LA MARCIA PER LA LIBERTA’ DEL POPOLO TURCO

SUL PRESIDENZIALISMO DI ERDOGAN ALEGGIA L’OMBRA DI GULEN . CHI E’ FETHULLAH GULEN?

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Un fiume in piena la marcia per i diritti che il popolo turco ha avviato e condotto per 25 giorni. Una marcia che tanto ricorda le folle che riempirono le piazze del Cairo in Egitto per chiedere democrazia al presidente Morsi alcuni anni fa. 250 mila persone che, senza paura hanno affrontato il presidente Erdogan con la loro costante presenza alla marcia alla quale si univano via via centinaia di persone senza mai cedere di fronte alle loro richieste: il riconoscimento dei propri diritti e della libertà di espressione che Erdogan con l’animo avvelenato dal fallito Golpe ha soppresso con arresti clamorosi (50mila) e licenziamenti in ogni parte della Turchia (150mila) così da inviare , al suo rivale Fetullah Gulen, un messaggio di sfida e di resistenza.

In realtà il confronto –scontro tra Erdogan e Gulen si verifica più sul piano filosofico religioso che su quello politico anche se una maggiore apertura e modernizzazione dell’Islam professato da Gulen incide e influenza anche la visione politica.

C’è una enorme differenza tra l’Islam sunnita tradizionale di Erdogan che vede inMaometto l’ultimo profeta a cui Dio avrebbe inviato messaggi, trascritti nel Corano dal primo califfo dopo la sua morte, e la nuova visione dell’Imam Fethullah Gulen. E’ sull’impostazione originaria dell’Islam sunnita che Erdogan si è posto come un novello califfo per difendere l’antica fede di Maometto e nel contempo, tramite il suo atteggiamento politico autoritario e dittatoriale, mostrare la sua innegabile adesione ad una visione anacronistica di una religione molto distante da ciò che nel frattempo è diventata la moderna Turchia. Il popolo turco, infatti, aveva già interiorizzato e sperimentato per decenni la democrazia e l’emancipazione religiosa fino a che non è entrato in scena Erdogan che in modo subdolo e ambiguo ha lavorato per riportare il paese al radicalismo con una serie di provvedimenti legislativi.

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Tramite una politica - che nulla ha più di democratico - ha esercitato una forma di oppressione e di coercizione verso tutti quei turchi - sono migliaia - che egli ritiene suoi nemici perché vicini all’ideologia del suo ex compagno Fetullah Gulen.

La verità è che quei pochi decenni di democrazia vera che le nuove generazioni hanno potuto sperimentare da Ataturk in poi, senza la sottomissione ad un potere religioso, hanno aperto le loro menti illuminandole con quella libertà di pensiero, di espressione e di comportamenti disinvolti a cui si erano già assuefatti. Limitarla, riportando l’orologio indietro di secoli è stato l’errore di Erdogan che nel suo nostalgico delirio, ha voluto trascinare un intero paese da cui si aspettava pieno consenso e forse anche devozione e ringraziamenti. Così non è stato e il Golpe (come tutte le precedenti proteste di giovani in piazza Taxir), lo ha ampiamente dimostrato tanto da accusare il suo acerrimo nemico Gulen, in esilio negli USA, di averlo architettato. A questo colpo di stato le cui trame rimangono ancora nell’ombra, l’astuto Erdogan è riuscito a sfuggire, grazie a una rete capillare di controllo e spionaggio in grado di conoscere in anticipo nomi e cognomi di migliaia e migliaia di cittadini sospetti così da poterli subito individuare. Tutti sbattuti in prigione subito dopo lo scampato pericolo. Invece di chiedersi perché una metà del popolo turco si sia schierato contro di lui, ha reagito rabbiosamente.

Ora, questa marcia gli avrà sicuramente aperto la mente al sospetto, perché il timore di essere bersaglio di un attentato, lo turba e lo inquieta. Come Machbeth, dilaniato dalla sua stessa cattiveria per aver ucciso il re Duncan, Erdogan uccide il suo popolo, assieme a quello curdo che Trump , ignorando la volontà del ‘Califfo’, sta invece appoggiando per l’eroico contributo dato alla lotta contro l’isis. Questa la personalità di Erdogan: un nostalgico califfo che dopo aver sognato l’Islam imperiale di un tempo potrebbe finire come tutti i dittatori preda di qualche pazzo kamikaze inviato dai suoi stessi fedelissimi.

Al contrario, Fethullah Gulen, ora in esilio volontario negli Stati Uniti, come Imam, è considerato da molti un riformatore; conduce una vita operosa e meditativa ed ha creato associazioni aperte ad una visione più mistica e spirituale dell’islam che include la revisione del Corano per meglio rapportarlo al mondo nuovo della scienza e della spiritualità.

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Fethullah Gulen è un personaggio la cui vita appare abbastanza affascinante da certi punti di vista poiché il suo percorso di evoluzione spirituale ed intellettuale lo avvicina alla figura carismatica di un Guru, di un Maestro di saggezza che nella modernità dei tempi, sa anche unire pragmatismo e spiritualità, quindi operatività e creatività per portare benessere materiale alla società dei nostri giorni.

cms_6741/4.jpgDire che Fethullah Gulen è un mistico sufi è cosa che non può comprendersi se non ci si addentra in quel mondo misterioso che è il misticismo, parola solitamente attinente alla esperienza diretta del divino, all’estasi , alla percezione di una realtà luminosa , onnipervadente, dalla quale emerge la verità di un universo dove tutto è percepito nella sua totalità senza divisioni e separazioni.

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Sarebbe questa esperienza a determinare la consapevolezza di essere tutti parte attiva della creazione e quindi a spingere verso l’unità delle religioni poiché tutte solitamente nascono dall’esperienza mistica di un maestro intorno al quale si sviluppa un pensiero religioso e talvolta anche il corpo dottrinale che si rapporta ai tempi e ai luoghi in cui queste esperienze sono avvenute o avvengono, influenzandone la cultura e la società.

Dal momento che il misticismo non è tema che si affronta spesso a livello giornalistico, è interessante poter capire come possa divenire un’ esperienza soggettiva in cui il rapporto con Dio diventa un privilegio aperto a tutti, in quanto attraverso la ricerca intensa e prolungata di un suo contatto reale si può finalmente riconoscere e sperimentare il suo Spirito in quanto questi è già nell’uomo sin dalla nascita come tutte le più importanti filosofie religiose testimoniano. La visione di Fethullah Gulen quindi trascende la visione anacronistica dell’Islam classico e si apre ad una crescente consapevolezza di una verità spirituale e scientifica che varca i confini di questo pianeta per muoversi negli spazi infiniti di altri mondi possibili.

F. Gulen appartiene alla corrente islamica detta ‘ Sufismo’ dove i sufi nei primi secoli erano degli asceti che vivevano in povertà indossando delle tuniche di lana.( Suf =lana) . Tuttavia il sufismo di Fethullah Gulen nasce dalla devozione verso uno sceicco sufi Said Nursi, nato nel 1876 il quale fu uno dei più grandi riformatori dell’Islampoiché intendeva unire fede , scienza e mondo moderno.

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Una figura carismatica, rispettosa delle altrui religioni tanto da volerle riportare tutte alla unità contro il materialismo crescente. Dopo la fine dell’Impero ottomano , nonostante l’abolizione di tutte le congregazioni ( Tariqa) islamiche da parte di kamal Ataturk , Said Nursi pur nella latitanza, continuò la sua opera di proselitismo scrivendo seimila pagine di commenti al Corano. Intensificò ed estese il suo dialogo con gli intellettuali, con i papi, (tra cui Giovanni Paolo II), i patriarchi ortodossi e discepoli provenienti da ogni paese o religione. Fethullah Gulen quindi, discepolo di Said Nursi istruito secondo la più spirituale delle tradizioni islamiche, ove virtù, amore e servizio al prossimo sono considerate un dovere, ha diffuso a sua volta le idee del suo maestro, morto nel 1960 , impegnando intellettuali e seguaci detti ‘gulenisti’, in ogni ambito della vita sociale turca: scuole, università, stampa, tribunali, polizia, forze armate; TV, radio..….tutti pronti a dare il loro contributo per un cambiamento radicale del sistema dove l’Islam fosse una presenza attiva in grado di dialogare con tutte le forze sociali, politiche e religiose non solo in Turchia ma nel mondo. Si può pensare che il popolo turco si sia ribellato perché animato da una visione gulenista della Turchia? Forse si, perchè , contrariamente ad altre sette islamiche conosciute per la loro ferocia e per le loro nefandezze, il movimento di Gulen ( HIZMET) si basa su principi e valori , universalmente condivisi dalla grande famiglia umana. Se pensiamo all’Isis, ad al Qaeda, dove per onorare Allah e Maometto, i devoti terroristi , convinti di non essere nel peccato, si inginocchiano e pregano Allah prima e dopo lo stupro di centinaia di donne rapite poi vendute come schiave nei mercati del sesso, o prima di uccidere un infedele, allora si potrebbe comprendere perché 250mila persone abbiano marciato contro Erdogan. Quell’Erdogan che, nonostante conoscesse questa abominevole pratica dell’Isis ne chiedeva il riconoscimento. Ora non c’è altro da fare che sperare in un ritorno alla democrazia , a quella democrazia che aveva aperto le porte della modernità e della libertà a milioni di donne turche oggi costrette ad indossare il velo e a non ridere in pubblico.

Elena Quidello

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