LA FRANCIA E’ DIVENTATA UNA POLVERIERA

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Sono passati dieci giorni ormai e la Francia è ancora sotto fuoco e fiamme a causa degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Accanto a coloro che stanno protestando con violenza contro il governo e la sua riforma pensionistica, sono apparsi anche gli ecologisti che hanno dato origine ad una guerriglia nei pressi del bacino idrico di Sainte-Soline, nella regione della Nuova Aquitania, nell’ovest del paese. Nella mattinata di ieri 25 marzo è stato organizzato un corteo, non autorizzato, nei pressi del bacino, costituito da almeno 6.000 persone secondo dati della prefettura, appartenenti per lo più a movimenti ambientalisti annoverabili tra le fila dell’estrema sinistra. L’obiettivo era quello di “avvicinarsi e accerchiare il bacino per fermare il cantiere”, ha riferito un membro delle Rivolte della Terra.

cms_29874/FOTO_2.jpegSi protesta contro la costruzione di un mega bacino idrico, secondo le direttive del governo. La situazione però è ben presto degenerata, con esplosioni, uso di idranti e granate stordenti da parte della polizia. Almeno 50feriti registrati tra i rivoltosi (alcuni di essi gravi) e 16 tra gli agenti di polizia (uno in condizioni gravi).

Il Ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha affermato con un tweet: “A Sainte-Soline l’ultrasinistra e l’estrema sinistra sono di una violenza estrema contro i nostri gendarmi. Inqualificabile, insopportabile. Nessuno dovrebbe tollerarlo. Appoggio totale alle nostre forze dell’ordine”. La protesta contro i “mega-bacini” non nasce oggi, ma si protrae sin dal febbraio 2017, allorquando il governo decise la costruzione di 19 bacini, poi scesi a 16, per l’irrigazione del Sèvre Niortaise, del Mignon e di altre zone. Le ragioni delle rivolte si fondano su presunti interessi di parte nella costruzione di queste opere idriche, in particolare in favore di una minoranza di agricoltori che producono mais per allevamento. A tal ragione, i bacini sosterrebbero esclusivamente una particolare tipologia di agricoltura, di tipo intensivo e non ecologico che, secondo i manifestanti, procurerebbero siccità, erosione di terra e cementificazione. “Mentre il Paese si solleva per difendere le pensioni, noi contemporaneamente ci alziamo per difendere l’acqua”: sono parole degli organizzatori, secondo il quotidiano Liberation.

cms_29874/FOTO_2.jpgL’episodio infatti è riconducibile alla protesta ben più grande e violenta che sta piegando tutta la Francia e che si sta attuando contro il governo e la sua riforma delle pensioni, con innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Il bilancio, in corso di aggiornamento, vede al momento 457 fermi e 441 agenti feriti, in battaglie che stanno attanagliando tutto il paese. Solo lo scorso giovedì hanno sfilato oltre un milione di persone in oltre 200 proteste (e tafferugli). Ieri, oggi e domani molti voli saranno cancellati, a causa degli scontri che si sono accesi anche in prossimità degli aeroporti. Rinviata anche la visita di tre giorni programmata da re Carlo III d’Inghilterra nelle date 26-29 marzo, la situazione non è al momento sicura, anche se “la visita di Stato verrà riprogrammata al più presto”, si legge in una nota dell’Eliseo. Il governo inglese ha però tenuto a precisare che la decisione del rinvio “è stata presa con il consenso di tutte le parti, dopo che il presidente francese ha chiesto al governo britannico di rinviare la visita”.

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Emblematiche sono state le immagini dell’incendio della porta di ingresso del municipio di Bordeaux, occorso nella notte tra giovedì e venerdì scorso. Marsiglia, Lione, Besançon, Rennes, Rouen e Arles sono tra le principali città interessate dagli scontri, ma è ovviamente a Parigi che si registrano le azioni più violente che non accennano a placarsi. Sembra che si stia alzando un’onda contro il governo di Macron, salvato in aula per soli 9 nove voti in sede di discussione della manovra di sfiducia. Gli analisti evidenziano un “paese spaccato”, con un presidente che giace ai minimi della sua popolarità. Dal suo canto Macron difende la legge, in tutti i sensi, dichiarandosi pronto ad “addossarsi l’impopolarità” della riforma, definita “non un lusso, ma una necessità”; tuttavia “non è accettabile che dei gruppi utilizzino un’estrema violenza per aggredire come in questi giorni, dei sindaci, degli esponenti della Repubblica che sono per la riforma. Non è accettabile che utilizzino una violenza senza regole perché sono scontenti di qualcosa”.

Enrico Picciolo

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