I sentieri di Psiche

LA CHIAVE IMPERFETTA

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cms_13392/1.jpg“Ti riconosco dai capelli, crespi come cipressi

Da come cammini, come ti vesti

Dagli occhi spalancati come i libri di fumetti che leggi

Da come pensi che hai più difetti che pregi

Dall’invisibile che indossi tutte le mattine

Dagli incisivi con cui mordi tutte le matite

La spalle curve per il peso delle aspettative…

…Potessi abbattere lo schermo degli anni ti donerei l’inconsistenza dello scherno degli altri

So bene come ti senti, so bene quanto ti sbagli

Credimi

No, non è vero

Che non sei capace, Che non c’è una chiave…

…Chi dice che il mondo è meraviglioso

Non ha visto quello che ti stai creando per restarci”

(da “Una chiave” di Caparezza)

cms_13392/DSC_2838.jpgCaro Lettore,

ci ritroviamo su I sentieri di Psiche e, come in ogni percorso del benessere che si rispetti, siete stati invitati a teatro per seguire una rappresentazione molto speciale…A recitare sono tanti bambini e ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico e altre disabilità, sono guidati dalle loro mamme e dalle loro educatrici volontarie.

Quello di cui vi parlo è una realtà, la realtà dell’Associazione Apertamente che da tanti anni opera sul territorio di Molfetta a favore di tanti ragazzi affetti da autismo e delle loro famiglie; l’associazione è un cantiere di idee, grazie alla brillante creatività della presidente, Lidia de Trizio e ogni anno viene organizzato un evento teatrale che vede la partecipazione di tutti i ragazzi con educatrici e famiglie.

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Ho voluto aprire il mio testo di oggi con le parole significative della canzone di Caparezza – molfettese anch’egli – su cui scorrevano le immagini di tanti ragazzi con disabilità all’opera durante i laboratori; lo spettacolo quest’anno si è ispirato alla fiaba di Pinocchio proprio perché il bambino di legno aveva un desiderio: quello di diventare un bambino vero così come i genitori di questi ragazzi sognano per loro un futuro di maggior autonomia e soprattutto di vera e autentica inclusione sociale e lavorativa. Pinocchio è un semplice pezzo di legno del quale Geppetto, il suo papà inizia a prendersi cura, vendendo addirittura il suo mantello caldo per comprare un libro al bimbo e mandarlo a scuola, ma la sua aspettativa sarà tradita da Pinocchio che più volte si farà tentare dall’ozio. La fiaba si presta facilmente ad essere accostata alla nostra vita poiché in effetti esiste il rischio che questi bambini si perdano e da qui ne consegue la necessità di guidarli in questa vita colma di insidie. Pinocchio si ritrova davanti ad uno spettacolo di burattini e questa è stata una delle scene che mi hanno particolarmente colpita; la scena infatti può avere due diversi modi di essere interpretata: sia in maniera negativa che positiva. Il ruolo dell’educatore, infatti, è proprio quello di guidare i suoi ragazzi, quasi con modalità a specchio, affinchè apprendano strategie funzionali nella vita; ci sono autori come Giacomo Rizzolatti che hanno scritto molto circa i neuroni specchio i quali sembra che siano deficitari nei soggetti con disturbi dello spettro autistico. Ciò vuol dire che i bambini con autismo avrebbero difficoltà e disagi perché non riescono a interiorizzare e comprendere il comportamento proprio e altrui perché non lo riconoscono, e tale riconoscimento avviene grazie ai neuroni mirror.

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Il movimento del burattinaio per certi versi assomiglia al lavoro che si fa quando nella tecnica ABA (Applied Behaviour Analysis) si da il cosiddetto prompt (aiuto) fisico o di altro genere, affinchè il soggetto con autismo o con altre problematiche memorizzi il comportamento adeguato per poi agirlo autonomamente e automaticamente.

Pinocchio, prima di diventare un bambino vero, è un pezzo di legno e ha dei movimenti stereotipati e rigidi, salta di qua e di là come la sua coscienza, il grillo parlante: povero lui, tenta di riportare il piccolo di legno alla disciplina, spiegandogli che non si disobbedisce ai propri genitori e che chi lo fa prima o poi ne paga le conseguenze.

La figura della Fata ha un significato molto profondo poiché è colei che riconosce che Pinocchio, nonostante i suoi errori, ha dimostrato con i comportamenti il suo amore per il padre, il suo coraggio e quindi l’autenticità del suo sogno di diventare un bambino vero: intanto sulla scena di Geppetto che veglia sul piccolo Pinocchio addormentato e stremato, passa sul grande schermo una frase di Einstein: “Se vuoi capire una persona, non ascoltare le sue parole, osserva il suo comportamento”. Ebbene sì, dopo la tempesta, Pinocchio si risveglierà con accanto Geppetto e la Fata e si muove agilmente, non ha più il naso lungo né le orecchie e la coda d’asino, in segno della colpa espiata.

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Più volte sono passate davanti ai nostri occhi citazioni di Albert Einstein prima tra le quali: “La mente è come un paracadute, funziona solo se si apre” e poi ancora “Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo”; quest’ultima in particolare l’ho sentita particolarmente forte perché è una realtà di fatto che spesso vediamo intorno a noi volti tristi, insoddisfatti - di cosa poi non si sa - e poi ci sono i nostri ragazzi con le loro famiglie: anche loro a volte sono tristi e nervosi, ma hanno sul volto la luce di chi ce la sta facendo al contrario di tanti che, pur non avendo motivo, pensano che sia impossibile farcela. Sono persone che appunto non hanno ‘aperto il paracadute’: per amare è necessario aprire la nostra mente perché l’amore ha bisogno di comprensione e di accoglienza, soprattutto ha bisogno di non essere giudicato e di essere celebrato ogni giorno della nostra vita.

Insegniamo ai nostri ragazzi a valorizzare le proprie diversità: ognuno di noi è una chiave imperfetta che cerca la sua giusta serratura.

Alla prossima settimana

Teresa Fiora Fornaciari

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