LA MOBILITAZIONE DAL BASSO NELLA RIPRESA POST PANDEMICA
Sandy Chiereghin, DisVoize: «Tutti dovrebbero poter condividere lo stesso spazio senza che l’uno disturbi l’attività dell’altro»

In questi mesi abbiamo preso atto dell’impatto che la pandemia ha avuto sulla gestione delle nostre vite, persino nelle più basilari attività quotidiane. Ci siamo resi conto di quanto possano essere volubili le nostre certezze, e di quanto siamo inclini a dar per scontato le nostre libertà. Abbiamo compreso di non essere infrangibili e abbiamo accettato il fatto che esistano cose più grandi di noi che sfuggono al nostro controllo e che ci obbligano a riorganizzare le nostre priorità. È quindi il momento di trovare vie e risposte alternative alle nuove esigenze che questo grande shock ha fatto scaturire. Basta in realtà guardarci intorno per cogliere i segnali di una ripresa che guarda già ad un futuro sostenibile, e aspira a ridisegnare gli spazi e ottimizzare il nostro modo di condividerli. È in quest’ottica che nasce il progetto DisVoize, una giovane start up che in questo momento di profondi cambiamenti trasversali, ci sta mettendo del proprio, abbracciando i principi di quello che è che il silent audio sharing. Una rielaborazione delle modalità di partecipazione ad un evento o un’attività, la quale forma di erogazione è fatta in “modo silenzioso”. Parlando con la CEO di DisVoize, Sandy Chiereghin, ci è stato spiegato che l’obiettivo è quello di ricreare il concetto di condivisione degli spazi nelle aree urbane, e di come mescoliamo modalità di connessione online con eventi on-site creando quelli che si chiamano gli eventi ibridi.
“In DisVoize crediamo che in una piazza al centro della città possano condividere lo stesso spazio: i gruppi di visitatori che passano con una guida turistica, un gruppo di ragazzi che prova un pezzo di ballo per prepararsi ad una finale e un gruppo di persone che vogliano seguire una lezione all’aria aperta. Secondo la nostra visione, tutti dovrebbero poter condividere lo stesso spazio senza che l’uno disturbi l’attività dell’altro. È seguendo questa idea che nasce DisVoize, come sistema di diffusione sonora in formato silenzioso” – spiega Sandy. Naturalmente “il Covid19 – dice la CEO – ci ha dato l’opportunità di capire come possono cambiare velocemente le dinamiche e i modi in cui ci relazioniamo e viviamo le esperienze collettive. DisVoize durante i mesi di ripristino dalla chiusura totale, ha rappresentato un’opzione alternativa e sicura che ha aiutato a tornare a poco a poco alle attività di gruppo, come le visite guidate e le riunioni all’aperto. Alla fine crediamo che uno strumento come DisVoize possa servire a cambiare un po’ il modo di condividere gli spazi nelle aree urbane di tutto il mondo e possa offrire un sistema audio alternativo che non è soggetto a limitazioni spaziali, visto che è uno strumento che usa una tecnologia online. Crediamo che il formato ibrido degli eventi sia l’opzione più adeguata oggigiorno e tra le più sostenibili anche dal punto di vista ambientale, visto che riduce gli spostamenti potendo seguire online un evento che offre la modalità presenziale e da remoto, allo stesso tempo. La nostra visone per il futuro è quella di entrare a far parte del concetto di città intelligente e poter essere referente mondiale come sistema di ‘silent audio’.”
L’idea di DisVoize è naturalmente solo una delle tante giovani realtà che si stanno affacciando al mercato delle idee, per condividere la propria prospettiva circa le strade più giuste da intraprendere, per dare al futuro del pianeta un taglio sostenibile dal punto di vista ambientale, socio-economico e relazionale. All’indomani di un G20 le cui contraddizioni e i cui risultati ripetitivi e deludenti, ci lasciano scettici circa il reale impegno delle grandi potenze, puntare sull’ingegno, l’imprenditoria e la mobilitazione dal basso, sembra essere l’opzione più concreta per chi brama un cambiamento netto e impattante, al pari della nascita di internet. Discutendo con la CEO di DisVoize circa il tema dell’imprenditoria giovanile, abbiamo potuto chiedere ad una figura già professionalmente inquadrata nell’ambito delle start up, dei consigli per tutti coloro che vorrebbero sviluppare un proprio progetto:
“Inviterei i giovani a credere nei propri sogni, a creare a partire da una idea, perché anche se può sembrare che esista già tutto in questo mondo, e che non ci sia più spazio all’innovazione, la realtà non è questa, perché sempre si può trovare un punto di differenziazione da quello che già altri offrono.” – dice Sandy – “Tutte le persone – conclude – hanno delle idee, quello che realmente conta però, è l’esecuzione. Un consiglio che do è quello di non mantenere l’idea in segreto, con la paura che qualcuno ce la rubi; anzi consiglio vivamente di cercare di diffonderla, ovviamente in contesti protetti e che possano essere di beneficio per la crescita e lo sviluppo del progetto. Uscite allo scoperto, scrivete la vostra idea, create una presentazione, cercate collaboratori e mentori che possano accompagnarvi nel meraviglioso viaggio dell’imprenditoria e dell’innovazione. Non è detto che il primo progetto che si crea sia di gran successo, ma vi posso assicurare che ciò che si apprende durante il cammino è di un valore inestimabile, e per questo, sempre ne sarà valsa la pena!”.
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