Il sospetto di un’innocente bugiarda

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Ci aveva già pensato Roberto Benigni, con la sua dissacrante ironia, a portare sullo schermo le disavventure di una persona qualunque che, per una serie di equivoci, è creduta da tutti un pericoloso maniaco sessuale e un freddo serial killer di donne. Era il 1994 e il film in questione (Il mostro) ebbe un notevole successo di critica e di pubblico. Gli anni passano ma la gente mormora e giudica sempre allo stesso modo, basandosi spesso su infondati sospetti che, diffondendosi a macchia d’olio, sono sufficienti per condannare perfino un innocente. Ed è proprio questo che accade ne Il sospetto, dove il povero Lucas, un distinto maestro d’asilo, viene ingiustamente accusato di atti di pedofilia da una bambina risentita nei confronti dell’insegnante per non aver accettato un suo regalo. È risaputo che i più piccoli sono appellati come “la bocca della verità” e, dunque, non mentono. La calunnia così, amplificata dal mondo dei genitori, dalla scuola e dalla fervida immaginazione dei bambini, scatena il putiferio nella comunità danese in cui abita il protagonista, il quale diventa, irrimediabilmente, colpevole d’innocenza. Interpretato dal convincente Mads Mikkelsen che si è aggiudicato il premio a Cannes per la miglior interpretazione maschile, Il sospetto lascia empatizzare molto con i sentimenti d’angoscia che vive il protagonista. L’altrettanto bravo Thomas Vinterberg, regista della pellicola, segue l’innocente Lucas nel baratro dell’esclusione e del pregiudizio da parte della gente che, parafrasando il titolo di un film di Marco Bellocchio e senza avere prove sull’effettiva colpevolezza del presunto pedofilo, “sbatte il mostro in prima pagina!”, costringendolo a dimostrare la propria innocenza. Il film ha giustamente meritato la candidatura ai passati premi Oscar come Miglior film straniero, statuetta che invece è stata assegnata a La grande bellezza di Paolo Sorrentino.

Giovanni Boccuzzi

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