IRAN, MINACCE DAL GOVERNO ALLA NAZIONALE DI CALCIO

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cms_28479/0.jpgIl Mondiale in Qatar continua ad essere strumento e vettore politico, oltre che oggetto di aspre critiche e dibattito. Dopo poco più di una settimana dall’inizio della manifestazione, sono state molteplici le forme di protesta a sfondo sociale e politico viste in campo e sugli spalti. A partire dai gesti plateali dei calciatori, la formazione tedesca con la mano sulla bocca durante la foto pre-partita o all’undici iraniano che non ha cantato l’inno nella partita inaugurale, passando ai tifosi come la ragazza dell’Iran con la maglia in ricordo di Mahsa Amini. In questo contesto è stato proprio l’Iran uno dei principali temi dei tanti gesti di protesta visti in questi giorni. È nota a tutti ormai la situazione sociale difficilissima in Iran degli ultimi mesi, a partire proprio dalla morte di Mahsa Amini dello scorso settembre. Il grande bacino mediatico e platea del Mondiale in Qatar è divenuto quindi un palcoscenico ampissimo per protestare contro il governo iraniano. In prima fila in questi gesti di protesta si sono messi i giocatori della nazionale dell’Iran, che in occasione della loro partita inaugurale contro l’Inghilterra il 21 novembre scorso, non hanno cantato il proprio inno nazionale, mandando un chiaro segnale al mondo intero.

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Secondo una fonte della CNN, dopo quel gesto, i giocatori dell’Iran sono stati convocati per un incontro con i membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane (IRGC). La fonte avrebbe riferito che è stato detto ai calciatori che le rispettive famiglie sarebbero state violentate e torturate se non avessero cantato l’inno nazionale o se avessero aderito a qualsiasi protesta politica contro il regime di Teheran. L’undici iraniano nella loro seconda partita al mondiale, venerdì scorso vinta contro il Galles per 2 a 0, hanno cantato l’inno con alcuni calciatori visibilmente contrariati e qualcuno con le lacrime agli occhi. In separata sede anche il C.T portoghese dell’Iran, Carlos Queiroz, ha incontrato gli ufficiali dell’IRGC in seguito alle loro minacce ai giocatori iraniani e alle loro famiglie.

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Sempre secondo la fonte della CNN, che nel corso di questi giorni ha monitorato da vicino le agenzie di sicurezza iraniane che operano in Qatar, ha affermato inoltre che gli ufficiali dell’IRGC presenti alla Coppa del Mondo hanno monitorato i calciatori costantemente per verificare che essi non socializzassero al di fuori della squadra o incontrassero stranieri. Altra indiscrezione rivelata dalla fonte è che il regime iraniano avrebbe inviato moltissimi tifosi finti per creare un falso sostegno durante la partita con il Galles. Queste notizie, se effettivamente reali, gettano ancor più ombra sul regime iraniano. Il braccio di ferro tra la popolazione dell’Iran ed il regime di Raisi ormai ha scavalcato i confini nazionali, arrivando ad essere visibile al mondo intero grazie al Mondiale qatariota. Non è una novità che il potere iraniano utilizzi metodi repressivi, ma fa molto scalpore pensare che anche la Nazionale impegnata in una manifestazione internazionale, con un pubblico vastissimo ed impatto mediatico enorme, venga addirittura ricattata e minacciata.

Riccardo Seghizzi

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