L’ARTE TRA CURIOSITA’ E MISTERI
L’inquietante immagine del basilisco
Vittore Carpaccio - San Trifone ammansisce il basilisco-Scuola di San Giorgio degli Schiavoni- Venezia
“San Trifone ammansisce il basilisco” è un dipinto a tempera su tavola (141x300 cm) di Vittore Carpaccio, datato 1507 e conservato nella Scuola di San Giorgio degli Schiavoni a Venezia. Di Vittore Carpaccio, il pittore rinascimentale veneziano dallo stile descrittivo e minuzioso, affine ad Antonello da Messina e ai fiamminghi, vi ho già parlato in un precedente articolo, questo scritto sarà focalizzato non su Carpaccio ma sul basilisco che ha una storia assai curiosa.
Particolare con San Trifone e il basilisco
La tela di Carpaccio, mostra San Trifone, durante il suo miracolo più famoso, legato alla guarigione di Gordiana, figlia dell’imperatore Gordiano III. San Trifone martire a diciott’anni per non aver abiurato la sua fede cristiana era un giovane pastore di oche, dedito alle letture sacre e capace di operare esorcismi. Gordiana era ossessionata da un basilisco, un mostro fantastico con il corpo da leone, la coda di un rettile, la testa di un asino e le ali, nonostante la giovane età, appena dodicenne, San Trifone opera l’esorcismo, si avvicina a Gordiana il basilisco fugge e la ragazza è libera dal tormento.
Più o meno negli stessi anni il basilisco appare a Genova.
Pier Francesco Sacchi- Polittico di San Siro- Chiesa di San Siro di Struppa-Genova
Il basilisco compare accanto a San Siro, il nome di questo Santo rievoca il celebre stadio milanese, in realtà è un altro Santo omonimo, vescovo di Genova. Nel polittico cinquecentesco di Pier Francesco Sacchi, detto il Pavese (1485 –1528), pittore rinascimentale lombardo, è raffigurato il Santo con ai piedi il basilisco. La leggenda narra che in un pozzo, stava un animale mostruoso dall’alito immondo, il basilisco appunto.
San Siro e il basilisco- Lapide marmorea in un vicolo di Genova
San Siro per liberare Genova dal mostro fece portare un secchio e con tono autoritario convinse il basilisco a entrare nel secchio e lo tirò su, poi impose all’animale di gettarsi in mare, attraverso un sentiero che tutt’oggi è chiamato “vico del basilisco”.
Qualche decennio dopo il basilisco riappare, questa volta a Bologna.
Chiesa di San Siro- Genova- Statua del Santo e del basilisco
Ulisse Aldrovandi (Bologna, 1522-1605) è considerato il fondatore della Storia naturale moderna. La sua “Storia Naturale”, è l’opera più ampia dell’epoca sulla descrizione dei tre regni della natura (minerale, vegetale, animale). Nel 1617 la sua collezione che contava 18.000 pezzi fu collocata nel Palazzo Pubblico di Bologna dove rimase fino al 1742, quando venne trasferita a Palazzo Poggi, dove si trova ancora oggi. Nella collezione c’erano volumi illustrati con migliaia di splendidi acquerelli raffiguranti animali, piante, minerali e mostri. Nelle immagini dei mostri vi era inserito anche il basilisco di cui Aldrovandi non dubitava dell’esistenza. Il basilisco era raffigurato come un gallo mostruoso, con coda di serpente.
Basilisco contenuto nel Serpentum et draconum historiae libri duo (1640) di Ulisse Aldrovandi
Basilisco, significa piccolo re, deriva dal diminutivo di basileus, quest’ultimo era un titolo che indicava un sovrano di rango imperiale, un “re dei re”; nella Grecia antica indicava anche una sorta di alto sacerdote. Plinio il Vecchio (23/79), noto scrittore romano descrive il basilisco come un essere mostruoso, dal potere di uccidere col solo sguardo o addirittura col semplice alito. Presso i cristiani divenne simbolo del peccato, infatti Sant’Agostino lo definì “il re dei serpenti” cioè il re dei demoni. Altre fonti sostengono che avesse il corpo di un gallo, coda di serpente o di lucertola, ali di drago, becco d’aquila oppure che avesse portamento eretto e sembianze umane.
Può sembrare strano ma il basilico, l’erba aromatica che ha il nome tanto simile al mostro, ha qualche attinenza, basilico infatti significa “pianta del re”, anche se qui le leggende si confondono e non si sa se era un antidoto per il veleno del basilisco o se era la pianta cara al mostro.
Raffigurazioni di basilisco a sinistra quella di Decembrio (Pavia 1392 - Milano 1477) a destra di Aldrovandi
La particolarità più strana, è la credenza che il basilisco nasca dall’uovo deposto da un gallo, abbia come padre un gallo e come madre un rospo, e che il suo sangue abbia virtù terapeutiche.
Stemma di Basilea con il pastorale abbracciato da due basilischi
Circa centocinquanta anni prima del basilisco di Aldrovandi e qualche anno prima dei dipinti di San Trifone e di San Siro, a Basilea il cui toponimo fa riferimento al mostro, il 4 agosto del 1474, un gallo di undici anni venne condannato a morte.
Venne decapitato e messo al rogo. Che cosa aveva mai fatto? Era in sospetto di essere un probabile basilisco.
Era andato contro natura: aveva deposto un uovo… naturalmente anche l’uovo venne dato alle fiamme.
Certo che a ben guardare il mondo sia strano, nello stemma di Basilea convivono pacificamente il simbolo del Vescovo, il pastorale e ben due basilischi, il diavolo e l’acqua santa e non solo letteralmente… a Basilea vi sono circa trenta fontane basilische tutte uguali.
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