L’ omicidio Varani nel libro di Emilio Orlando " Bravi" assassini

“Luca si faceva voler bene da tutti. Quella sera era tranquillo. Il mio Luca non era quello di cui parlano Manuel Foffo e Marco Prato. Non era lui. Il suo rapporto con il denaro era quello che hanno tutti: era felice di guadagnare e di spendere. Non si sarebbe venduto per nessuna cifra al mondo. Chiedo la giusta pena per chi ha compiuto questo omicidio. Voglio verità e giustizia. Lui voleva sposarmi.”
“Amore sposiamoci, anche in segreto da tutti – mi diceva spesso Luca . Io sognavo il classico matrimonio in chiesa, lui mi diceva: A me non importa nulla, basta che diventi la mia mogliettina per tutta la vita”. Sono le parole di Marta Gaia Sebastiani, la fidanzata di Luca Varani che chiede giustizia smentendo categoricamente che il fidanzato avesse incontri omosessuali a pagamento.
Doveva essere solo un party. Uno di quelli che va per la maggiore nelle serate della capitale, nella movida romana, dove alcune le feste, tra sesso alcol e droghe, possono andare avanti anche per sei giorni di fila. Diventa invece, una delle scene del delitto più struggente degli ultimi anni, una vera e propria mattanza avvenuta come al di fuori del resto del mondo. Un sacrificio, un’esecuzione, un dramma. E soltanto “per vedere l’effetto che fa”. Le ultime analisi tossicologiche sul corpo di Luca Varani , hanno evidenziato la presenza nel sangue del farmaco GHB, uno psicofarmaco utilizzato dai Sert per la cura dell’ alcolismo, ma nell’ uso ricreazionale viene definito la droga dello stupro. E’ questa secondo l’ ipotesi accusatoria della procura, la droga che Manuel Foffo e Marco Prato hanno utilizzato per stordire la vittima e piegarla ai loro desideri sessuali perversi Un assassinio che, se per alcuni aspetti appare freddamente e implacabilmente chiaro e spiegabile, resta per altri ancora incomprensibile e fitto di enigmi. Le indagini della procura di Roma scavano nelle ultime ore di vita della vittima e nei momenti di sballo degli assassini per cercare di decriptare un enigma, che sembra fondare su una vera mancanza di movente.
Orlando congegna bene le sue due anime di narratore e cronista, un modo inedito di raccontare un fatto di attualità come un delitto senza cedere allo ‘spettacolo della crudeltà’, ma senza mai tralasciare gli elementi emersi durante le indagini. Emerge, così, la cronaca criminale di una città vista dall’alto. Come analizzata dagli elicotteri della Polizia che quotidianamente ne solcano il cielo. Marco Prato e Manuel Foffo – rei confessi che adesso si accusano a vicenda – quella mattina torturarono, seviziarono e uccisero il giovane Luca Varani. Sembrerebbe una sceneggiatura, ma è cronaca di appena ieri. Perché è successo? Cosa c’è dietro? Cosa c’era in quella palazzina del quartiere Collatino, una periferia non periferia, dove si è consumato uno degli omicidi a sfondo sessuale più efferato dell’ultimo ventennio. Compiuto “soltanto” per vedere l’effetto che fa.
Emilio Orlando, giornalista romano de La Repubblica, da questo marciume ne ha tratto un libro di inchiesta che sembra poesia, un noir che sembra thriller, ma che purtroppo è cronaca. Nera. Dallo scandaglio dell’animo dei protagonisti, dalle carte dell’inchiesta, dalle più atroci confessioni, viene fuori, infatti, “‘Buoni’ assassini. Genesi di un delitto – Il caso Varani”, in uscita per Bonfirraro editore, che verrà presentato con la conduttrice televisiva di Uno Mattina , Francesca Fialdini, lunedì 4 luglio a Roma al teatro Palladium della Garbatella. L’ opera punta il dito non solo e non soltanto sugli autori del folle gesto, ma anche sui padri e sulle genitrici, sulla testa di una delle quali si è consumato l’orrore. E punta il dito anche contro Roma. Una città sempre più insanguinata, vittima dilaniata e malata, anch’essa, di una violenza diffusa che sembra inarrestabile, come testimonia l’ultimo, atroce e inspiegabile delitto di Sara Di Pietrantonio, l’ennesimo femminicidio che è cronaca recente . Orribile, inspiegabile cronaca. Nera.
Di fronte a questa atrocità, Roma e le sue periferie – dove mattanze del genere fino a pochi anni fa si contavano forse sulle dita di una mano – giacciono sullo sfondo, diventandone complici silenziose e omertose. I protagonisti dell’inchiesta sono, dunque, anche i palazzi della periferia est, scrostati e sporchi, a volte, come sporca può essere un’anima vagante. I protagonisti sono le feste mondane e sono le nuove app sui cellulari che confondono e connettono, dando l’impressione di collegare anche l’al di là.
La protagonista è anche Roma, quella capitale che si perde tra mille direzioni, di cui rimane soltanto la struggente, decadente, grande bellezza. I protagonisti sono anche il sesso, la droga, tanta – e i tanti soldi per comprarla – le trasgressioni, come infinite varianti del sé… come una continua ricerca di un’identità, persa o mai posseduta, così come la direzione. Il vuoto, il nulla.E allora chi è Marco Prato? Chi è Manuel Foffo? Profili seriali su cui consumare chilometri d’inchiostro. E chi era Luca Varani? Perché scelto come vittima sacrificale? Perché è stato l’unico a rispondere a quel breve, maledetto, messaggio. Tantissimi sono gli interrogativi che affollano gli inquirenti, ma quante sono le domande che annebbiano e offuscano la mente di sei genitori? Diverse le classi sociali, diverse le possibilità economiche, diversi i modi di agire e di reagire a una tragedia che ha scosso l’opinione pubblica per i particolari più raccapriccianti. Particolari assurdi per un delitto assurdo, consumato soltanto “per vedere l’effetto che fa”.
Una cronaca che, per la perfezione stilistica con cui è stata concepita, somiglia a un noir ben congeniato, di cui Imma Giuliani, nota psicologa e criminologa romana, cura la prefazione. Mentre la postfazione è curata dall’ avvocato Cataldo Calabretta e dal medico legale e criminologo Gino Saladini.Un viaggio, dunque, attraverso una racconto ben costruito su due piani narrativi. Il primo utilizza un linguaggio letterario fitto di riferimenti a figure mitologiche, a miti e totem di ieri e di oggi, di citazioni letterarie, cinematografiche e socio antropologiche, ispirandosi, in punta di piedi, anche alle ultime teorie psicoanalitiche. L’altro piano essenzialmente giornalistico, adotta stilemi linguistici diversi ma tipici della cronaca nera e giudiziaria. Infine, rivelazioni con particolari inediti e sconcertanti vengono forniti al lettore attraverso la pubblicazione di alcuni atti dell’inchiesta. Perché si vuol far spazio alla verità. Perché quel giorno di marzo Luca Varani venne ucciso. “Per vedere l’effetto che fa”.
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