LA LIBIA E IL LUNGO PROCESSO DI PACE

Sarraj lascia il potere transitorio a Dbeibah, sperando in un cessate il fuoco fino alle elezioni dicembre

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"Giuro su Allah Onnipotente di assolvere i miei doveri con tutta onestà e devozione, di restare federe agli obbiettivi della Rivoluzione del 17 febbraio, di rispettare la Dichiarazione costituzionale, di prendermi completamente cura degli interessi del popolo e di preservare l’indipendenza della Libia, la sua sicurezza e la sua integrità territoriale", Abdul Hamid Dbeibah, con queste parole, ha prestato giuramento davanti al parlamento di Tobruk come premier del governo transitorio libico. Durante la cerimonia, trasmessa in streaming da una tv libica, insieme al nuovo premier, che ha il compito di portare l’elettorato libico alle elezioni di dicembre, hanno giurato anche i due vice premier e i 26 ministri. Dopo il giuramento, il presidente del parlamento, Aqila Saleh, in un discorso, ha auspicato alla fine delle divisioni interne, dando una svolta rispetto a quasi un decennio di instabilità politico-istituzionale.

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È dal 2011, solo per ricordare, che il Paese nordafricano non riesce a trovare una soluzione pacifica alla costituzione di un governo che unifichi tutte le forze politiche in campo e cerchi, altresì, di mettere d’accordo le realtà tribali disseminate sul vasto territorio libico. Con la caduta di Gheddafi, salito al potere nel 1969 dopo un colpo di stato militare che vide deporre il re Idris el-Senussi, l’autoproclamato Consiglio nazionale di transizione (composto da 31 membri, ne facevano parte varie forze anti-Gheddafi e alcuni ex membri del Comitato generale popolare di Libia e dell’Esercito libico passati dalla parte delle forze di opposizione)ha avuto sin da subito difficoltà nel costruire un percorso che portasse all’unità di tutte le forze in campo. La Libia, di conseguenza, ha così conosciuto un lungo periodo di tensioni sociali sfociate in una guerra civile che ha portato alla spaccatura politica del Paese in due fronti.

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Dal 2014 sono due le città che si contendono il diritto a governare sull’ex colonia italiana e due sono le figure che reclamano il diritto alla premiership libica: Fayez al-Saraj come Presidente del Consiglio Presidenziale e Primo ministro del Governo di Accordo Nazionale della Libia, riconosciuto dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con sede a Tripoli e Khalīfa Ḥaftar, ministro della Difesa e Capo di Stato Maggiore dal governo cirenaico, sostenuto dall’Egitto di al-Sisi, Francia e Russia, con sede a Tobruk. Dopo un decennio di ostilità frammentate da frequenti cessate il fuoco, solo l’Estate scorsa si è giunti a un accordo tra il presidente del governo di Tripoli, Fayez al-Sarraj e il presidente del parlamento di Tobruch, Aguila Saleh culminato nella cerimonia di Tripoli che ha visto il governo di "Accordo nazionale" libico di al-Sarraj, passare ufficialmente il potere a quello transitorio di "Unità nazionale" di Dbeibah. Nella speranza che a quelle elezioni di dicembre nessun soggetto esterno alla Libia, interessato solo dalle ricchezze naturali del territorio, influenzi quel processo di pace e stabilità che il Paese ha cercato di realizzare dopo la caduta del Colonnello Gheddafi.

Umberto De Giosa

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