LA PSICOLOGIA:CHI PUO’ PERMETTERSELA?

Il prezzo della salute mentale

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Siamo nella seconda metà dell’800 e nella Vienna fin de siècle un giovane Sigmund Freud, futuro padre della psicoanalisi, propone un trattamento innovativo per il disagio psicologico, basato sulla talking cure e sull’uso del lettino.

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I suoi pazienti sono membri dell’alta borghesia cittadina: signore incorsettate e gentiluomini in marsina, destinati (a loro insaputa) a diventare celebri “casi clinici” di cui ancora oggi si parla.

Proprio così, è passato più di un secolo.

Al giorno d’oggi possiamo ancora parlare del supporto psicologico come di un privilegio per borghesi facoltosi?

Nel frattempo, la psicologia ha fatto in tempo a compiere enormi passi in avanti, approfondendo ogni ambito del funzionamento psicologico e frammentandosi in una quantità indefinibile di branche, ognuna con un suo particolare approccio allo studio della psiche.

Anche il welfare e le politiche di assistenzialismo possono, almeno in Europa, generalmente dirsi migliorate: per esempio qui, nel Bel Paese, la sanità pubblica (nonostante i numerosi tagli) è gratuita.

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Eppure la figura dello psicologo, in ambito pubblico, è praticamente assente: nella sua indagine sulla psicologia ospedaliera in Italia, Bozzaro parla di un totale di 5.638 psicologi nel SSN, di cui solo 942 lavorano in ospedale e ancora meno operano a tempo pieno nei presidi ospedalieri.

In media si parla addirittura di uno psicologo (… e un pezzettino) per ospedale.

Questa assenza è ancora più ingiustificabile se si pensa che stiamo parlando di un luogo di cura.

Forse la tendenza è ancora quella di considerare accessorio tutto ciò che non sia esclusivamente medico. Peccato che il benessere sia psicofisico e che tutte le ricerche più recenti riconoscano un fortissimo impatto dei fattori psicologici nelle malattie a decorso cronico (le stesse che gravano maggiormente sul sistema sanitario).

Dunque la psicoterapia, e in generale il supporto psicologico, sono ancora destinati ad un elite? Sulla carta sembrerebbe di no.

In teoria, il cittadino ha la possibilità di rivolgersi a consultori e ASL per ricevere assistenza a costi bassi o praticamente nulli (pagando un ticket di circa 30 euro per otto sedute).

Nella pratica le ASL accusano una forte carenza di personale psicologico e i tempi di attesa sono lunghissimi (a seconda della gravità possono intercorrere anche diversi mesi dalla richiesta di intervento al primo incontro).

Un’ alternativa sicuramente più valida è rappresentata dagli sportelli universitari. Il presupposto in questo caso è l’iscrizione all’ateneo, che comunque non assicura nulla: spesso i servizi vengono “momentaneamente sospesi” anche per anni e la condizione generale, proprio come nei consultori pubblici, è di grande sovraccarico lavorativo.

Rimane l’opzione dello psicologo privato, ma qui, ovviamente, i prezzi salgono. Parliamo in media di cinquanta euro a seduta, per una spesa mensile complessiva di circa duecento euro (se si prevede un incontro a settimana): di certo un costo che non tutti possono permettersi di sostenere.

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Il supporto psicologico, quindi, è roba da ricchi. Ma non finisce qui.

Vi siete mai chiesti quanto costa diventare psicoterapeuti? Dopo la laurea magistrale in psicologia, occorre completare la formazione in una scuola di psicoterapia, che per quattro anni costa almeno quattordicimila euro.

A ciò si aggiungono le spese per la supervisione e l’analisi personale.

Durante i quattro anni è poi obbligatorio anche il tirocinio, che in Italia non viene pagato. Per di più, proprio la grande quantità di tempo e impegno richiesta spesso impedisce alla persona di inserirsi nel mondo del lavoro e di trovare un impiego in grado di offrire parallelamente un minimo appoggio economico.

Insomma, la psicologia non è democratica, non lo era alla nascita e non lo è nemmeno oggi, ma a pensarci bene la colpa non è tutta sua.

Occorre comunque essere fiduciosi: parliamo di una scienza giovane, che per affermarsi ha faticato tanto e ancora ha molta strada da fare.

Il margine di miglioramento è ampio, e molto dipende anche dal supporto delle istituzioni e dalle posizioni dell’opinione pubblica.

Sicuramente finché il sostegno psicologico non verrà considerato alla pari di quello medico e la salute sarà analizzata solo nella sua componente biologica, non andremo da nessuna parte.

Che ci siano sotto degli interessi economici? Forse ha ragione Woody Allen, e in fondo la psicanalisi è solo un mito tenuto in vita dall’industria dei divani.

Ludovico Aniballi

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