LA DIVINAZIONE

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Quando sentiamo parlare di divinazione, la prima immagine che ci viene in mente è quella di strani personaggi avviluppati da abiti anacronistici, ricoperti di anelli e ciondoli vistosi oppure di improbabili gitane che si vantano di predire il futuro agitando le loro mani nodose su una sfera di cristallo; in poche parole, dei cialtroni.

A quel punto, se non si alza il sopracciglio, si fanno spallucce e si buttano in pochi secondi migliaia di anni di storia.

La DIVINAZIONE è ben altro.

Tuttavia, prima di addentrarci nei meandri della divinazione, cerchiamo di capire cosa NON è.

Di certo non è la soluzione ai nostri problemi, né tantomeno una scappatoia dalle realtà scomode della vita. Non è un “superpotere” che ci pone al di sopra degli altri e non è un escamotage per sapere cosa ci accadrà in futuro: il libero arbitrio esiste ed è sempre e comunque nelle nostre mani.

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Cos è, quindi, la divinazione?

In estrema sintesi possiamo dire che è la capacità di ottenere informazioni grazie a fonti soprannaturali, senza le quali tali informazioni resterebbero inaccessibili.

Queste “fonti” possono essere di diversa natura - simboli, presagi, rivelazioni, ecc. - e tutte si esercitano attraverso un rituale, spesso di matrice religiosa.

Come indica la parola stessa, la divinazione ha a che fare con il DIVINO, è strettamente connessa con la dimensione trascendente della nostra esistenza;

dal punto di vista etimologico, infatti, la parola divinazione deriva dal latino "divinus" che significa “appartenete alla divinità”.

La divinazione è praticata da sempre perché nasce insieme all’uomo, in quanto è la risposta alla sua più profonda necessità: conoscere l’inconoscibile, esplorare l’ignoto, avere il “controllo” della propria esistenza.

Da che c’è vita sul nostro pianeta, ogni civiltà ed ogni cultura ha sviluppato la propria forma di divinazione, quasi sempre praticata da medium o da personalità religiose alle quali ci si rivolgeva per chiedere consiglio per se stessi o per la collettività.

Proseguendo, la divinazione divenne un ulteriore passo in avanti rispetto al tempo in cui scienza e magia erano ancora un tutt’uno, tanto è vero che nel XVI secolo alcune discipline oggi considerate scientifiche - come ad esempio la previsione di fenomeni naturali (eclissi, terremoti, eruzioni vulcaniche) - venivano chiamate “magia naturale”. Solo in tempi recenti scienza e magia sono diventate due realtà antitetiche. Ad ogni modo, per comprendere la vera natura delle cose non bisogna mai perderne di vista le origini.

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Facendo un ulteriore passo in avanti notiamo come la divinazione sia stata relegata a tutti quei metodi di pronostico in cui la scienza risulta inefficace. Probabilmente fra qualche secolo, quando conosceremo meglio le capacità della nostra mente, molti di essi si sposteranno dalla sfera divinatoria a quella scientifica, come è già accaduto in passato.

Ma come è nata la divinazione? Se essa risponde alla fondamentale necessità dell’essere umano di CONOSCERE, qual è il pensiero fondante di tale pratica?

“Come in cielo così in terra”, recita il Padre Nostro, ma non solo. Nella tavoletta di una delle scuole teologiche di Babilonia - parliamo di circa 2000 anni a.C. - troviamo scritto:

“Le manifestazioni nel cielo così come quelle sulla terra ci danno segni. Cielo e terra, ambedue mandano segni univoci, ognuno per proprio conto, ma non indipendentemente, perché cielo e terra sono interconnessi: un segno cattivo in cielo è anche cattivo in terra, un segno cattivo in terra è anche cattivo in cielo!”

Questa incisione dimostra quanto fosse radicata la convinzione che ciò che accadeva nel mondo altro non fosse se non il riflesso di ciò che accadeva in cielo: per questo scienza e magia erano un tutt’uno, come pure l’astrologia e l’astronomia - nate sempre durante la civiltà babilonese - erano le due facce di una stessa disciplina.

Nelle antiche civiltà egizia, greca e romana, la divinazione assunse una connotazione più religiosa e si espletava nella consultazione degli oracoli, personalità religiose che interpretavano i segni mandati dagli dei.

Nel periodo Veterotestamentario, attraverso le sacre Scritture Dio stesso vieta esplicitamente ogni forma di divinazione, in quanto Lui solo può conoscere le cose nascoste. Con l’avvento del Cristianesimo, è completamente bandita in quanto si stimava che la Rivelazione si fosse totalmente compiuta nella persona del Cristo, ragion per cui la divinazione perdeva la sua ragion d’essere. Peggio ancora, durante il periodo dell’inquisizione, indovini e medium erano visti come esecutori del demonio e, in quanto tali, scomunicati e condannati a morte sul rogo.

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Ciò che balza all’occhio è la progressiva perdita di significato della divinazione, relegata oggi alla superstizione o peggio, alla truffa.

In realtà per millenni ha svolto un importantissimo ruolo religioso e sociale: ciò lo si deve al fatto che l’uomo era ancora totalmente connesso con la propria parte animica e che la sua visione della vita era un perfetto equilibrio tra spirito e materia, tra trascendente e terreno.

Ritrovando l’intima connessione con l’Universo e le sue creature, l’uomo potrà riscoprire il senso profondo della divinazione e la sua utilità all’interno del proprio percorso terreno. Recuperando il senso del “divino”, ricomincerà a guardarsi dentro, riacquisendo il potere di cambiare il proprio destino.

Fare divinazione è quindi non tanto scoprire cosa ci riserverà il futuro ma essere capaci di leggere il presente per poterlo vivere in maniera piena e consapevole; questo e solo questo determinerà il nostro futuro.

Simona HeArt

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