Intervista allo specchio “...Ahi serva Italia...”

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In attesa del personaggio di turno da intervistare, mi comunicano che, il tanto atteso ospite, a causa del traffico stradale, farà piuttosto tardi. I tecnici prevedono che la registrazione non potrà avvenire prima di un’ora, se tutto va bene. Da bravo fobico ed ipocondriaco, comincia ad assalirmi una crisi di panico e non bastano due sedativi per calmarmi. Il mio sguardo vaga nel vuoto e si sofferma su un grande specchio sistemato di fronte al mio salotto.

Vedo la mia immagine riflessa che tradisce uno stato ansiogeno, accompagnato da sudorazioni fredde, tachicardia e senso di soffocamento. Mi passa per la testa un’idea balzana che solamente la mia mente perversa poteva partorire. Vuoi vedere, mi sono chiesto, che mi intervisto da solo?

Mi faccio una bella intervista allo specchio. Comunico al microfonista la mia idea e questi, attonito ed esterrefatto, mi guarda, come se si trovasse di fronte ad un degente stanziale del servizio di igiene mentale. Ho deciso di farlo e lo farò, mi dico. Con fare più che convinto, rivolgendomi allo specchio e alla mia immagine riflessa, comincio a intervistarmi.

D = Buonasera e benvenuto nel nostro salotto. Prima di addentraci nell’intervista, vedendola corrucciata e preoccupata, mi permetterei chiederle se vi è qualcosa che la indigna, qualcosa che la indispone. Parli, parli pure a ruota libera.

Prendo fiato, mi verso dell’acqua, e, convinto di rilasciare questa intervista impossibile, entro nel personaggio. Con voce impostata comincio a declamare: “...Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchier in gran tempesta, non donne di province ma bordello...” Deve sapere, mio caro, che Dante Alighieri e la sua “divina commedia”, da ragazzo, lo consideravo un autore pesante, superato e stucchevole. Oggi, invece, lo rileggo volentieri, rivalutandolo e considerandolo attuale, contemporaneo e con forti doti premonitorie. In particolar modo, nel sesto canto del purgatorio, dove descrive l’incontro fra l’autore , il giullare e poeta itinerante Sordello da Goito. ” Ahi serva Italia...” Trovo queste parole attuali e premonitrici quasi fossero centurie di Nostradamus. Versi, questi ultimi, niente affatto criptici, che, avrebbe potuto scrivere un cronista dei giorni nostri e pubblicarli tranquillamente su un quotidiano nazionale, facendone un analisi puntuale dello stato di salute della nostra Nazione.

D = Desumo che, lei, ultimamente stia rileggendo il poema Dantesco....

cms_70/erasmo.gifAssolutamente no! Sto rileggendo un libro che, da sempre, ho sul mio comodino e che mi calza a pennello: “l’elogio alla follia di Erasmo da Rotterdam”. Spesso e volentieri lo sfoglio e mi

riconosco. La follia è il denominatore comune che ho con l’autore. Ma torniamo a noi.

La mia mente, sovente, è pervasa da tante domande, alle quali non riesco a trovare risposte.

Alcune notizie che per giorni o mesi hanno riempito le prime pagine dei quotidiani nazionali scompaiono d’improvviso come se non fosse mai accaduto nulla. Incredibile.

D = Mi faccia qualche esempio.

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Il tempo, mio caro intervistatore, passa inesorabile. Dei due marò Italiani, a distanza di diciotto mesi dal loro arresto, pare non si sappia più nulla. Anche gli Indiani hanno imparato a fare “gli indiani” nei nostri confronti. I giovani militari, ligi agli ordini ricevuti, sono stati “mollati e abbandonati” al loro assurdo destino. La nostra diplomazia, a parer mio, sembra dormire. I nostri ministri continuano a raccontarci che le acque si stiano muovendo, dimenticando che dei due non si hanno notizie da mesi. Come se non bastasse l’Italia tutta è oramai invasa da zingari, clandestini e pregiudicati che pretendono ed ottengono diritti che non vengono riconosciuti nemmeno agli stessi italiani. Lo Stato continua a ripetere di non avere più soldi per pagare le pensioni, le tasse e le accise aumentano di ora in ora mentre si sperperano miliardi di euro per l’acquisto di aerei da guerra costosissimi e mal funzionanti.

Alcuni politici ci prendono in giro, salvando le banche che ci hanno affossato per anni, promettendo “lavoro e sviluppo economico” che difficilmente potrà verificarsi a breve termine.

L’Europa, la Germania, e persino gli Indiani, ci impongono ricatti non solo morali, offendendoci e considerandoci inaffidabili e “peracottari”. Mi chiedo semplicemente se e da chi siamo rappresentati. Ahi serva Italia...! L’industria langue, il commercio muore e la gente è sempre più disperata e rassegnata. Vergogna! Mentre Vasco Rossi continuare a cercare un senso a questa vita, gli Italiani non riescono più a trovare un senso nello “Stato”, nella “famiglia” e nella “morale”.

Scomparsi anche i “valori” che, purtroppo, hanno perso il loro vero significato etimologico, oltre che essere considerati desueti e sconosciuti dalla maggior parte dei giovani. La meritocrazia è stata sostituita da “parentopoli”, la dignità dalla “faccia tosta” e persino la lingua italiana, a causa degli acronimi e della nuova tecnica di comunicare in face book, è diventata sterile e asettica. Basti pensare che una semplice frase d’amore e di affetto come “ti amo tanto tesoro mio” si è ridotta ad un arido T.V.B. acronimo di ti voglio bene.

D = Dopo questo suo sfogo, legittimo ma pessimista, potrebbe dirci almeno una sola frase di speranza?

Mi rifaccio al titolo di un film del 1970 di Giancarlo Covelli: “ fermate il mondo, voglio scendere”

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