Guernica, Picasso
7 e la madre
ne ho partoriti 7
7 hanno detto loro
cellule innumerevoli schizzate dal mio ventre
mi hanno avvolto il petto con artigli di bestie
7 hanno detto loro
ora le schiene smarrite sono 7
7 strade nel tanfo di polvere da sparo – li ho cercati
nel ventre ho portato tutto il vuoto della terra
scalando le macerie un piano dopo l’altro
le mie figlie – quando si spaccava un tronco
i figli miei – quando la pioggia riempiva le fosse
nel mezzo della strada la mano tocca il metallo
la ruggine passa nella mia pelle e tinge il volto della terra
la lingua mia dentellata tra le parole
7 hanno detto loro
7 senza più occhi – bocca – naso – piedi
7 senza più fame – sete – vista – olfatto
7 senza più sonno – pianto – riso – abbracci
se tocco quell’ombra non nasce il giorno, vero?
nel mezzo della strada mi sono lanciata
ho addentato la terra il ferro la pietra
ho lanciato il mio latte sui vostri occhi abbuiati
sono una maga, sì, quando la vita
era sul punto di spaccarsi giusto al centro
mi credevate morta. 7 sguardi ho lanciato al cielo
7 sono i frammenti in cui mi divido
non riuscirete a ritrovarmi
io sono alba,
sotto ciascuna stella
dono al mondo sette viventi
(Zeynep Köylü)
Cagnaccio di San Pietro, Madre. La vita, Il dolore, La gloria, 1923 – Camera del Lavoro Metropolitana di Venezia
Punto di riflessione:
non potremo mai capire la tragedia di una guerra, se il conflitto ci viene spiegato in un servizio lampo alla tv.
Non la apprenderemo, certo nei libri di storia, nelle cui pagine viene mostrato il lato politico, economico, strategico e le vittime sono cifre illeggibili.
L’attenzione viene posta, sempre più spesso, sulle motivazioni, i punti chiave che hanno segnato la fase vera e propria delle ostilità.
La prospettiva non potrà essere neutra se la storia viene scritta dai vincitori.
Omettere puntualmente le testimonianze più toccanti o spuntarle, quasi, del loro originario dolore, dalla ferocia di ogni gesto, da ogni ripercussione, ogni mancanza - assenza resta come pagina esclusa da ogni programma scolastico.
Se i sopravvissuti vengono privati della voce, se i nomi servono solo a dentellare lastre di marmo, i monumenti a loro memoria a cosa serviranno?
Loro che una cronaca non hanno? Chi ascolterà le madri? I nonni? I figli? Chi piangerà un fratello? A cosa potrà servire scampare alla morte se non facciamo altro che vivere nel passato?
Solo la sofferenza ci rende tangibili. Solo riconoscerla ci avvicina empatici. Solo cercare di non restituirla ci rende umani.