Il caffè pedagogico

Pedagogia della famiglia: la “genitorialità intensiva”

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I ritmi serrati imposti dalla società contemporanea e l’impegno richiesto dall’attività lavorativa, spesso, inducono i genitori a nutrire sensi di colpa relativamente al tempo dedicato ai propri figli. Essi lamentano un senso di inadeguatezza alle esigenze manifestate da questi ultimi, sviluppando meccanismi di compensazione spesso più dannosi dell’assenza.

cms_8295/2.jpgUna recente ricerca realizzata da Judith Treas, sociologa e direttrice del Center for Demographic and Social Analysis presso l’Università della California, e Giulia M. Dotti Sani, borsista post-doc presso il Collegio Carlo Alberto a Torino, ha tuttavia prodotto risultati inaspettati che ribaltano questa teoria, o meglio, questa “falsa credenza”.

Per buona pace di mamme e papà, la ricerca, pubblicata sul “Journal of Marriage and Family”, ha mostrato che nella maggior parte dei paesi occidentali i genitori di oggi trascorrono molto più tempo con i figli di quello che facevano i loro “colleghi” 50 anni fa. E il tempo trascorso con i bambini sarebbe più alto tra i genitori istruiti.

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Quest’ultimo dato è ancora più sorprendente secondo la Treas, dal momento che, per un teoria economica ampiamente diffusa, i genitori più istruiti e abbienti difficilmente rinunciano al proprio lavoro, sia pur impegnativo, per accudire i propri figli; inoltre essi godono di un benessere che consentirebbe il ricorso di aiuti di vario genere: asili nido, baby sitter ecc …

La ricerca svolta dalla studiosa italiana e dalla sociologa statunitense ha coinvolto i genitori di 11 nazioni (Canada, Regno Unito, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Italia, Spagna e Slovenia) con un’età compresa tra i 18 e i 65 anni, che vivevano in un nucleo familiare con almeno un figlio di età inferiore ai 13 anni. Dal 1965 al 2012, a ben 122271 genitori (per esser precisi, 68532 madri e 53739 padri) è stato chiesto di tenere un diario di tutte le loro attività quotidiane. Le ricercatrici quindi hanno analizzato le differenze selezionando un giorno a caso da ogni diario e catalogando la quantità di tempo impiegato sia nelle attività interattive che in quelle ordinarie di cura dei bambini.

Il tempo trascorso con i propri figli ha riguardato ogni genere di attività: dal preparare i pasti al fargli il bagno; dal cambiare i pannolini e i vestiti al metterli al letto o alzarsi nel bel mezzo della notte in caso di bisogno; dal fornirgli cure mediche fino a leggere e giocare con loro, così come aiutarli con i compiti.

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L’analisi ha evidenziato che nel 1965 le madri dedicavano una media giornaliera di 54 minuti alle attività ordinarie di cura dei propri bambini, mentre nel 2012 hanno dedicato quasi il doppio del tempo alle stesse attività, con circa 104 minuti al giorno. Ma il risultato più sorprendente ha riguardato il tempo trascorso dai padri con i loro figli, che è quasi quadruplicato: nel 1965 i padri spendevano una media giornaliera di tempo di soli 16 minuti con essi, mentre oggi arrivano a dedicar loro quasi 59 minuti.

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Il campione di genitori reclutati per la ricerca era estremamente variegato circa il livello di istruzione, e anche in questo caso non sono mancate le sorprese: come già accennato, mentre le madri con un’istruzione universitaria dedicavano circa 123 minuti al giorno alla cura dei propri figli, il tempo si riduceva a 94 minuti per le madri meno istruite. I padri laureati, invece, dedicavano ai loro figli circa 74 minuti al giorno, mentre quelli meno istruiti ci trascorrevano mediamente 50 minuti.

Judith Treas riferisce questi dati ad un fenomeno interessante, noto come “genitorialità intensiva”,che è diventata un trend culturale per quanto riguarda la cura dei figli. “I padri contemporanei hanno una visione più egualitaria dei ruoli di genere e quindi vogliono essere più coinvolti nella vita dei loro figli rispetto ai loro padri” ha spiegato Treas. “Queste convinzioni hanno fatto breccia tra i genitori più istruiti dei paesi occidentali, ma si stanno diffondendo anche fra le loro controparti meno istruite”.

Lucia D’Amore

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