LA BELLE ÉPOQUE

“pauvreté, privilèges et guerre”

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Tutti hanno bene in mente gli anni dell’impressionismo francese.

Un manipolo di pittori, per la maggior parte ricchi o benestanti, iniziarono a “far pittura” visto che la fotografia li aveva “sollevati” (o licenziati) dal lavoro di dover riprendere la realtà o ritrarre fatti e persone.

Anche i “poveri del gruppo”, come Monet o Renoir, si dedicarono a dipingere paesaggi, feste, balli e “colazioni sull’erba”.

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Monet, Primavera

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Renoir, La Grenouillere

Davvero in Francia le cose erano così spensierate?

Negli stessi anni un esordiente Van Gogh e un contadino-pittore, Jean-François Millet, sono voci fuori coro.

Van Gogh si ispirò direttamente a Millet, di 40 anni più vecchio e, anche per assecondare la sua vocazione di “pastore” e predicatore, disegnò e dipinse la vita degli operai e contadini olandesi vicini a lui.

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Van Gogh, I mangiatori di patate

I “mangiatori di patate”, le grigie figure chine sui campi, uno sguardo triste quanto vero che si può chiamare con il nome “miseria”.

Proprio in quegli anni Victor Hugo scrisse “I miserabili” appunto.

Meno tragici, ma egualmente puntuali, i quadri di Millet: schiene curve a raccogliere gli avanzi del raccolto come unica ricchezza possibile.

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Millet, Le spigolatrici

Negli stessi anni in cui 500.000 soldati prussiani vincevano la guerra contro la Francia imprigionando l’imperatore Napoleone III e 100.000 uomini in resa, Manet dipingeva “Il balcone” e Monet il suo “Impression soleil levant”.

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Manet, Il balcone

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Monet, Impression soleil levant

Sembrano mondi diversi.

Come divergenti sembrano le azioni politiche francesi che, da un lato, abolisce “la schiavitù” e, dall’altro, invia il suo esercito a prendere possesso, con indispensabile corredo di “effetti collaterali” (leggi massacri), il Senegal.

Le nazioni europee, mentre non perdevano occasione di sfoltire la propria popolazione a centinaia di migliaia, si preoccupavano anche di “schiavizzare a casa loro” gli africani, esportando la superiore civiltà occidentale e spartendosi il continente.

Anche Van Gogh, finito il periodo impegnato, si dedicherà a dipingere girasoli e notti stellate.

Analogia in Austria e Germania, dove Gustav Klimt, in piena guerra mondiale, dipinge “La Vergine” e “Ritratto di signora”, il celebre quadro scomparso e ritrovato anni dopo a Piacenza.

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Klimt, La Vergine

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Klimt, Ritratto di Signora

I pittori, tutti intenti a esprimere le loro emozioni e le loro personali sensibilità, sembrano tutti uniti nel dimenticare, Freud direbbe “rimuovere”, che sono immersi in un mondo in fiamme.

Non è certo mia competenza attribuire compiti a pittori e pittura, ma trovo singolare che nessuno, in quegli anni, abbia sentito l’esigenza di raccontarci qualcosa di più di giardini fioriti, paesaggi e belle donne.

Andrea Giuseppe Fadini

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