I BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA

Civitella d’Agliano

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Civitella d’Agliano è un tipico borgo medievale che sorge su un colle degradante verso la valle del Tevere. L’origine medioevale si evidenzia dalle numerose vestigia che sopravvivono solenni quali la Torre dei Monaldeschi, l’imponente bastione e l’antica Chiesa parrocchiale.

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Ma è soprattutto l’architettura dell’intero centro storico, ben delimitato dalla rupe e da antiche mura, che meglio esprime l’essenza medioevale: i vicoli, che si diramano a raggiera dalla piazza centrale, le sobrie abitazioni addossate fra loro ai piedi del Castello, le antiche mura, porte e finestre costruite con i materiali locali e per lo più con il tufo dai caldi colori. E’ difficile stabilire la data precisa dell’origine di Civitella e del suo Castello, ma dall’esame di vari reperti archivistici si può affermare che il Castello fu eretto nell’XI secolo dai Conti di Bagnoregio i cui discendenti molto più tardi assunsero il cognome di Monaldeschi della Cervara.

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Anche la Chiesa parrocchiale di S. Pietro e S. Callisto ha antiche origini. La sua prima edificazione si fa risalire tra la fine del sec. XII e l’inizio del XIII. La chiesa subì, poi, tra la fine del sec. XV e l’inizio del XVI una profonda ristrutturazione, giungendo così alla nostra epoca. Abbiamo premesso che l’origine del Borgo è medioevale, ma prima della comparsa dei castelli baronali, la zona Teverina era stata già popolata dagli Etruschi e poi dai Romani. Ancora prima, forse, le popolazioni primitive che vivevano lungo le sponde del Tevere. Che Etruschi e Romani abbiano popolato queste contrade lo dimostrano i itrovamenti di tombe, come quella etrusca ritrovata a Case Nuove, i colombai, le vestigia di ville e insediamenti romani, reperti di colonne, manufatti in ceramica messi in luce dal vomere. E’ con la caduta dell’Impero Romano che le popolazioni contadine, prima libere di commerciare i loro raccolti con i mercanti che risalivano il Tevere, si rifugiano sulle colline da dove potevano avvistare per tempo le orde dei barbari o le bande di malviventi, e quindi organizzare la difesa. Importante testimonianza del passato è costituita dal sito archeologico di Castel Sozio in corso di emersione e valorizzazione.

cms_23994/00.jpgSuccessivamente furono edificati i castelli baronali, con le torri di avvistamento, come a Civitella. Le vicende storiche di Civitella e del suo castello risultano travagliate. I feudatari nel 1322 erano Ghibellini, ossia avversari del potere temporale dei Papi, tanto che, in quell’anno il castello venne fatto demolire per ordine del Comune di Orvieto, che puniva con questa misura l’aiuto che i Signori di Civitella avevano prestato ai Ghibellini ribelli di Orvieto. L’anno successivo, cacciati i Monaldeschi e sostituiti con i Guelfi Orsini, lo stesso Comune di Orvieto ordinò la ricostruzione del castello. Ma i Monaldeschi non mollarono. Eccoli di nuovo, nel 1329, ritornare saldamente in possesso di Civitella. Passarono gli anni. Come gran parte delle terre sottoposte al regno temporale della Chiesa, anche Civitella subì l’invasione di uno dei Prefetti di Vico. Nel 1353, fu Giovanni a preparare l’invasione. Ma l’occupazione del Prefetto di Vico durò poco; infatti, i Monaldeschi, due anni dopo, tornarono in possesso del feudo. Essi, però, non erano nelle grazie della Chiesa, e nel 1415, la Camera Apostolica ci mise nuovamente le mani, cacciandoli definitivamente e impossessandosi del feudo e delle sue rendite. Nel 1517, Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, rinnovò l’infeudazione di Civitella d’Agliano al Comune di Orvieto, concedendola a questi in "vicariato perpetuo".

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Civitella si eresse poi, nel 1564, in Comune, sempre tributario del patrimonio di S. Pietro come tutti i feudi dello Stato Pontificio, sino all’annessione al Regno d’Italia nel 1870. Tra i reperti storici più importanti ritrovati nell’archivio storico del comune ricordiamo gli statuti, ossia i codici che regolavano la vita e le opere delle genti del borgo medioevale di Civitella. Il più antico dei codici è datato 1467, il codice medio è del 1517 e quello più recente è del XVIII secolo. Nel 1867 Civitella ha dato i natali al Cardinale Angelo Maria Dolci (1939), con i lasciti del quale vive l’Ente omonimo, che ospita una scuola materna e le suore del Calvario.

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Non meno interessante di quella di Civitella è la storia della frazione di S. Michele in Teverina, che fu Comune autonomo fino al 1927, quando fu unificato con Civitella d’Agliano. Una storia molto suggestiva quella del borgo medioevale di Castel di Piero. Di quell’epoca lontana rimangono il palazzo baronale, ottimamente conservato, edificato in vicinanza del primitivo castello dei Baglioni, fatto abbattere da Papa Adriano VI nel 1522, per affermare la supremazia della Camera Apostolica sui beni del feudo che Piero e Giovancarlo Baglioni, eredi rivali, contestavano ostinatamente con le proprie milizie. I Baglioni, per essere più tranquilli nel dominio del loro feudo, sottomisero Castel di Piero, a seconda come tirava il vento politico, ora alla più potente città di Viterbo, ora alla non meno superba città di Orvieto; la storia di Castel di Piero non è cioè molto dissimile da quella di Civitella d’Agliano. Anche qui i feudatari si sono succeduti ai feudatari. Ai Baglioni hanno fatto seguito i Simoncelli, a questi i Sarcinelli, poi il feudo fu acquistato dai Benedetti di Spoleto. Nel 1847, divenne Signore di San Michele in Teverina Luigi Desiderato Semonville, Duca di Monthalon, discendente diretto di quel Carlo Tristano, aiutante di campo di Napoleone.

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Alla sinistra dell’arco d’ingresso al centro storico si estende tutto il complesso della chiesa parrocchiale di Civitella. In realtà sono due chiese: la parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Callisto e la "Madonna delle Grazie"; spunta sopra i tetti di entrambe il campanile settecentesco. Non si può fare a meno di notare la facciata a vento che occupa un lato della piazza, in mattoncini e pietra, realizzata nel 1940. L’ingresso principale della chiesa, oppresso e dimezzato da quella che è la casa parrocchiale, è perfettamente orientato ad est. All’interno l’edificio è a tre navate spartite da tre colonne sormontate da archi. Da notare sono le varie tele presenti, a cominciare dalla tela raffigurante la "Madonna del Rosario con i Santi Caterina e comenico" opera di Filippo Naldini del 1782 che si trova nella navata di destra entrando, sulla controfacciata.

cms_23994/00000.jpgIl Naldini e il Maestro Ludovico Mazzanti, pittore orvietano molto più famoso formatosi nella Roma barocca del Gaulli, hanno dipinto tutte le tele della chiesa creando un’unità stilistica e temporale particolarmente significativa. Infatti continuando a destra si incontra l’altare di S. Giuseppe con la tela raffigurante il "Transito di S. Giuseppe" di Filippo Naldini del 1783, e a seguire in Cappella Zucchini, dal nome del fondatore, l’ "Assunzione di Maria in cielo". L’altare successivo ha una cappellina dove si conserva la statua della Madonna del Rosario: uno dei tanti doni del Cardinale Angelo Maria Dolci, illustre civitellese. Nell’abside si trova l’altare maggiore, sotto la mensa si conserva il corpo di S. Coronato Martire, sopra al coro ligneo c’è la bellissima pala con l’ Immacolata Concezione, S. Pietro e S. Callisto" opera di Ludovico Mazzanti del 1765. Nella navata di sinistra troviamo un’altra tela di Filippo Naldini con la raffigurazione di "Cristo Redentore con i Santi Biagio, Bonaventura, Vincenzo Ferreri e Carlo Borromeo" del 1781. L’altare che segue è dedicato al crocefisso, mentre sopra la porta vi è lo strappo di un affresco quattrocentesco proveniente dalla chiesa detta del Conventino. L’altare successivo è quello del Santo Patrono di Civitella: S. Gorgonio.

La tela di Ludovico Mazzanti rappresenta "Madonna con Bambino e i Santi Gorgonio, Lorenzo, Lucia e Callisto Papa" del 1753. Incuneata tra l’abside e le mura del castello vi è la chiesa della Madonna delle Grazie. Questa chiesa venne costruita per proteggere l’affresco con la Vergine e il Bambino, a destra c’è un altare con una statua della Madonna Addolorata, ai lati le tele di S. Luigi Gonzaga e S. Nicola di Bari di Filippo Naldini, a sinistra l’altare con la bellissima tela raffigurante S. Orsola e le Vergini, e ai lati ancora Naldini: S. Francesco di Paola e S. Liborio.

Diana Filippi

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