L’ERA POST-MICHELE SI CHIAMA DE SARNO

Marni vs Instagram factor

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cms_29262/0.jpgAncora una volta, come era accaduto per la scelta di Alessandro Michele, il gruppo Kering e la maison Gucci stupiscono tutti annunciando di aver individuato nel designer, Sabato De Sarno il nuovo direttore creativo della maison. Ancora una volta hanno scelto un nome sconosciuto ai più, come lo era stato ai tempi Alessandro Michele, tra la ridda di nomi “famosi” che erano circolati subito dopo l’addio di Michele. La notizia, arrivata via Instagram, ha suscitato grande attesa, soprattutto dopo la svolta radicale intrapresa nella collezione menswear presentata durante la fashion week dedicata alla moda maschile. In quel caso era stata una collezione di “transizione”, visto che non c’era ancora un direttore creativo, ma oggi sono in molti a chiedersi se la maison e De Sarno continueranno verso questa strada di “pulizia” o se, viceversa, il nuovo direttore creativo prenderà tutt’altra strada.

cms_29262/Milano_fashion_week_2023.jpegL’appuntamento fatidico sarà il prossimo settembre in occasione della Milano fashion week dedicata alle collezioni womenswear dove De Sarno darà la sua visione di donna firmata Gucci. Sabato De Sarno ha un background di profonda conoscenza del made in Italy costruito in anni di lavoro presso le maison più importanti del luxury italiano. Nel 2005 inizia la sua carriera all’interno di Prada per poi arrivare a Dolce&Gabbana, dove resta un solo anno e, nel 2009, approda da Valentino con ruoli sempre più rilevanti diventando, sino alla nomina da Gucci, fashion director con il compito di supervisionare le collezioni maschili e femminili diventando il braccio destro del direttore creativo, Pierpaolo Piccioli. Del nuovo direttore creativo di Gucci si sa ben poco, visto il suo basso profilo, anche sui social, ma dovrà ben presto abituarsi ad avere i riflettori su di sé, facendo sua l’arte di saper reggere la forte pressione nel guidare una delle maison più importanti ed esposte del fashion system. Il nuovo direttore creativo ha trentanove anni, nato e cresciuto a Napoli, ha un marito che lavora negli uffici dell’Unione Europea a Bruxelles, che coltiva un forte interesse per il settore della maglieria, ma è anche lo stesso che ha disegnato l’abito da sposa di Nicola Peltz per il suo matrimonio con il figlio di Victoria Beckham, Brooklyn. Risulta del tutto evidente che De Sarno sembra essere l’esatto opposto di Michele, da sempre esposto sui social media e grande frequentatore dello showbiz. Se in molti, orfani di Michele, sperassero che la maison scegliesse un designer sulla scia del lascito creativo di Michele, la scelta di De Sarno sembra andare nella direzione opposta. Il mio personale auspicio è che la nuova era De Sarno continui sulla linea di pulizia vista nella scorsa fashion week, dove la maison è tornata a far parlare il suo DNA fatto di un’eleganza preziosa che non ha bisogno di un fashion show d’effetto o nel cadere, a tratti nell’eccesso stilistico di dubbio gusto, a cui ci aveva abituato Michele per far parlare di se e della maison.

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A dispetto di un fashion system proiettato nel visual storytelling su Instagram per definire il proprio brand identity cercando l’engagement dei potenziali clienti attraverso gli hastag degli influencer più popolari, la maison Marni sceglie l’antico valore del saper fare moda e del non allineato. Il direttore creativo di Marni, Francesco Risso, dopo la grande mela, ha scelto la capitale nipponica, Tokyo per far sfilare le collezioni uomo-donna fall-winter 2023. All’interno di un’ampia palestra, se pur divenuta intima e rivestita da una scenografia di carta in un bianco ottico accecante, c’era un’orchestra, in total white, che ha incalzato ogni uscita in passerella con la vibrazione della luce più pura e del suono più vibrante. Per Risso la scelta di Tokyo è stato un modo per uscire dalla propria comfort zone di Milano, per confrontarsi con persone, gusti e culture diverse tra loro. Gli outfit non sono pensati per compiacere l’Instagram factor e la sua community, ma per compiacere le singole personalità nello scegliere cosa indossare, assecondando solo il proprio stile personale e non per strappare un effimero like. I capi di Marni sono pensati per durare nel tempo e non solo per i dieci secondi che servono per postare una foto del proprio outfit. Le linee, squisitamente sartoriali, vengono esaltate da colori puri e vibranti declinati in total look come il bianco, il verde, il giallo, il rosso, dove i pattern geometrici, i pois, i check, macro e micro, sono il tocco spiritoso e l’energia positiva che si sono respirati guardando l’intera sfilata. Che dire, al di là delle eccessive ridondanze stilistiche così virali su Instagram, la collezione di Marni ha saputo far dialogare in modo perfetto sapere sartoriale, pulizia delle linee, vitalità, timeless e genderless senza inutili eccessi e facili provocazioni.

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Il fashion show di un brand quasi sconosciuto, nato nel 2018 per portare alla ribalta del grande pubblico il tema di un fashion system sempre più sostenibile, è diventato immediatamente virale sui social portando alla ribalta la fashion week di Copenaghen come non mai. Il brand (di)vision, con la sua collezione “Dressed for Disaster”, ha riportato in una sala da pranzo lo stile rock degli anni ’90 attraverso capi ed accessori come i bomber oversize, gli slip a vista, i pullover con logo, gli scaldamuscoli, il denim, ma decisamente più green visto l’uso di tessuti e materiali riciclati, della lana naturale e di capi vintage rivisitati e condotti al 2023. Gli outfit danno un’interpretazione caotica e audace in pieno mood degli anni ’90, ma con un occhio attento alla salvaguardia del pianeta. Il momento clou del fashion show, che ha mandato virale il brand, è stato il finale quando una modella seduta ad un tavolo imbandito, alzandosi, si è trascinata con sé tutto quello che c’era sul tavolo tra lo stupore generale. Il fine giustifica sempre i mezzi? Per una buona causa, come la sostenibilità, è sempre lecita qualsiasi scelta, anche quella più lontana dal glamour e dallo stile?

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Vi lascio ricordandovi l’appuntamento di mercoledì prossimo, in concomitanza con l’inizio di Sanremo, con i miei consueti articoli dove leggerete commenti e pagelle semi-seri sugli outfit delle cinque giornate dedicate alla musica italiana che anestetizzano, nel bene e nel male, il nostro bel paese.

T. Velvet

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