KENNEDY CONTRO MARKEY, TRUMP ATTACCA LE MANIFESTAZIONI PER BLAKE

Il presidente si scaglia anche contro il sindaco della città di Kenosha, in Wisconsin

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Appuntamento con la storia rinviato. Jospeh Patrick Kennedy III – Joe, per gli amici – non siederà al Senato. Il discendente dello storico presidente John Fitzgerald Kennedy non è riuscito ad avere la meglio su di un autentico colosso, il settantaquattrenne senatore uscente (e rientrante, a questo punto) Edward Markey, venendo sconfitto nelle primarie democratiche del Massachussets. Questi i numeri: 46.5% contro 53.5%, stando agli ultimi dati riportati. A suo modo è una sconfitta storica per Joe Kennedy: per la prima volta in assoluto un membro della famiglia di origini irlandesi, che risiede negli Stati Uniti da tempo immemore, viene sconfitta nel Massachussets. Da ben trentasette anni alla Camera dei Rappresentati, e dal Senato dal 2013, Ed Markey era un autentico “battesimo” di fuoco: il suo programma liberale e anti-establishment che gli è valso la vittoria è stato sostenuto da niente di meno che Elizabeth Warren e da Alexandria Ocasio-Cortez, la più giovane eletta al Congresso.

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Facendo due chiacchiere con il passato… cosa ne risulta? Che il prossimo Congresso non avrà quindi nessun esponente della famiglia Kennedy nella politica statunitense, evento che non accadeva dal 1947. Il che è un gran peccato, se si considera l’epoca di grande incertezza che gli Stati Uniti e il mondo stanno attraversando: avere una figura “di riferimento” avrebbe giovato molto al popolo americano, considerando che Trump non appare certo al 100% della riconferma. Proprio The Donald è al centro dell’ultima polemica, scoppiata a seguito delle manifestazioni causate dall’episodio occorso a Jacob Blake.

Le manifestazioni e le violenze abbattutesi dopo il caso Blake sono una forma di terrorismo interno, sono disordini contro la polizia, disordini anti americani”. Queste le dure parole del presidente contro le violente proteste, che ancora non accennano a placarsi. “Negli attacchi almeno 25 negozi sono stati distrutti o danneggiati, edifici pubblici sono stati dati alle fiamme e mattoni sono stati lanciati addosso agli agenti”. Trump ne ha per tutti: “Non è certo una protesta pacifica, la retorica contro la polizia è pericolosa”. Dalla sua visita a Kenosha, città del Wisconsin, arriva la bordata ai democratici: “Tutti i problemi che abbiamo nelle città come New York e Chicago provengono dai democratici”. Ecco, sarà per questo che la visita a Kenosha era stata fortemente sconsigliata al capo di stato?

Trump rivolge parole poco edificanti anche al sindaco della città: “Difende gli anarchici - sentenzia - Kenosha sarebbe stata rasa al suolo se non fosse stato per la Guardia Nazionale che ho schierato, penso che molte persone stiano guardando quel che succede a queste città gestite dai democratici e che siano disgustate”.

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Il nocciolo della questione rimane il sostegno di Trump alle forze dell’ordine. Se approva i loro discutibili metodi, non è dato saperlo. “Dobbiamo dare loro un sostegno molto maggiore – asserisce dalla tavola rotonda alla quale ha partecipato – dovete essere decisi, duri, forti ed essere disposti a mettere dentro le persone”. Dalle parole ai fatti: il tycoon ha annunciato la concessione di un milione di dollari alla polizia di Kenosha, quattro milioni di dollari per aiutare le aziende cittadine a ricostruirsi e quarantadue milioni di dollari per altri pubblici ministeri. “Se anche vi sono delle mele marce, la maggior parte dei nostri poliziotti sono devoti e onesti e devono spesso prendere decisioni terribili in pochi istanti. – conclude – Tanti afroamericani e ispanici, anche loro vogliono sicurezza: guardate ai sondaggi, vogliono una polizia forte”.

Francesco Bulzis

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