L’ANGOLO DEL PARLATORE (sesta parte)
La finestra (meravigliosa?) della nostra Vita è limitata da due solidi “stipiti”: la data di nascita e quella della morte. Ma la coscienza di sé non coincide con quelle date. Relativamente a ciascuno di noi, non è vera l’equazione Tempo = Vita. E nemmeno è vera l’altra: Tempo = Vita = Denaro. A che età si è in grado di comprendere il valore e il senso del denaro? A che età si guadagna? E come? Vogliamo considerare le malattie e/o gli incidenti gravemente invalidanti che, pur non spegnendo le funzioni vegetative, rendono “assenti” dalla vita? E da quanto tempo è “scomparso” chi non ce la fa più e decide di farla finita?
C’è chi, sazio di Vita, “attende” serenamente la fine come un desiderato e meritato riposo ma c’è pure l’ingordo che fa “salti mortali” pur di prolungare il soggiorno in questa “Valle di lacrime”.
Qui è da segnalare il comportamento di “sciacalli” che, speculando sugli affetti, si prestano al gioco di illudere il moribondo e i suoi cari con “interventi” tanto inutili quanto costosi, capaci di prolungare solamente le sofferenze del paziente e lo strazio dei familiari.
Le fedi religiose più seguite aiutano ad accettare l’ineluttabile. Sarà il Nirvana (dove, spento ogni desiderio si vivrà finalmente nella pace dei sensi), sarà il Ganna (dove saranno soddisfatti tutti i desideri, compresi quelli sessuali), sarà il Paradiso (dove si godrà la visione beatifica di Dio), resta innegabile il dissidio tra la vita reale e quella ideale, per cui si sente il bisogno compensativo di averne una pienamente soddisfacente nell’oltretomba
Per il fedele, induista, islamico o cristiano che sia, l’anima sopravvive comunque al disfacimento del corpo e la Vita è immaginabile come una semiretta: ha un inizio ma non ha fine. Per altri, la Vita è tutta qui. Perciò paragonabile a un segmento di lunghezza variabile, con due estremi precisi. Non è detto che i comportamenti degli uni e degli altri siano santificanti o riprovevoli in funzione della personale convinzione; ciascuno è libero di mettere bottega dove crede opportuno.
A rigore, bisogna riconoscere che abbiamo trascurato il tempo delle “incertezze”, in quanto c’è una vita prenatale e le funzioni cerebrali non si spengono nel preciso istante dell’arresto dei battiti cardiaci.
È comunque indubbio che le Fedi religiose aiutano a dare uno scopo alla vita umana e a sopportare limiti, deficienze e avversità. Esse spingono a rivedere i comportamenti marcando più in profondità i confini tra il lecito e l’illecito. Pentimento Perdono e Penitenza, inoltre, contribuiscono alla ripartenza, cioè a non disperare e a provare nuovamente a migliorarsi nonostante le cadute, i fallimenti, le forze esaurite e il tempo in scadenza. Oltre ad essere un bell’esempio di Fede nella Redenzione cristiana (pensiamo al Buon Ladrone), il riconoscimento dei propri errori e la voglia di riscatto mi pare un vantaggio per l’evoluzione della specie, in quanto rafforza la convinzione che l’ultima parola (e la vittoria finale) spetta al Bene.
La Vita è viaggio; non importa quanto dura quella di ciascuno e forse neanche importa la meta. Importa che l’umanità prosegua verso il suo imperscrutabile Destino. Se la Vita è frutto di un progetto, tocca al Progettista darle senso. Se è un accadimento, un prodotto “naturale” di combinazioni, caso e / o necessità, bisogna riconoscere la “singolarità” che ha permesso qui, sulla Terra, la realizzazione di un evento capace di trascendere la materia e l’energia che l’hanno originato, lo mantengono e lo spingono sulla strada del divenire.
Dove, come, quando e perché ebbe inizio la Vita? Come si evolverà? A Chi, a che serve? Domande aperte alle quali la Filosofia, le Scienze e le Religioni hanno cercato e cercano di dare delle risposte. Esse, come un liquido, si adattano al “recipiente” che le contiene (ragione e fede). E come un aeriforme si dilatano in una indeterminatezza “benefica”. La quale spinge ciascuno a esplorare dentro di sé e intorno a sé, per “costruire” la sua risposta con i “mattoni” di cui dispone: tempo, energia, intelligenza, capacità di interazione, conoscenza...
(continua)
L’angolo del parlatore:
Quinta Parte
Quarta Parte
Terza parte
Seconda parte
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