L’inflazione globale

E’ diminuita del 6,8% tra il 2000 ed il 2018

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La banca mondiale calcola il livello dell’inflazione per i vari paesi nella globalizzazione. I dati, con riferimento al 2018, possono essere analizzati in forma di ranking. Al primo posto per valore dell’inflazione nel 2018 vi è la Liberia con un valore pari al 23,56%, seguita da Angola con un valore pari a 20,190% e la Turchia con un valore pari a 16,32%. A metà classifica vi sono il Cile con un valore pari a 2,43%, Hong Kong con un valore pari a 2,40% e St. Vincent and the Grenadines con un valore pari a 2,324%. Negli ultimi posti della classifica vi sono Ecuador con un valore pari a -0,224, Rwanda con un valore pari a 0,313% e St. Kitts e Nevis con un valore pari a -1,037%.

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Di seguito si fa riferimento all’andamento dell’inflazione in Liberia, Angola e Turchia.

Liberia. Il valore dell’inflazione in Liberia è cresciuto nel periodo tra il 2008 ed il 2009. Nel 2008 il valore dell’inflazione in Liberia è stato pari a 17,49%, successivamente è diminuito fino ad arrivare al 6,83% nel 2012, per poi iniziare a crescere negli esercizi successivi raggiungendo il 12,42% nel 2017 ed infine il 23,56% nel 2018. Complessivamente tra il 2008 ed il 2018 il valore dell’inflazione in Liberia è cresciuto di un valore pari a 6,07 punti pari al 34,73%.

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Angola. Il valore dell’inflazione in Angola è cresciuto nel periodo tra il 2008 ed il 2018. Nel 2008 il valore dell’inflazione in Angola è stato pari ad un valore di 12,48%. Successivamente il valore dell’inflazione è cresciuto fino a raggiungere il picco di 14.47% nel 2010 per poi decrescere fino al 2015 quando l’inflazione si è attestata intorno al 10,28%. Tuttavia tra il 2015 ed il 2016 il valore dell’inflazione in Angola è cresciuto enormemente da un valore pari a 10,28% fino ad un valore pari a 32,38% per poi ridursi a 31,69% nel 2017 e a 20,19% nel 2018. Complessivamente tra il 2008 ed il 2018 il valore dell’inflazione in Angola è cresciuto di un valore pari a 7,71 punti pari al 61,84%.

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Turchia. Il valore dell’inflazione in Turchia nel 2008 è stato pari ad un ammontare del 10,44%. Negli esercizi successivi, ovvero fino al 2017, il valore dell’inflazione ha avuto un andamento altalenante alternandosi tra il 6,5% e l’8,56%. Nel 2017 il valore dell’inflazione è cresciuto notevolmente fino ad un valore pari a 11,14% per poi crescere ancora nel 2018 fino al 16,33%. Complessivamente nel periodo tra il 2008 ed il 2018 il valore dell’inflazione in Turchia è cresciuto di 5,8 punti percentuali ovvero pari ad un valore del 56,38%.

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Conclusioni. Nel periodo considerato il valore dell’inflazione a livello globale è diminuito nel periodo tra il 2000 ed il 2018 in media del 6,87%. Tra i paesi nei quali c’è stata una crescita del valore dell’inflazione vi è Hong Kong con un valore pari a 6,09%, Gambia con un valore pari a 5,67%, Vietnam con un valore pari a 5,24%, Nigeria con un valore pari a 5,16%, Macao con un valore pari a 4,61%.

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Tra i paesi che hanno avuto una riduzione del valore dell’inflazione vi sono Angola con un valore pari a -304,81%, la Bielorussia con un valore pari a -163,75%, Ecuador con un valore pari a -96,32%, la Romania con un valore pari a -41,04%, e la Turchia con un valore pari a -38,58%. La crescita dell’inflazione oltre una certa misura è certamente un fatto negativo per l’economia. Infatti con la crescita dell’inflazione crescono anche i prezzi, insieme ai salari, ed in genere peggiora la condizione dei creditori nell’interno del sistema economico, mentre la posizione dei debitori diventa più sostenibile. Ne deriva che oltre una certa misura l’inflazione risulta essere assolutamente negativa per la crescita dell’economia. Tuttavia, per un lungo periodo di tempo, soprattutto nella cosiddetta golden age, ovvero tra il 1950 ed il 1972, il valore dell’inflazione è cresciuto insieme alla crescita del PIL. In genere l’inflazione è contrapposta alla disoccupazione, nel senso che gli stati devono scegliere se aumentare l’inflazione e quindi i salari insieme all’occupazione, oppure ridurre l’inflazione e quindi i salari e la disoccupazione.

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Tuttavia dopo il 1972 questa proposizione, ovvero la connessione tra inflazione e occupazione è stata considerata falsa a livello empirico, attraverso la crescita della cosiddetta stagflazione, ovvero la crescita congiunta tra disoccupazione e inflazione. Ecco perché a partire dagli anni ‘80-90 le politiche economiche monetarie sono sempre state considerate come orientate ad un controllo dell’inflazione verso il basso. Emblematico in questo senso è il valore dell’inflazione fissato dalla BCE al 2% da sinistra. Certamente i paesi europei e il Giappone sono orientati ad un rallentamento dell’inflazione che in taluni casi sfocia nella deflazione. Tuttavia anche la crescita dell’inflazione oltre il 10% può essere la rappresentazione di problemi seri nel sistema economico, legati alla instabilità economica e politica, a crisi, guerre, recessioni o fenomeni di rivolta politica. Non si può quindi essere contrari o favorevoli all’inflazione in assoluto, quanto piuttosto occorre valutare le condizioni macroeconomiche complessive dei vari paesi.

Angelo Leogrande

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