ITALIA MERAVIGLIOSA

“Barivecchia”, lo straordinario borgo antico di Bari

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cms_24610/0.jpgUn dedalo di viuzze bianche a ridosso del mare, fino a non troppo tempo fa difficilmente percorso dai turisti a causa della microcriminalità locale, rappresenta oggi il regno della “movida pugliese” anche grazie al boom di ristoranti e locali aperti proprio in questi suggestivi vicoli.

E’ lo straordinario centro storico di Bari, un tempo chiamato “barivecchia” e oggi denominato “borgo antico”.

Un quartiere con una sua storia antichissima e con una quotidianità attuale.

Un luogo che merita veramente di essere riscoperto e vissuto.

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La città vecchia di Bari o meglio Bari Vecchia, come dicono i baresi, è la parte più antica della città di Bari, all’interno delle antiche mura, così denominata, a partire dal XIX secolo, in contrapposizione alla città nuova (la cui edificazione è iniziata a partire dal 1813 sotto il regno di Gioacchino Murat).

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Bari Vecchia è situata nella penisola racchiusa tra i due porti di Bari (il porto vecchio e il porto nuovo), delimitata a sud da Corso Vittorio Emanuele, mentre la città nuova si estende tra la ferrovia e la costa, con strade a reticolo ortogonale. Insieme formano l’odierno centro urbano della città di Bari e sono riuniti nella IX circoscrizione denominata quartiere Murat, che è il centro pulsante della città capoluogo pugliese.

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La città antica (la così detta “barivecchia”) fra i porti nuovo e vecchio è chiusa a est dalle mura che la separano dal lungomare ed è caratterizzata da un impianto urbanistico tipicamente medievale. Il centro storico, che sorge su di una piccola penisola laddove originariamente si sarebbero sviluppati i primi insediamenti preistorici, rappresenta quella porzione di Bari più folcloristica, ancora legata ad antiche tradizioni: essa appare infatti depositaria di memorie e costumi che nella città moderna sempre più si è propensi ad abbandonare. Si trovano nella Bari antica notevoli monumenti romanici, tra cui la Basilica di San Nicola (XII secolo), capolavoro dell’architettura romanico pugliese.

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La Basilica di San Nicola nel cuore della città vecchia di Bari, è uno dei più fulgidi esempi di architettura del romanico pugliese. In stile romanica fu costruita tra il 1089 e il 1197, durante la dominazione normanna. La tradizione vuole che la Basilica sia stata eretta a seguito dell’arrivo a Bari di un gruppo di marinai baresi (partiti alla volta di Myra in Turchia) in possesso delle spoglie di San Nicola. La realizzazione della Chiesa è legata alla volontà di ospitare e custodire le reliquie del Santo (depositate in una abbazia benedettina il 9 maggio 1087) la cui venerazione riguarda anche la dimensione ortodossa. Leggende narrano che in realtà la basilica fu costruita per celare il Sacro Graal, il calice dal quale Cristo bevve nel giorno dell’Ultima Cena con gli apostoli. A fondamento di questa leggenda Bari era il porto dal quale crociati e gente di ventura partiva per la terra santa, quindi era ritenuta una città ai margini dell’impero, ma nello stesso tempo pregna di sacralità. San Nicola di Myra è uno dei Santi a cui i cristiani ortodossi, in special modo russi, riservano una devozione particolare.

La Basilica ogni giovedì, giorno dedicato al culto del santo, rappresenta uno dei pochi punti frequentati contestualmente da appartenenti dalla Chiesa d’ Occidente e dalla Chiesa d’ Oriente.

Con la caduta del blocco sovietico e la conseguente apertura dei paesi dell’est Europa sul fronte occidentale, la Basilica ha rappresentato e rappresenta tuttora, vivamente, uno dei punti più importanti del turismo legato ai pellegrinaggi religiosi. Il suo essere meta privilegiata delle due Chiese segna l’incontro tra la cultura greco-ortodossa – che ha condizionato fortemente l’intera regione nel corso della sua storia – e quella cattolico-romana.

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A suggello dell’amorevole e fruttuoso scambio ecumenico le celebrazioni in rito ortodosso che ogni giorno dell’anno si tengono nella cripta della Basilica, accanto al simulacro del santo. Il flusso secolare dei pellegrini ha permesso la costituzione di un “tesoro”, composto dai doni (spesso in materiali preziosi) che essi portavano in Basilica come segno di devozione per il santo che vi si venerava.

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Altro edificio da ammirare insieme alla sua bellissima Cripta è la Cattedrale di San Sabino (1170-1178), nei cui archivi è conservato un celebre Exultet (codice miniato) databile attorno al 1025. Sorta tra il XII e il XIII secolo, probabilmente verso l’ultimo trentennio del 1100, su un più antico luogo di culto, ossia sulle rovine del Duomo bizantino distrutto da Gugliemo I detto il Malo (1156); a destra del transetto è possibile osservare tracce del pavimento originario che si estende sotto la navata centrale. La presenza della Diocesi nella Cattedrale di Bari, infatti, risale al Vescovo Concordio, che fu presente al Concilio Romano del 465.

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L’antica chiesa episcopale è databile perlomeno al VI secolo. Sotto la navata centrale si trovano i resti di una antica chiesa, risalente ad un periodo precedente al primo millennio. Questa è strutturata in un ambiente a tre navate, con pilastri quadrati, volte a crociera costruite con blocchi di pietra posti a spina di pesce. Inoltre sono state trovate fondazioni che indicano la presenza di un edificio absidato il cui asse doveva essere dispostato leggermente obliquo rispetto a quello dell’attuale cattedrale. Su uno dei mosaici pavimentali un’iscrizione in cui compare il nome del Vescovo Andrea (758 – 761), fa pensare che si trattasse della prima cattedrale distrutta nell’IX – X secolo. Al posto di questa chiesa sorge la cripta della cattedrale attuale, l’episcopio di Santa Maria, che probabilmente è l’edificio in questione. Nella prima metà dell’XI secolo l’arcivescovo di Bisanzio (1025 – 1035) fece costruire una nuova chiesa terminata poi da Nicola I (1035 – 1061) e Andrea II (1061 – 1068), suoi successori.

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Questa chiesa fu poi distrutta da Guglielmo il Malo, durante la distuzione dell’intera città (fu risparmiata solo la Basilica di San Nicola) che egli compì nel 1156. L’arcivescovo Rainaldo alla fine del XII secolo iniziò la ricostruzione dell’edificio. Nella cripta sono conservate le reliquie di San Sabino, vescovo di Canosa, nell’altare maggiore. Trasportato il busto argenteo di San Sabino nell’archivio capitolare, oggi è venerata l’icona della Madonna Odegitria secondo la tradizione giunta dall’Oriente nel VIII secolo, ma in realtà più tarda e dal culto molto antico. Nelle absidi minori vi sono due sarcofagi: uno contiene le reliquie di Santa Colomba, di recente restaurate, e l’altro reliquiari vari. Nella sagrestia di destra è collocato un altare con un dipinto raffigurante, probabilmente, San Mauro, ritenuto primo vescovo d Bari. L’attuale Cattedrale è quindi il risultato di lavori iniziati subito dopo la distruzione operata da Guglielmo il Malo. Per l’opera furono usati materiali provenienti dalla chiesa precedente e da altri edifici distrutti. Consacrata il 4 ottobre 1292, la chiesa si rifà allo stile della Basilica di San Nicola. L’edificio ha poi subito una serie di rifacimenti, demolizioni ed aggiunte a partire dal XVIII secolo. Durante il XVIII secolo la facciata, l’interno delle navate, l’interno della Trulla (l’antico battistero del XII secolo, oggi sacrestia) e la cripta furono rifatte in forme barocche su progetto di Domenico Antonio Vaccaro. L’arredo interno fu invece riportato alle antiche fattezze romaniche negli anni cinquanta del XX secolo.

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Nel centro storico sono presenti altri monumenti come il celebre Castello Normanno-Svevo fatto edificare, perlomeno nel suo nucleo principale a noi pervenuto, da Federico II di Svevia sul sito di precedenti fortificazioni normanne e bizantine. Particolare nota merita il ritrovamento al suo interno, durante gli scavi condotti all’inizio degli anni ottanta, della pianta completa di una chiesetta protocristiana con l’abside canonicamente orientata ad est, cioè verso il punto in cui sorge il sole, il cui impianto, completo di fonte battesimale e recante nel piano fondale diverse sepolture, è visitabile seguendo il percorso attrezzato in uscita dal fondo della sala che ospita la Gipsoteca. Ampliato nel XVI secolo, quando divenne dimora di Isabella d’Aragona e in seguito dalla di lei figlia Regina Bona Sforza di Polonia, fu poi adibito nel XIX secolo dapprima a prigione e successivamente a caserma. Le principali modifiche riguardarono, in epoche diverse, le torri e successivamente i loro bastioni che si ergono imponenti dal fondo del fossato che circondava l’intero edificio.

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Altro edificio celebre di Bari antica è il Fortino di Sant’Antonio Abate, eretto per scopi difensivi nel XIV secolo dal Principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, demolito dagli stessi baresi nel 1463 ed in seguito ricostruito nel XVI secolo.

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Da non trascurare i percorsi pedonali che da Piazza del Ferrarese portano, attraverso l’antica Piazza Mercantile all’intrigo di vicoli della città vecchia, con i suoi profumi e gli scorci di improvvisa bellezza, ed attraverso la rampa che conduce al Fortino su citato, alla suggestiva passeggiata lungo la Muraglia che termina in prossimità del complesso di Santa Scolastica, nei pressi dell’accesso principale all’area portuale.

Diana Filippi

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