LA DRAMMATICA SITUAZIONE DELLE DONNE IN TURCHIA
Un nuovo medioevo nella post modernità
Inutile negarlo: le evidenti difficoltà che vivono le donne turche sono a dir poco agghiaccianti. Al di là di ogni dato, ciò che preoccupa è il trattamento cui sono sottoposte. La distinzione cambia poco, ma il problema più grande è considerare una creatura inferiore all’altra. Pertanto, ciò che riporta l’agenzia Bianet, nel suo rapporto mensile dedicato alla violenza di genere, ci pone dei grossi interrogativi. Senza usare giri di parole, in Turchia si sono verificati dall’inizio dell’anno almeno 256 femminicidi. Se confrontiamo questo numero con le statistiche dello scorso anno, notiamo un drastico aumento. Infatti, nel 2020 si sono registrati 229 femminicidi in 10 mesi, che per la stragrande dei casi avvengono per mano di mariti, fidanzati o ex partner. Inutili le proteste delle associazioni femministe, perché il Paese ormai è ha imboccato un tunnel senza via di uscita.
Può sembrare paradossale, ma le generazioni passate avevano molte più libertà rispetto alle attuali. La Turchia ha una nobile tradizione, partendo proprio dal Codice civile secolare del 1926, introdotto da Kemal Ataturk, che conferiva alle donne gli stessi diritti civili degli uomini. La riforma di allora non prevedeva la validità di matrimoni religiosi e poligami. Proprio per questo nel 1935 le donne, per la prima volta, hanno espresso le loro intenzioni di voto, oltre al fatto di potersi candidare. Purtroppo, come (quasi) ogni storia a lieto fine quando si tratta di diritti strenuamente conquistati, il progresso è andato via via scivolando, prostrandosi sempre più all’islamismo. Proprio a partire da aspetti apparentemente superficiali, come l’obbligo di indossare il velo, il governo ha imposto leggi progressivamente più restrittive. Erdogan (definito da Mario Draghi “un dittatore”) ha incentrato tutta la sua politica governativa sull’estremismo, penalizzando maggiormente le donne.
Oggi più che mai, le donne vengono considerate come meri oggetti, senza alcuna voce in capitolo né tantomeno alcun diritto di protestare. L’attuale situazione preoccupa non poco il mondo occidentale, ma evidentemente nessun leader mondiale vuole intraprendere una battaglia per restituire dignità alla popolazione femminile. I motivi sono diversi, ma le ragioni di tale silenzio sono incomprensibili. Le autorità occidentali dovrebbero andare oltre i dati, oltre il momentaneo risentimento, e dare avvio una seria e concreta riflessione sui diritti civili. Questo medioevo turco, nell’era della globalizzazione, spaventa sempre più e ci pone dinanzi a una domanda esistenziale: dove arriverà il dittatore Erdogan?
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