I VIDEOGIOCHI, DA “BARZELLETTA” A SPORT

Storia di un fenomeno che ora punta alle Olimpiadi

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In meno di due anni è cambiato tutto. 19 novembre 2017–28 ottobre 2019: Giovanni Malagò, presidente del CONI, definisce l’introduzione dei videogiochi alle Olimpiadi una “barzelletta”, salvo poi ritrattare. Verso la fine dell’anno scorso, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano dirama un comunicato in cui si legge che gli “eSports possono essere considerati attività sportiva”. È il risultato degli incontri tra il capo dello sport italiano e Michele Barbone, presidente della Federesports, il cui obiettivo è far rientrare gli eSports tra “gli sport riconosciuti ufficialmente”. Il percorso che porterà al raggiungimento di questo scopo deve essere approvato dagli uffici del CONI che si occupano di registrare i nuovi sport. Una volta completati tutti i passaggi, gli sport virtuali entreranno tra le federazioni riconosciute dal Comitato; intanto, vengono già organizzati tornei a livello nazionale e internazionale.

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C’è da capire come mai questo processo di riconoscimento sia stato così lungo e travagliato. A spiegarlo è Maurizio Miazga, segretario nazionale della Federesports, alla testata giornalistica Open. L’esplicazione si basa su tre punti, il cui fil rouge sono gli aspetti tecnici legati al riconoscimento degli sport virtuali in Italia. Primo punto: “la definizione di sport non è mai stata data dal CIO, esiste soltanto in una legge della Comunità Europea e indica qualsiasi cosa in grado di portare al benessere psicofisico delle persone. – afferma Miazga – Prendiamo il tiro a segno: non comporta sforzo fisico ma grande capacità di concentrazione, e pensare che lo sport comporti sudore è abbastanza antiquato”.

Il secondo punto riguarda la scelta dei titoli da far entrare sotto l’analisi del CONI, e anche del Comitato Internazionale Olimpico. “Il mondo degli eSports è vario quasi quanto quello delle attività sportive classiche, e i giochi sotto la nostra attenzione sono quelli che simulano sport reali – prosegue il segretario della Federesports – queste sono le indicazioni che abbiamo e non c’è spazio per gli sparatutto”. Moltissimi appassionati rimarranno delusi da queste parole, ma è effettivamente opportuno andarci con i piedi di piombo. Soprattutto ora che si è all’inizio di un percorso che, con le dovute scelte, può portare grandi successi e soddisfazioni. “Io auspico che questa prima apertura sia solo un punto di partenza, c’è tempo per cambiare ma adesso la linea che è stata tracciata è questa”.

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La questione economica è il terzo punto del ragionamento di Miazga: oltre ai titoli, occorre scegliere attentamente le console “olimpiche”, anche se, al momento, le opzioni principali sono tre: Play Station, Xbox e Nintendo. È possibile, dunque, già fare qualche ipotesi circa i videogiochi “meritevoli” di entrare nella ristretta cerchia dei titoli “competitivi”: FIFA, PES e NBA2k non li tocca nessuno; per le corse potrebbe essere all’altezza Need for Speed e per i più “nostalgici” qualche capitolo della serie Mario, che si cimenta nel tennis come nelle intere Olimpiadi insieme al ”rivale” di sempre Sonic.

Noi non sposiamo la piattaforma o il gioco, noi vogliamo solo che i ragazzi competano in maniera sana”: questa la premessa che potrebbe consentire agli eSports di debuttare a Los Angeles 2028.

Francesco Bulzis

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