriveva: “Non mi pare poi del tutto impossibile che lo studio della scrittura possa fornire un buon test di intelligenza per la psicologia sperimentale”. Lo studio e la conoscenza della psicologia della scrittura può fornire, come ogni altro strumento di indagine, preziosi indici rivelatori, cosiddetti “segni di allarme”.

In verità, ogni strumento di indagine non ci può dare che gli indici di un elemento (più o meno complesso) della realtà; spetta poi allo specialista l’interpretazione traendone un quadro quanto il più possibile oggettivo.

Lo studio della scrittura, applicato allo studio della personalità, va sempre più diffondendosi, dal Marchesa in Itala ad Allport e Vernon in America, EysenK in Inghilterra, Crepieux-Jamin e De Gobineau e Perron in Francia.

Il prof. Marchesan ha condotto lo studio della scrittura con metodo scientifico sperimentale, in felice connubio con la psicologia, poiché l’una e l’altra sono espressione del comportamento della persona umana, la quale è oggetto dell’una e dell’altra.

Quindi è bene che la scrittura, quale strumento di indagine, studiata seriamente sin dalla metà del XVII sec., ed ora oggetto di indagini scientifiche, in relazione con la psicologia, sia conosciuta in Italia in modo più esteso senza limitarlo a quella cerchia di pochi eletti.

Questa conoscenza può permettere, anche nel campo della pratica, a coloro che dell’aiuto della psicologia debbano avvalersi per lo svolgimento della loro attività, di avere un ulteriore ed utile strumento di segnalazione, per l’appunto “campanello d’allarme”, che squilla un po’ più forte, e quindi può essere inteso.

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La possibilità di comprendere e dare il giusto valore a questi indici è importante per l’insegnante nella sua ansia e preoccupazione di comprendere l’alunno per adeguare ad esso, quasi su misura, la propria anima educativa, per inserirlo nel gruppo classe in modo normale, per eliminare gli ostacoli che si frappongono al suo apprendimento.

L’alunno con il suo posto nella scuola si avvia a trovare il suo posto anche nella vita.

La psicologia della scrittura quale strumento di indagine nell’ambito scolastico e, non solo, merita una conoscenza appropriata anche attraverso la lettura di alcuni testi specifici, riservando le decisioni tecniche ad esperti. Non è poi così importante una preparazione profonda e dettagliata, la quale comporterebbe la necessità di seguire un corso quadriennale di psicologia della scrittura, ma può aiutare anche un’informazione attenta e tecnica.

Se consideriamo che genitori ed insegnanti da secoli sono in possesso di scritti dei loro figli, rispettivamente alunni, e da tantissimi anni sono stati in grado di vedere e non hanno guardato oppure hanno guardato e non veduto; se consideriamo che da questa trascuranza sono derivati i guai e le difficoltà di cui soffre oggi l’umanità, dobbiamo rammaricarcene dolorosamente, tanto più al cospetto di tante conseguenze drammatiche ed in alcuni casi finite tragicamente. È una scienza relativamente nuova, che non considera più il tracciato grafico come un insieme di segni statici, dei quali il perito dovrebbe limitarsi a coglierne la dinamica esecutiva, ma come la proiezione di numerosi impulsi psichici che sfuggono al controllo di chi scrive. Secondo la scuola del prof. Marchesan le leggi del moto scrivente, che regolano il proiettarsi di tali impulsi nella scrittura, consentono al perito grafico a base psicologica di risalire dal segno grafico alla personalità del suo autore, con l’enorme vantaggio, rispetto al perito calligrafico tradizionale, di poter mettere a confronto due personalità, oltre ai due tracciati grafici.

Nell’eseguire una perizia grafica, bisogna innanzitutto individuare i tratti tipici tradizionali di uno scritto, cioè quelle movenze grafiche molto rare o singolari che per lo scrivente hanno forza coattiva, siano esse deformazioni determinate da spinte inconsce oppure fatte proprie per lontana libera elezione di stile, cristallizzatesi poi in forma personale che lo scrivente non può modificare se non con particolare sforzo attentivo e nervoso, ma mai in modo completo e tale da non far trasparire le caratteristiche delle forze stesse. Grazie a queste caratteristiche personali ognuno riconosce la propria grafia e la propria firma, nonostante difficoltà accidentali determinate da vibrazioni psico-nervose contingenti, quali una malattia, una convalescenza, momenti di euforia, di depressione, etc., oppure dalla vecchiaia. L’importanza dei tratti tipici personali, nella identificazione di una scrittura, può essere paragonata a quella che assumono le impronte digitali, le cicatrici, i tatuaggi, i nei, nella identificazione degli individui. Una scrittura, per quanto possa essere simulata o dissimulata, è pur sempre tracciata dalla mano di un individuo che, attraverso le diramazioni del sistema nervoso del braccio, è collegata al cervello. Pertanto la scrittura è sempre qualche cosa di vivo. Per quanto detto ogni scrittura costituisce la proiezione del suo autore, ed in particolare, per quanto ci riguarda, delle sue caratteristiche tipiche. Chi realizza un segno perché lo ha in se stesso quale proiezione di un suo modo di essere, lo traccia spontaneamente ed istintivamente entro le misure in cui deve avvenire secondo le esigenze di una necessità interiore; chi lo traccia artificialmente non può conoscere e non può imporsi la dosatura che occorre (altezza di lettere, larghezza di lette- re, pressione, interlettera, etc.) per imitare con precisione il segno altrui. Le lettere omografe non possono uscire dalla nostra mano sempre identiche, perché la carica psico-motoria che l’inconscio ha assegnato ad ogni lettera, o parte di lettera, è interferita costantemente dal tremito abituale di fondo, cioè dalle numerose minutissime vibrazioni del nostro sistema nervoso della nostra attività neuro-vegetativa, la parte, cioè, che si impadronisce del moto scrivente imprimendogli tutte le proprie caratteristiche. Le lettere omografe sono tracciate dalla nostra mano tutte con le stesse caratteristiche di stile, ma una diversa dall’altra per altezza, larghezza, etc.; conseguenza di quanto detto è che l’imitazione perfetta di una scrittura è impossibile. Gli impulsi psicomotori scriventi partono dalla zona subcorticale del cervello, che è pure sede degli automatismi cerebrali, del sistema neurovegetativo e dell’inconscio. Per- tanto l’impulso psicomotorio scrivente è impregnato anche delle caratteristiche del neurovegetativo (personalissime) e di quelle dell’inconscio (altrettanto personalissime). Non esistono, pertanto, due individui con lo stesso sistema neurovegetativo, con le stesse caratteristiche psicomotorie scriventi e con uguali manifestazioni grafiche. L’indagine sull’autenticità o meno di uno scritto si fonda sui segni rivelatori, elementi fondamentali della scrittura: quali ad esempio, gli ingrossamenti dovuti all’indugiare della penna; gli sbavamenti e le dilatazioni della stessa, qualora si scriva con la penna ad inchiostro; i ritocchi; le interruzioni.

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Tra gli elementi fondamentali della scrittura, durante l’indagine è bene tener presente il ductus, molto usato nel diritto, che significa espressione, tratto, svolgimento. Pertanto si intende la fluidità personale di uno scritto dovuto alla automaticità delle singole lettere. L’automatismo grafico è particolarmente evidente nelle firme delle persone, in quanto il ductus acquista solitamente una velocità maggiore che nella scrittura olografica, velocità che si manifesta spesso nella deformazione delle lettere in modo tale da rendere talvolta inintelligibile il significato letterale dei segni tracciati. Nella forma si manifestano, pertanto, sfumature, curve tipiche, ingrossamenti, assottigliamenti, variazioni ritmiche di altezze fortemente automatizzate, etc... che non possono essere variati senza che ad un attento esame ci si possa accorgere della deformazione del ductus o delle incertezze che si manifestano nel tracciato. I gesti fuggitivi sono strettamente legati agli automatismi gestuali, quale espressione mediata dello scrivente e perciò difficilmente imitabili. Form Niveau è il livello formale ed estetico di una scrittura, ci si riferisce al grado maggiore o minore di evoluzione raggiunta. Si riferisce alla chiarezza della scrittura. Il gesto grafico che si esprime nella scrittura è personalissimo, frutto di meccanismi neuro muscolari automatizzati e non può essere contraffatto o imitato completamente in tutti i suoi elementi individualizzanti e sostanziali, né per imitazione della scrittura di un’altra persona (falso), né per alterazione volontaria della propria grafia (dissimulazione).

Leonardo Bianchi

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