I BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA

Cervinara

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Situata su di una fertile pianura circondata dal massiccio del Partenio sorge Cervinara.

Ampiamente estesa su di un meraviglioso lembo di terra ricco di scenari e di suggestioni naturali, questa località dell’Irpinia si colloca a mezza strada tra il napoletano ed il beneventano, ponendosi da sempre come sintesi degli interessi di entrambi i territori. Il comune è diviso in frazioni e conta 12.000 abitanti circa.

Sul nome si fanno diverse ipotesi: secondo alcuni esso discenderebbe da ara Cereris, un tempio che sarebbe esistito nelle frazioni tra Valle e Castello, dedicato alla dea delle messi. Questa ipotesi discende da frà Arcangelo da Montesarchio che nel Cinquecento pretese di trovare un’origine latina per i nomi di tutti i comuni della Valle Caudina. Secondo altri esso dipende invece da un’ara cervis, cioè altare dei cervi. Un cerbiatto compare sullo stemma comunale. Infine, altri sostengono che il nome sia legato ad una cella vinaria, cioè una cantina per il vino, inclusa in una proprietà rurale monastica.

Non si sa quale sia l’ipotesi più attendibile a cui far risalire il nome di questo centro caudino, che nel 1998 ha ottenuto il titolo di città. Sicuramente, però, tutte e tre le ipotesi sono indicative di un fatto: che l’agricoltura ebbe fin dall’origine un ruolo predominante nella vita di questa popolazione, che trovò nella montagna la principale fonte di sfruttamento e di sostentamento. Agricoltori, pastori, boscaioli, artigiani, furono i primi abitatori della terra cervinarese. La produzione di frumento, castagne, vino e latte era talmente abbondante da costituire la base di consistenti scambi commerciali con i vicini mercati di Benevento e Montesarchio, oltre che con Napoli, Avellino ed Atripalda.

E’ anche documentato che i monaci ebbero un ruolo importante nella vita di questo centro, visto che proprio ad essi si deve l’introduzione della coltivazione delle castagne, ma soprattutto perché la prima notizia scritta parla di uno scambio di terre tra i monaci di San Vincenzo al Volturno ed il principe longobardo Sicardo. Lo scambio di terre cervinaresi risale al IX secolo ed è documentato dal Chronicon Vulturnense.

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Nel territorio appartenuto ai monaci sorge il Castello, con molta probabilità fatto costruire dai longobardi e sorto a scopo difensivo contro le invasioni saracene e poi in seguito ricostruito e modificato, prima dai normanno-svevi e poi dagli angioini. Esso fu la sede dei feudatari fino a quando prevalsero i motivi di riparo e di difesa.

Nel Cinquecento gli interessi economici e sociali della popolazione si spostano in pianura. A frazione Ferrari e d’Avalos fanno costruire il palazzo marchesale che, nella prima metà del Seicento viene ampliato e rimodernato dal marchese Francesco Caracciolo.

cms_22596/2.jpgCervinara fu feudo di importanti famiglie. Dopo essere appartenuto alla regia corte di Napoli, tramite affidamento ad alcuni feudatari, esso passò agli Angioini che, come sappiamo, erano francesi. Appartenne prima ad Isabella di Chauville e poi fu diviso in due parti, una ai de l’Etendart e l’altra ai de la Gonesse. Passò quindi ai Carafa, ai d’Avalos, poi ne venne in possesso il magistrato spagnolo Berardino de Barrionuevo, che fu il primo marchese di Cervinara; infine, dal 1607, fino all’abolizione del feudalesimo, nel 1806, fu nelle mani della lunga dinastia dei Caracciolo, nobile famiglia di Sant’Eramo, con interessi anche nella vicina Rotondi.

Ad essi appartenne il palazzo di Ferrari, che fu poi acquistato dai conti del Balzo, imparentati coi Caracciolo per linea femminile.

Il ritorno dei Borboni provocò i moti del 1820-21 e del ’48, cui presero parte molti cervinaresi. L’unità d’Italia aprì il problema del brigantaggio, che fu una vera piaga per l’intera Valle Caudina. I briganti saccheggiarono e depredarono per anni la Valle, trovando rifugio tra le montagne, considerate come base per scorrerie in tutta l’area circostante. Famose rimasero le gesta di Cipriano la Gala, autentico fuorilegge e criminale, proveniente da Nola, postosi a capo di una numerosa banda di briganti. Ma molti altri briganti rimasero tristemente noti nella zona, assieme alle loro amanti, che li coadiuvavano nelle azioni violente. L’azione delle bande fu stroncata dalla Guardia Nazionale, guidata da generali, come Cialdini, Lamarmora, Franzini ed il colonnello Gaetano Negri.

Durante il periodo giolittiano Cervinara crebbe e si trasformò: fu costruita la ferrovia Benevento-Cancello, un acquedotto locale, una centrale elettrica. Tra le frazioni Salomoni e Trescine sorsero nuove case, una piazza e una scuola.

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Nella prima guerra mondiale caddero cento cervinaresi. Per onorarne la memoria fu eretto il monumento ai caduti che campeggia nella Villa Comunale. Il monumento fu inaugurato dal cav. Gaetano Clemente il 17 agosto 1930. Realizzato dall’artista Onofrio Ruotolo, esso fu fortemente voluto dal cavalier Gaetano Clemente, cervinarese emigrato in America e divenuto magnate del settore edile.

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Il terremoto del 1981 danneggiò il centro storico di Cervinara. Fu abbattuta l’antica chiesa del Carmelo in piazza Trescine. Tale decisione è sempre stata contestata dalla stampa locale e dalla popolazione. Nel ’97, dopo lunghi iter burocratici, si è posto mano alla ricostruzione di questa chiesa, che sorge contigua alla casa comunale. Il 2 ottobre 2001 la Soprintendenza ai Beni Culturali ha ripreso i lavori, e si pensa che la chiesa sarà riaperta al culto entro il prossimo Natale.

Il 16 dicembre 1999 una tremenda alluvione distrugge la frazione Ioffredo-Castello.

L’aspetto di cittadina, le strade larghe e alberate e certi vicoli stretti e suggestivi, conferiscono un fascino particolare e discreto a Cervinara che, per estensione ed importanza, risulta il terzo comune dell’Irpinia, dopo Avellino ed Ariano Irpino. È incluso nella Comunità Montana del Partenio.

Diana Filippi

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